Politica

L’OPINIONE – Siete
favorevoli o contrari
allo ius soli?

Finisce l’estate, non gli sbarchi dei clandestini. E resta in piedi il tormentone: chi nasce qui, ha diritto alla cittadinanza italiana? L’Italia è divisa. Metà sono favorevoli, gli altri contrari. E voi?

L’Osservatorio di Renato Mannheiner ha collocato il tema nella top ten dei “provvedimenti più urgenti che il governo dovrebbe affrontare in questo momento”. Certo, in testa alle urgenze restano gli stipendi dei politici e la riforma della legge elettorale. Due punti caldi continuamente rinviati, anche se a parole – “per il bene del Paese” – sembrerebbero tutti d’accordo. Non è così. I costi della Politica restano pazzeschi, le spese continuano ad essere allegre, i rimborsi d’oro (quasi 3 miliardi in 19 anni). Noi tiriamo la cinghia, i partiti sguazzano nel denaro. Alla faccia del referendum (aprile 1993). Sveltamente “rimodulato” l’anno dopo per salvare il tesoretto.

E lo ius soli (in latino “diritto del suolo”)? L’espressione giuridica è chiara: indica l’acquisizione della cittadinanza italiana come conseguenza del fatto giuridico di essere nati nel territorio dello Stato, qualunque sia la cittadinanza posseduta dai genitori. Si contrappone allo “ius sanguinis” (diritto del sangue) che indica invece l’acquisizione di una cittadinanza per il fatto della nascita da un genitore in possesso di quella cittadinanza.

Nel mondo circa 30 stati su 194 applicano lo ius soli in modo automatico. Tra questi gli Stati Uniti, il Canada, quasi tutti gli stati sudamericani. In Europa solo 6 sono su questa linea (Grecia, Francia, Portogallo, Irlanda, Regno Unito, Finlandia), gli altri galleggiano nell’incertezza. Fino a quando?

Anche ieri i tiggì ci hanno mostrato l’arrivo di barconi dall’Africa. Scene dure, mare grosso, masse umane che hanno vomitato anche l’anima per affrontare il viaggio, sdraiati l’uno sull’altro. Hanno pagato cifre iperboliche per il passaggio, dall’esito non sempre garantito. Tra il 1998 ed il 2008 – secondo le stime di Fortress Europe – nel viaggio disperato sono morti 12.012 tra uomini, donne, bambini; solo metà delle salme sono state recuperate.

Ogni mattina, all’alba, le nostre vedette vanno a trovarli in mare a colpo sicuro. Mica siamo Malta che non si piega a Bruxelles. Da noi, un mese fa, Lettanipote è stato chiaro: “La Valletta li respinge? Vengano da noi”. L’isola dei cavalieri, benché faccia parte della Ue dal 2004, se ne infischia dei trattati e della solidarietà umana. Tanto 80 chilometri più a nord c’è l’Italia. E l’Europa? Fa orecchie da mercante, alla faccia dell’unione. Lettanipote, almeno in questo, ci fa onore.

I migranti arrivano, vengano ammassati nei centri di accoglienza, molti scappano per il Nord Europa. Hanno capito che qui l’aria è cambiata,non c’è lavoro. Epperò le donne partoriscono volentieri nel Belpaese. Sperano che i loro figli diventino italiani. L’America fa così.

Ma l’America- come ha scritto il cattolico Ferdinando Camon – “è uno Stato occupato e conquistato dagli immigranti, sulla distruzione e l’annientamento dei nativi locali. I colonizzatori si sono eretti a cittadini aventi ogni diritto, compreso quello di stabilire chi è, e chi non è, americano”. Noi non siamo in questa situazione. Non ancora. Anche se è stato nominato ministro la congolese Kyenge – per carità, ottima persona – ma che “ragiona da extra-italiano”. Scrive Magdi Allam:”Averla fatto ministro è un atto di razzismo verso gli italiani”. Parole dure. Il dibattito è aperto.

Enrico Pirondini

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