Cultura

Il giorno del Bijou,
tra il ‘fabbricone’
e la spilla-monumento

Nella fotogallery alcuni momenti della giornata

CASALMAGGIORE – Donne e Bijou, come era nelle previsioni: la data dell’8 marzo 2014 per Casalmaggiore non potrà essere dimenticata. E’ stata una grande celebrazione colletiva, infatti, quella che, a partire dalle 9.30 di sabato mattina, ha portato all’inaugurazione ufficiale del monumento di Brunivo Buttarelli, posto vicino alla rotonda Diotti e che ricorderà a chiunque entri a Casalmaggiore, d’ora in avanti, che il comune casalese è la sede dell’unico Museo del Bijou italiano.

Una celebrazione di popolo, perché il Fabbricone è stato la principale fonte di reddito, fino a metà Novecento per molte famiglie casalesi. E per molte donne, come è stato precisato, che nello stabilimento hanno lavorato, sofferto e dato da mangiare a figli e generazioni di casalaschi. Per questo il documentario mandato in onda presso la sede della Nidek Fir, nei luoghi che un tempo furono le fucine della creazione dell’oro matto, ha riportato interviste alle maestranze esclusivamente femminile, che in stretto dialetto casalasco hanno spiegato cosa significasse lavorare all’interno del fabbricone. Un lavoro duro, ma stimato, perché consentiva di portare a casa la pagnotta: una bella lezione di vita, anche per il giorno d’oggi, con il mondo occupazionale inficiato da una profonda crisi. Il documentario, con immagini girate da Miro Lanzoni e selezionate da Annamaria Piccinelli e Paolo Zani, ha aperto la mattinata con racconti di vita legati al ruolo della donna nel mondo del lavoro. Un ruolo importante, di sacrificio e rivendicazione sociale, come ribadito dal sindacalista Mario Daina in un profondo ed apprezzato intervento. Davanti al palchetto allestito per l’occasione, un mazzo di tulipani misto a mimose. Nelle prime file, tutte le autorità di Casalmaggiore (e non solo), sia a livello culturale che politico. Ma anche esponenti del mondo del lavoro e gente comune, senza scordare i rappresentanti delle forze dell’ordine.

In ordine di banco (non d’importanza) abbiamo scorto il comandante della polizia locale Silvio Biffi, il maresciallo dei carabinieri Giuliano Bettinelli, il comandanto della Polizia Stradale Gaspare Liuzza, il presidente dei Lions Roberto Asinari, il vicepresidente della Provincia Filippo Bongiovanni, l’assessore alla Cultura di Regione Lombardia Cristina Cappellini (che ha visitato la mostra in anteprima, in attesa dell’inaugurazione delle 17.30), il sindaco Claudio Silla, il vicesindaco Luigi Borghesi, il presidente del consiglio comunale Calogero Tascarella, gli assessori Ettore Gialdi, Tiziano RondaCarla Visioli (iscritta al Lions), Pierluigi Pasotto, Paola Daina, i consiglieri Orlando Ferroni, Carlo Gardani (in veste di Gev, assieme ad alcuni collaboratori) ed Enrico Valenti, il presidente della Pro Loco Marco Vallari, Miro Lanzoni, autore del documentario, il presidente dell’associazione Amici del Museo del Bijou Paolo Zani e la conservatrice del museo Letizia Frigerio, il presidente del cda di Santa Chiara Paolo Vezzoni, l’amministratore delegato di Nidek Fir Paolo Delpogetto, il curatore del Museo Diotti Walter Rosa e il presidente del Gal Oglio Po Giuseppe Torchio, arrivato peraltro assieme ad un operatore Rai, quasi a sottolineare l’importanza e il risalto mediatico dell’evento. Presenti anche i rappresentanti del mondo della scuola e parecchi lavoratori che attualmente prestano il loro servizio alla Nidek Fir.

Al termine della proiezione del documentario hanno preso la parola il sindaco Claudio Silla che ha ripercorso la storia del bijou a Casalmaggiore sottolineando come lo sviluppo industriale, anche nel comune maggiorino, abbia sovvertito il mondo del lavoro, portando manodopera in particolare femminile dalle campagne agli opifici. Annamaria Piccinelli ha quindi commentato il documentario: “E’ come se avessimo spiato un grande filosso”, ha detto rifacendosi allo spazio lasciato ai racconti delle maestranze femminili registrato ben 20 anni fa e riproposto oggi, con un carico di valori storici ed emozionali che hanno colpito i tanti presenti: per chi lo vorrà, è a disposizione il dvd del filmato. Letizia Frigerio ha quindi colto l’occasione per dedicare la giornata a Carla Beduschi, ex dipendente del ‘fabbricone’ scomparsa venerdì. E’ intervenuto poi Mario Daina, che ha riproposto le tappe fondamentali di “un’avventura”, di una “storia incredibile” come quella del bijou a Casalmaggiore, in chiave lavorativa e socio-economica, guardando alle condizioni delle lavoratrici definite “lo zoccolo duro nei momenti di difficoltà”. Sì perché non sono mancati i passaggi complicati, in una storia secolare: non sono mancate “le sottomissioni e le umiliazioni”, senza che venisse meno “la volontà di liberarsi dal ricatto economico” imposto da industriali e fascisti. “Sacrifici fatti dalle nostre donne per far stare meglio i figli”, nonostante al ‘fabbricone’ si respirasse inquinamento, gas, polveri sottili.

E’ stato quindi il momento di Filippo Bongiovanni, che ha plaudito alla capacità di conservatrice e Amici del Museo del Bijou di tenere vivo lo spazio museale di via Porzio. Paolo Delpogetto, padrone di casa, ha spiegato come sviluppo tecnologico e qualità costituiscano il valore della produzione attuale del ‘fabbricone’, ovvero motori elettrici da poco passati sotto il marchio del leader mondiale Nidek. L’assessore regionale Cristina Cappellini, cremonese, ha sottolineato l’importanza di non lasciar scadere la cultura legata al territorio. A chiudere gli interventi presso il ‘fabbricone’, Paolo Zani: “Trovarsi qui, all’interno dello stabilimento dei ricordi edulcorati delle donne che abbiamo ascoltato nel documentario, fa venire la pelle d’oca”.

All’uscita dalla Nidek Fir, i presenti si sono diretti alla rotatoria Diotti, per l’inaugurazione dell’opera di Brunivo Buttarelli installata “alla porta della città” (Silla dixit). Resa possibile da due mesi e mezzo di manodopera offerti dall’artista alla comunità di Casalmaggiore, la spilla-monumento è un dono che il Lions Club ha fatto alla cittadinanza. “Una comunità non ha identità se non ha coscienza delle proprie radici”: così il presidente della sezione casalese del Lions, Roberto Asinari. “C’era una storia da raccontare”, ha detto poi l’artista casalese Buttarelli, che ha reso una spilla di 5 centimetri un monumento di cinque metri ora simbolo di Casalmaggiore città del Bijou. Il momento, senza dubbio, più atteso della giornata, con la benedizione di don Alberto Franzini, parroco di Casalmaggiore, è arrivato poco dopo mezzogiorno: a quattro giovani mani di due bambine l’onore del taglio del nastro. Perché il Bijou, a Casalmaggiore, ha oltre un secolo di vita ma intende mantenersi giovane.

Nel pomeriggio, intorno alle 17,45, Annamaria Piccinelli ha fatto da guida ad un numeroso gruppo di presenti in occasione dell’inaugurazione della mostra “Noi, donne del bijou”, allestita in sala Zaffanella, presso i locali del Museo del Bijou. Ad introdurre il tour tra fotografie e strumenti del fu ‘fabbricone’, l’assessore alla Cultura del comune di Casalmaggiore, Ettore Gialdi: “Questa esposizione rappresenta la prospettiva del museo, che deve diventare sempre di più un punto di riferimento per la memoria storica di Casalmaggiore”.

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