Cronaca

Casalmaggiore, poveri
quadruplicati nel giro
di quattro anni

Richieste quadruplicate nel giro di quattro anni. Dalle 45-50 famiglie che nel 2009 bussavano alla porta della San Vincenzo de’ Paoli, associazione di volontariato della parrocchia di Santo Stefano, si è passati oggi a quasi 200 nuclei famigliari sul suolo di Casalmaggiore.

Il che, moltiplicando per quattro (cifra media: genitori e due figli), spiega come quasi 800 persone, nel comune casalese, non riescano a tirare avanti. Lo specchio della crisi è anche, o forse soprattutto, qui. Massimo Fazzi, volontario della San Vincenzo, racconta situazioni che è difficile anche solo immaginare. “Ultimamente stanno chiedendo molte scatolette, cibi freddi come tonno o fagioli, per esempio. Tutto questo perché non ci sono soldi per pagare le bollette del gas. E allora, o la famiglia si compra una bombola a parte, che con 30 euro dura un paio di mesi, oppure deve mangiare cibo freddo, perché non può cucinarselo o scaldarlo. Siamo a questi livelli, sono solo 2-3 casi isolati e disperati, è vero, ma sono un cattivo segnale”.

Prima alla San Vincenzo si chiedeva soprattutto cibo. Oggi… “Chiedono di essere aiutati a pagare bollette, ma spesso arrivano con debiti arretrati di 3-4 mesi, a volte anche con la lettera del gestore che minaccia di staccare il servizio: acqua, luce, gas, non fa differenza. Noi possiamo venire incontro su una bolletta mensile, ma non oltre: viviamo di offerte, e queste offerte le reinvestiamo in alimenti. Si parla di richieste di 600-800 euro, ma è arrivato anche un cittadino con uno sfratto esecutivo da 6mila euro: non riusciva, da un anno, a pagare l’affitto. E poi spesso paghiamo pure la mensa comunale di alcuni bambini: sono solo 30-40 euro, ma in questo caso l’appello è che sia il comune, con i servizi sociali, a farsene carico”.

Lo sportello di San Leonardo apre una volta ogni quindici giorni e gestisce 80 famiglie; quello di Santo Stefano serve 50-60 famiglie a settimana. I dati della crisi sono tutti qui: ma il casalese medio ha un certo pudore e alla San Vincenzo non si presenta. “Siamo noi ad andare da loro: 2-3 famiglie della città che conosciamo. Per il resto 95% di extracomunitari e 5% di italiani, per lo più immigrati dal Mezzogiorno. Noi cerchiamo di aiutare tutti, ma è giusto che si sappia che la situazione è tragica”.

Giovanni Gardani

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