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Finale Mondiale Pomì al Consorzio, vince il popolo rosa

Gli uomini del Consorzio scherzano tra loro. La tensione - se c'é - è ben celata dietro alle battute. Costantino Vaia è uno degli ultimi ad arrivare. Sorride a tutti, saluta tutti. Il clima è quello di festa.

RIVAROLO DEL RE – La gente arriva. A gruppi. E son famiglie, operai del Consorzio, appassionati, tifosi. Sono il popolo Pomì, di rosa vestito, sciarpe e bandiere appresso. Ci sono ragazzine, uno sguardo allo schermo e una mano al cellulare ad immortalare il momento. La finale mondiale è storia, a prescindere dal risultato. Non succede… ma se succede. Non succederà, e non scriveremo che poco importa perché vincere, nello sport è sempre comunque importante. La partita deve ancora iniziare.

cUna festa composta, senza esagerazioni. Il dottor Angiolini arriva nel salone in cui viene trasmessa la partita con la tromba, c’é pure splash che compie i suoi riti propiziatori.

Due le sale allestite per la proiezione. A pochi minuti dall’inizio la sala al primo piano è piena. “Possiamo dire la nostra – spiega un tifoso – loro sono forti ma noi non molliamo mai”. Il primo set sembra tradire questa attesa. Ma è solo una parentesi. Ogni punto della Pomì è un tripudio, ogni vittoria di set un’esplosione di gioia. E’ questo il popolo della Pomì. Un popolo fiero che non perde mai né la speranza né la consapevolezza. Nel quinto set, dopo un quarto vinto, la tensione è alta. Al quindicesimo punto turco cala il silenzio, ma è solo un paio di secondi. La sala scoppia in un applauso, e in un coro per le ragazze. “Grazie lo stesso” è l’urlo.

Nei volti che scendono le scale un po’ di delusione c’é. Bosetti, Guerra, Tirozzi: il popolo rosa come tutti i popoli di sport ha un proprio parere tecnico in merito alla partita e il proprio cambio tattico risolutivo in testa. Ma al termine, colpe o meriti sono solo considerazioni. “Abbiamo fatto tremare una squadra che costa oltre il triplo della nostra – commenta un operaio del Consorzio – e che non avrebbe dovuto esserci. Noi eravamo lì con merito e abbiamo giocato sino in fondo. Potevamo vincere, hanno vinto loro, va bene così”. Proprio benissimo no. Nello sport mente chi spiega che l’importante è partecipare. L’importante è vincere.

Pian piano la gente se ne va. Costantino Vaia saluta tutti, con un sorriso. Arriva anche il presidente Massimo Boselli. Due battute, qualche considerazione, qualche saluto. E la consapevolezza che sarà pure importante, anzi fondamentale, vincere ma che per poter ambire a vincere bisogna prima volare alto. E questa Pomì ha saputo farlo sino all’ultimo. Peccato per quegli ultimi punti. La sorte avrebbe potuto essere meno ostile. Lo spiega anche Vaia a qualche tifoso che la partita avrebbe potuto prendere al termine una piega diversa. Non va bene così, ma va bene così. Ogni team ha quel che merita e questa Pomì ha davvero un popolo colorato, allegro e meraviglioso. Un popolo degno d’una finale mondiale.

Loro hanno vinto, tifando, e sostenendo sino all’ultimo la squadra. Ed hanno vinto nell’applauso finale. “Grazie ragazze” e grazie tifosi. Soprattutto tifosi: maglia e cuore rosa pronto a battere ancora per le prossime sfide.

Nazzareno Condina

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