Cronaca

Gussola, degrado
in via Fiume: minori
in una casa inagibile

Una brutta storia, che giunge dalla famiglia della porta accanto e proprio per questo colpisce per il suo prolungarsi e per il fatto che, da ormai tre anni, nessuno fa nulla per risolvere la situazione.

Accade a Gussola, in via Fiume: in un’abitazione vivono una madre, che ha divorziato dal marito, e i suoi due figli, entrambi minorenni. Sin qui tutto normale, se non fosse per il degrado in cui vive quella famiglia. E in cui versa quella casa.

A denunciare la situazione sono stati alcuni abitanti della zona, allarmati soprattutto per la sorte dei due minori e, nel dettaglio, anche per i danni provocati agli appartamenti confinanti. Una volta è stata intasata la fossa biologica, per esempio, creando problemi a tutto il vicinato. Un’altra volta si è rischiato un incendio per la leggerezza di chi in quel momento lavorava ai fornelli.

C’è di più, purtroppo: come ha accertato un verbale dei vigili del fuoco, chiamati per un sopralluogo dopo l’allarme incendio il 13 luglio scorso, la casa non è soltanto in condizioni igieniche pessime ma, quel che più conta, è inagibile. Tradotto: ha crepe ben visibili, umidità su tutti i muri e situazioni strutturali che potrebbero portare a cedimenti.

La madre, dichiarata dal Tribunale in primo grado incapace di gestire i figli, non avrebbe perso la possibilità di accudirli anche grazie a un intervento di ambasciatori stranieri (la donna non è italiana, ma non riveleremo la sua nazionalità per rispetto della privacy). L’inagibilità della struttura, del resto, era già stata dichiarata da un intervento dell’Asl e di un tecnico comunale, mandato dai carabinieri dopo l’ennesima segnalazione. Anche un tecnico del Tribunale di Cremona, in passato, fu dello stesso avviso. Sono già quattro pareri, molto pesanti.

Il sindaco Marino Chiesa, chiamato in causa per la questione, al momento non è intervenuto, sostenendo, secondo i vicini di casa, che si tratta di un problema privato e di una bega giudiziaria legata ai litigi e al divorzio della donna dall’ex marito. In realtà, sostengono alcuni residenti in via Fiume, se ad andarci di mezzo sono le altre famiglie, con rischi per l’incolumità di chi vive negli appartamenti confinanti, allora il problema è di tutti, anche del comune.

Alla donna sarebbero state offerte due abitazioni alternative: niente da fare. Solo una volta, per tre mesi, la famiglia è stata ospitata dalla Caritas, prima di rientrare in via Fiume. Il verbale dei vigili del fuoco è solo l’ultimo di una serie di incartamenti che parlano chiaro: in quella casa non si può vivere. E invece due minori sono ancora al suo interno (spesso lasciati soli per 8-9 ore, dicono i testimoni), ormai da tre anni.

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