Politica

Politica casalese:
Pd con due anime
centro-destra spaccato

Tra fratture storiche, insanabili e ricomponibili, la situazione politica di Casalmaggiore sembra sempre più simile ad un ginepraio. Tanto che, se nel 2009 a correre furono cinque candidati sindaco, stavolta potrebbero essere addirittura di più.

Presto per parlarne? Non troppo, perché è vero che le amministrative sono fissate per giugno 2014, ma nella politica un anno e tre mesi passano in fretta e, soprattutto, la rete di alleanze, che solitamente si stabilisce in anticipo per non arrivare “scoperti” al momento clou, quest’anno appare più che mai importante. Il perché è semplice da individuare: per la prima volta nella sua storia, Casalmaggiore nel 2014 avrà elezioni a doppio turno, dunque con eventuale ballottaggio, qualora nessuno dei candidati al primo turno abbia superato il 50% dei consensi. Questo perché il comune ha superato, da ormai un paio d’anni, i 15mila abitanti.

E allora vediamole, le forze in campo. La querelle BersaniRenzi, acuita dalla vittoria di misura (di fatto una sconfitta) del Pd a livello nazionale, ha alimentato lo scontro a Casalmaggiore tra chi, come il sindaco Claudio Silla, ha appoggiato il segretario del Partito Democratico, rivedendo poi la sua posizione e chi, come l’ex sindaco Luciano Toscani, ha sostenuto Renzi alle primarie, dando credito all’anima centrista casalese degli ex Margherita. La riunione di lunedì scorso del Pd locale, di fatto, ha confermato la frattura, comunque evidente anche nel 2009, quando Silla corse con la lista civica appoggiata dal Pd e da Rifondazione Comunista e l’altra parte del centro-sinistra confluì nel Listone di Carlo Gardani, lista civica trasversale che prese voti e consensi, oltre a qualche critica, anche a destra, arrivando al secondo posto. In quattro anni la spaccatura non si è dunque ricomposta e l’ipotesi di una nuova corsa su due carri (e con due candidati) diversi prende a questo punto piede in maniera più convinta.

Anche nella compagine di centro-destra il problema della spaccatura era deflagrato già nelle scorse amministrative: da un lato la Lega Nord decise di correre da sola, con Filippo Bongiovanni candidato; dall’altro lato era in lizza invece una sorta di Pdl non ufficiale, dato che Orlando Ferroni, candidato sindaco per Casalmaggiore per la Libertà, non ottenne l’appoggio dei vertici cremonesi. Parte del centro-destra, poi, terminò nelle fila del Listone, come detto trasversale.

Il quinto candidato era Luigi Araldi, che però ottenne poche centinaia di voti, anche se va detto che occorre capire cosa farà pure Fli, che dopo il risultato non certo esaltante delle politiche, ha comunque in Michela Scaramuzza una possibilità per correre a livello comunale: difficile fare ipotesi, sia chiaro. Anche perché il centro-destra, per avere qualche chance, sembra avere un’unica alternativa: trovare una linea e un candidato comune. Non facile, perché un anno, come detto, passa in fretta.

Non vanno poi sottovalutate due correnti: la prima è quella dell’ex sindaco (prima di Toscani e Silla) Massimo Araldi, che probabilmente non si candiderà in prima persona, ma non vorrà nemmeno restarsene in disparte e potrebbe mettere in piedi una lista, oppure deciderà su chi convogliare i non pochi voti che è in grado di spostare.

La seconda è ovviamente la novità dei “grillini”, con il Movimento 5 Stelle che ha già promesso di esprimere un proprio candidato, salvo novità e sviluppi dei prossimi mesi. Trattandosi di una civica pura, l’occhio potrebbe essere strizzato al Listone, che effettivamente non ha simboli di partito e nasce come movimento di cittadini, ma non è escluso che i “grillini” possano correre anche da soli.

Insomma situazione incandescente, elezioni tra un anno e tre mesi ma anche la consapevolezza che mai come stavolta è necessario guardare avanti con lungimiranza. Nessuno può dirsi favorito e, contando anche la forte influenza del fattore ballottaggio, l’unione nel 2014 farà davvero la forza.

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