Cronaca

Profughi, il Casalasco
detta le condizioni
In due non firmano

SCANDOLARA RAVARA – La gestione dell’emergenza profughi, tema discusso nell’ultima riunione della Consulta Territoriale Casalasca, torna d’attualità dopo gli ultimi sviluppi di una situazione che continua ad occupare le prime pagine della cronaca locale e nazionale. L’accoglienza degli immigrati, dibattuta dai sindaci casalaschi, è divenuta oggetto di un documento ufficiale spedito martedì mattina dal municipio di Scandolara Ravara al Prefetto di Cremona Paola Picciafuochi. Un testo condiviso dalla maggior parte delle amministrazioni comunali casalasche: non compaiono le firme di Filippo Bongiovanni, sindaco di Casalmaggiore, e Fabio Valenti, primo cittadino di Voltido. Il documento elaborato parte dalla “necessaria adozione di una linea operativa condivisa che sappia garantire modalità adeguate di accoglienza ma anche opportune tutele rispetto all’impatto sociale che si riversa sulle comunità locali”, anche per far fronte alla “improvvisazione generale” e alla “assenza di pianificazione” nella gestione dell’emergenza da parte dello Stato, “che inevitabilmente si riversa sulle Prefetture”. Su queste fondamenta viene edificato l’accordo tra i sindaci casalaschi sottoscriventi.

“Non si approva la prassi tale per cui la Prefettura prende accordi direttamente con il privato senza interpellare il Comune – recita il documento -. I sindaci non possono solo prendere atto dell’arrivo, ma vanno concordate preventivamente le tempistiche e le modalità di gestione”. “In linea con l’accoglienza diffusa, evidenziata anche dal Prefetto, i Comuni sono disponibili ad applicare tale modalità secondo criteri numerici proporzionali al numero di abitanti nella misura del 2 per mille per ogni realtà territoriale, distribuendo equamente il fenomeno sui comuni del territorio”. “Attualmente – precisano i sindaci firmatari del documento – nessun Comune ha strutture pubbliche che possano essere idonee all’accoglienza”. “L’individuazione delle strutture deve tener conto anche delle sostenibilità dei servizi connessi all’accoglienza. Tra gli indici da considerare a tal fine assumono particolare rilevanza la densità abitativa e la percentuale di popolazione straniera già presente ovvero dei migranti già accolti in tali aree territoriali”.

I soggetti individuati come coordinatori tra la Prefettura ed i Comuni sono: “il Consorzio Casalasco dei Servizi Sociali e i tre maggiori enti che operano ora sulla gestione dell’emergenza in area cremonese: Caritas Coop Nazareth, Coop Il Sentiero”.  Sarà anche proposta “la costituzione da subito di un tavolo di coordinamento per reperire spazi e per gestire la permanenza dei migranti sul territorio”. “Il tavolo di coordinamento, tramite gli enti gestori dell’accoglienza sopra citati, deve individuare le strutture pubbliche o private idonee ad assicurare l’accoglienza nei Comuni del proprio territorio e pianificare gli interventi necessari per l’accompagnamento e i successivi percorsi di integrazione. In particolare le strutture di accoglienza che saranno individuate dovranno formare oggetto di una mappatura di cui gli stessi Comuni dovranno essere messi a conoscenza”.

La gestione dell’accoglienza dei profughi “non deve avere fine di lucro”, specifica il documento, “e non devono essere effettuati accordi diretti tra la Prefettura ed i privati: la gestione dovrà avvenire tramite le cooperative specificate”. “Nell’attivazione di progetti di lavori socialmente utili – sottolineano i sindaci -, condivisi tra l’ente gestore, il Concass e l’amministrazione comunale, che sono intesi come una sorta di restituzione alla comunità dell’accoglienza ricevuta. Tali attività dovranno sempre essere effettuate con la supervisione di un referente dell’ente gestore o di una organizzazione di volontariato. A tal fine si concorda nell’importanza dell’attivazione, tramite il Consorzio, anche della rete del terzo settore”. “Per i Comuni – chiosa il documento – la gestione dell’accoglienza non dovrà comportare esborso di risorse pubbliche, né l’impiego di risorse umane comunali”.

Simone Arrighi

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