Cronaca

“Vai biker, ora
corri con Pantani”,
l’ultimo ciao a Gabbi

“E adesso vai, biker, fatti un giro lassù con il tuo amico Marco (Pantani, ndr)”. L’ultimo saluto a Paolo Gabbi è arrivato dalla moglie Romina, fortissima nel prendere la parola dall’altare di un Duomo di Casalmaggiore gremito, augurando al marito, scomparso per un malore improvviso all’età di 48 anni, di poter proseguire la sua passione sfrenata per il ciclismo, anche tra le vie celesti del Signore.

Un saluto che ha portato la folla ad applaudire con trasporto, in mezzo a lacrime di commozione e tristezza. L’ultimo saluto a Paolo Gabbi, scomparso a Reggio Emilia martedì scorso, è arrivato da tanti casalesi che lo avevano apprezzato come presidente degli Amici del Po e come sportivo, dall’Avis Pedale Casalasco, società con la quale Paolo condivideva passeggiate e gare ciclistiche, dai colleghi della Farmaceutica Chiesi di Parma e anche da tutti quelli che gli hanno voluto bene. Una cerimonia iniziata con le note degli U2 della canzone “With or without”, mentre uno degli impiegati delle pompe funebri portava nella zona della bara la bicicletta di Paolo, assieme al suo caschetto da gara e ad alcune maglie da lui indossate.

Piazza Marini, gremita, si è poi spostata al rintocco delle campane dentro le tre grandi navate di Santo Stefano, con una presenza speciale, quella di Andrea Devicenzi, amico di Paolo e socio degli Amici del Po. “State pronti” ha detto don Alberto Franzini, parroco di Casalmaggiore, leggendo il Vangelo di Luca “perché nell’ora che non immaginate viene il Figlio dell’uomo. Celebriamo il saluto umano, molto doloroso, ma anche quello cristiano, pieno di fede. Che cosa è mai la nostra vita se ci viene strappata, anche, come nel caso di Paolo, in modo così violento? Le risposte non sono tante, solo due: o è tutto legato al caso, la vita come la morte, la gioia come il dolore, e in questo caso non esiste libertà. Siamo schiavi del caso, costretti a subire il volere di questa forza cieca. Oppure la vita è un dono e come tale sono doni la morte, la sofferenza, la gioia, il lavoro, tutto quello che viviamo, appunto. Allora dobbiamo avere la forza di conoscere il nostro Donatore, di riconoscere un seme destinato a germogliare e dare frutto. Così recuperiamo responsabilità, dignità e libertà”.

Don Alberto, che ha celebrato assieme a don Bruno Grassi, parroco di Tornata e primo cugino di Gabbi, e a don Angelo Bravi, collaboratore per la parrocchia di Casalmaggiore, ha poi parlato della giovane età dell’uomo. “Ci sembra tutto così crudele, ma anche Gesù Cristo è morto giovane. L’insegnamento di Cristo è che si può vivere meno, ma con intensità, perché è la qualità, non la quantità, della vita a contare e fare la differenza. Vedo questa bicicletta, vedo le sue divise da sportivo e penso che lo sport è il segno di una vitalità non soltanto fisica, ma anche di un cuore puro, che cercava i rapporti nel Signore. Paolo ha compiuto il suo ciclo ed ha riconsegnato la vita nelle mani di Chi gliel’aveva donata. L’ha fatto portando opere buone: la morte mette sempre in causa la nostra vita, ma Paolo ha risposto positivamente alla prova”.

Il finale della cerimonia, dopo la comunione, è stato particolarmente toccante. La moglie Romina, accompagnata in chiesa dalla figlia di 8 anni Irene e dai parenti, ha letto un messaggio senza mai tremare, ricordando tra le righe la passione di Paolo per il compianto ciclista Marco Pantani: “Siamo rimasti insieme troppo poco tempo, ma andremo avanti a testa alta come hai sempre fatto tu. Ti ho conosciuto forte, onesto, coraggioso, fiero e pronto ad aiutare gli altri e così ti porterò nel cuore. Eri un papà meraviglioso per Irene, la nostra ninja, e sarai luce anche per Emma, la nostra piccola Ercolina (di appena 2 anni, ndr), che di te forse ricorderà solo una fotografia. Ma ti prometto che sarà mia premura ricordarle sempre quanto l’hai amata. Ora vai, biker, fatti un giro con il tuo amico Marco. Divertiti e sentiti libero”.

Chiusura con l’applauso, sentito e commosso, prima che don Alberto impartisse la benedizione alla salma e che la stessa venisse poi tumulata al cimitero di Casalmaggiore.

Giovanni Gardani

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