Museo della Moto,
dal 2009 a Guastalla:
un gioiello della Bassa
Nella foto, la mitica Mondial, Eugenio Baracchi ed Enrico Bariaschi, il padiglione delle Motoleggere
“Il 2013? Sì, è partito bene. Abbiamo molti visitatori dalla Lombardia e dal cremonese in particolare. Il Museo della Moto è un forte richiamo per tutti. Abbiamo iniziato l’anno con le visite di molti studenti, di appassionati, di curiosi. Le nostre 200 moto, raccolte in 4 padiglioni, sono a disposizione di tutti. L’ingresso è libero. E tutti possono vedere quel che abbiamo fatto in quattro anni, dalla fondazione (25 novembre 2009) ad oggi”.
Emilio Bariaschi, guastallese Doc, classe 1935, sposato, tre figli (Paolo, Marco, Nadia), una vita spesa a raccogliere le due ruote che hanno fatto la storia della motorizzazione popolare italiana dal dopoguerra al 1965, è visibilmente soddisfatto. Accanto a lui il segretario del Museo, il prof. Eugenio Baracchi annuisce e aggiunge: “E’ primavera ed il fascino della moto prorompe in tutta la sua seduzione. Abbiamo affiancato, ai primi di aprile, la 33esima edizione della Mostra-scambio del C.A.M.E.R. (Club Auto Moto d’Epoca Reggiano), da novembre ospitiamo intere scolaresche. Sono venute anche le superiori di Guastalla, in testa l’Ipsia Carrara del prof. Bottura; gli studenti del Russell, nell’ambito della settimana di autogestione, sono stati qui tre giorni. Il sabato di Pasqua abbiamo aperto il Museo per il Moto Club Pedemontana di Montefiorino, abbiamo avuto visitatori da ogni parte d’Italia”.
Il Piccolo Museo della Moto, altrimenti noto come “Museo Bariaschi”, è un gioiello unico nel suo genere. Emilio Bariaschi l’ha realizzato in cinquant’anni di lavoro, di sacrifici, di investimenti. Provvedendo al restauro di tutte le moto, ricorrendo ad operatori esterni “solo per la verniciatura, la cromatura ed il trattamento termico di cementazione”.
Signor Bariaschi, come le è venuto in mente di costruire, a Guastalla, un Museo delle Moto?
“Beh, la passione. Le compro e le restauro. Mi creda, ho speso un capitale. Ma sono anche uno sportivo…”.
Lei da ragazzo faceva atletica, lanciava il disco in gare dove c’erano campioni del calibro di Adolfo Consolini, oro alle Olimpiadi di Londra del 1948…
“Guardi, non ho fatto solo atletica; naturalmente sono stato nel motociclismo per diversi anni”.
Risultati?
“Ho corso dodici volte il Moto Giro”.
Ed ha fatto pure la controfigura all’attore Flavio Bucci nel celebre sceneggiato Rai “Ligabue” del 1977…
“Già ho fatto anche questo. Guidavo la Guzzi del pittore. Ma ho fatto soprattutto l’imprenditore. Lo scorso settembre ho festeggiato i 50 anni di lavoro in proprio, settore metalmeccanico. Ma prima ho fatto l’emigrante in Svizzera, poi l’operaio qui a Guastalla, alla Mellini & Martignoni”.
Quali sono i gioielli che i visitatori non possono perdersi?
“L’elenco è lungo. Sa, qui ci sono circa 200 pezzi di 34 marche diverse, non so se mi spiego. Abbiamo pure il più piccolo diesel del mondo, un “Lohman” di soli 18 centimetri cubici”.
E le “stelle”? Alludo non solo alle Mondial del decennio irripetibile (1948-1957), alle moto di Agostini e Provini. Ma anche alle Laverda, alle Morini, alle Ducati.
“E non dimentichi le Gilera. Qui ce ne sono una ventina. Sono pezzi rari, introvabili, appartengono alla storia del nostro Paese”.
E’ vero che qui vengono spesso anche i grandi campioni del passato?
“E’ vero. L’ultimo è stato Remo Venturi, vice campione del mondo della classe 500 con la MV Agusta nel 1959 e nel 1960”.
Giorni fa sono arrivati gli inviati inglesi. Quali moto hanno scelto per i loro servizi?
“Una Laverda 75 Corsa e la Caproni Capriolo “Cento50”, moto quest’ultima da turismo ma tanto rara quanto di classe.Con un esemplare analogo il reggiano Eugenio Fontanili nel 1953 si è aggiudicato il primo posto di classe alla Milano-Taranto, la Mille Miglia delle moto”.
L’anno scorso siete stati invitati, ufficialmente, alla Notte Europea dei musei.E quest’anno?
“Abbiamo molti progetti, aspettiamo molti giovani, molti studenti. Il nostro impegno continua”.
Enrico Pirondini
foto Franzosi
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