Cronaca

“La folla in fuga
ed eravamo tutti in strada”
Viadanese nell’inferno di Parigi

Nella foto i soccorsi sul luogo della strage

PARIGI – Boulevard Richard Lenoir è un lungo viale parigino ricco soprattutto di uffici, nel quale George Simenon ambientò qualche romanzo del commissario Maigret. Nella giornata di mercoledì però Boulevard Richard Lenoir era soprattutto il viale lungo il quale si affacciava, come traversa, rue Nicolas-Appert, la sede del settimanale satirico francese Charlie Hebdo, il teatro di una strage.

Sorina Vera Grigorie da luglio 2014 vive a Parigi in pianta stabile: da quando cioè, dopo parecchi tentativi e molti viaggi, ha scelto di lasciare l’Italia per una scelta di vita e di lavoro differente e di divenire assistant manager per una multinazionale, peraltro americana. Già da quattro anni, però, Sorina ha fatto la spola con la capitale francese prima del trasferimento definitivo. Il punto è che Sorina, classe 1983 rumena di origine, è partita dal nostro territorio, da Viadana, anzi da Cicognara, dove ha lasciato parenti e amici. Per qualche anno ha gestito anche il Bar Kim, proprio nella frazione viadanese, prima che di perfezionarsi su un’altra strada, con coraggio e caparbietà. Mercoledì mattina Sorina osserva dalla finestra, sente rumori, ma non capisce. Non può farlo, nel tumulto di un giorno che segnerà il mondo quasi come l’11 settembre 2001.

“Ho sentito il rumore della gente, della folla” spiega Sorina “non quello degli spari. L’attentato è stato nel palazzo vicino al mio, a 200 metri circa, ma non ho visto molto. La Gendarmerie mi ha anche chiesto se avessi afferrato qualche particolare, ma ricordo solo il tumulto della folla in corsa. Ero in ufficio, siamo corsi in strada e ci siamo allontanati. Ma per un’ora non abbiamo saputo perché lo stavamo facendo e da cosa stavamo scappando. Soltanto un’ora dopo, verso mezzogiorno, abbiamo appreso dalla tv francese che si trattava di un attentato”.

Gli attimi successivi sembrano presi da un film, anche se la storia narra solo tragica realtà. “Hanno transennato tutta la zona, hanno interrogato chi lavora nel palazzo del giornale dove è avvenuta la strage, poi hanno chiesto anche a noi, che di fatto siamo vicini, se avessimo bisogno di assistenza e se avessimo visto qualcosa. Hanno raccomandato a tutti di non usare la Metro o i mezzi pubblici, onde evitare complicazioni. L’11esimo arrondissement (distretto) era praticamente paralizzato. Io sono arrivata a luglio qui a Parigi e proprio in quel mesi vi fu un altro attentato, per fortuna sventato: ma accadde tutto nel distretto numero 8, a 5 chilometri da qui. Stavolta in vece è accaduto tutto sotto il mio naso, il che fa una certa impressione, anche se forse realizzi solo successivamente”.

Sorina in serata è stata anche intervistata dal Tg2, rivelando la propria preoccupazione crescente per una situazione che “non consente nemmeno quasi di uscire di casa”. “Non crediamo alle balle che ci raccontano, sul fatto che sia una religione a ordinare questo” spiega Sorina “. Io sono buddista, personalmente, ma ho un grande rispetto per tutti i culti. E nessuna religione, nessun Dio ordina di uccidere: non possiamo credere a questo e giustificare così una tale violenza. Tuttavia, posso dire che questo attentato a molti sembrava nell’aria: l’episodio di luglio è stata un’avvisaglia e purtroppo le previsioni dello stesso giornale si sono rivelate vere”.

Sorina attende l’ok della polizia francese per poter tornare al lavoro in quello che da questa estate è il suo nuovo ufficio. Ringrazia gli amici e i parenti che si sono stretti a lei da casa, da Cicognara, Viadana e non solo, per aiutarla a superare lo stress. E guarda ancora fuori dalla finestra: gli occhi su Boulevard Richard Lenoir, e ovviamente rue Nicolas-Appert, come quelli di tutto il mondo. Solo, dentro alla notizia, alla strage e con lo choc che, per tutta Parigi, sarà durissima esorcizzare. La Ville Lumière è ancora troppo stordita per provare a odiare o al contrario capire.

Giovanni Gardani

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