Politica

Gianni Fava: "Bene etichettatura made in Italy, ma da sola non basta"

"Invito i cittadini e non solo il mondo agricolo a votare NO, per evitare che venga applicata la clausola di supremazia, prevista dalla riforma Boschi, in base alla quale la competenza sull’agricoltura delle Regioni verrebbe applicata a intermittenza"

MANTOVA – “Per la tutela del Made in Italy non esiste una legislazione altrettanto forte, imponente e strutturata come la nostra. Non servono quindi leggi in più, bisognerebbe che diventassero un patrimonio diffuso. Accanto a questo ritengo positive le norme sull’etichettatura, che contribuiscono alla trasparenza, ma che da sole non bastano, perché serve un progetto serio legato alla promozione dei prodotti tipici”.

Lo ha detto l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, intervistato dal prof. Corrado Giacomini, economista agrario dell’Università di Parma, nel corso del convegno “il sistema agroalimentare: tutele di sicurezza e repressione delle frodi nel mito del Made in Italy”, organizzato dall’Accademia Nazionale Virgiliana.

Già presidente della prima commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della contraffazione e l’agropirateria del Made in Italy, istituita nel 2010 quando era deputato alla Camera, l’assessore lombardo Fava ha lanciato l’allarme sul futuro dell’agricoltura in caso di modifica della Costituzione.

“Sull’agricoltura abbiamo in teoria una competenza esclusiva – ha specificato Fava ai numerosi avvocati presenti all’incontro -. Eppure tale prerogativa è messa alla prova e corre gravi rischi, visto che il 4 dicembre si deciderà del futuro della Costituzione. Invito i cittadini e non solo il mondo agricolo a votare NO, per evitare che venga applicata la clausola di supremazia, prevista dalla riforma Boschi, in base alla quale la competenza sull’agricoltura delle Regioni verrebbe applicata a intermittenza e discrezionalmente, in virtù di un non meglio precisato interesse superiore nazionale”.

Fava ha anche auspicato un ruolo più ampio delle Regioni in rapporto con l’Unione europea. “È ora che vi sia un dialogo diretto e costruttivo, senza intermediazioni ad opera di un ministero che 20 anni fa è stato abolito”, ha detto l’assessore lombardo.

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