Chi ha paura
del voto di maggio?
Il silenzio è imbarazzante. Domenica e lunedì andranno alle urne 719 comuni italiani e il circo dei media tace. Snobba. Perché? Nella sola Lombardia i comuni interessati sono 95 eppure i giornaloni non ne parlano e la tv nazionale si occupa, al massimo, solo di Roma. Un disinteresse (o noncuranza) del genere non si era mai visto. Solo segno dei tempi (grami) che attraversiamo?
Persino il primo anniversario del terremoto in Emilia e basso mantovano è stato ricordato con fiacchezza anche se “rovine, macerie e lungaggini ancora sfregiano i cuori di molti paesi e dei loro abitanti”, come ha scritto domenica il Corriere. Eppure 14 mila famiglie sono ancora senza casa. Ma la Politica e i media hanno preferito glissare, inghiottiti dalla palude della burocrazia e dalla pochezza dei loro leader; migliaia di imprese agricole della zona non hanno ancora ricevuto un euro e quelli parlano e cazzeggiano nei talk show.
La Politica sembra avere altro per la testa. Ergo volano gli insulti: il neo-ministro Dario Franceschini è stato apostrofato da un gruppo di cafoni in pizzeria. Tre gaglioffi hanno insolentito la Polverini (attualmente vice presidente della Commissione Lavoro alla Camera). Altri – sempre a Roma – hanno pizzicato la Carfagna in un supermercato con espressioni da trivio. Alcuni giovanotti di estrema sinistra hanno preso a picconate l’auto di Simone Di Stefano,candidato sindaco della capitale (lista Casa Pound). Borghezio, euro parlamentare della Lega, è stato preso a bastonate al comizio di Viareggio da cinquanta antagonisti. Il clima d’odio dilaga. C’è il rischio di un “salto di qualità”. Dagli insulti al piombo il passo è breve, come ricordano i tumultuosi anni ’70.
Sono venti anni che la “guerra civile” va avanti ed il governo Letta non sembra , purtroppo , avere gli strumenti per chiudere la faccenda anche perché le fibrillazioni all’interno dei due alleati/nemici che lo sostengono – Pdl e Pd – è in aumento, specie sulla giustizia. E intanto l’economia piange, la decrescita va avanti da 23 mesi, il tasso di disoccupazione sfiora il 12%, le pubbliche amministrazioni non pagano quanto devono alle imprese. Ci si è occupati più delle cene della Ruby che delle riforme.Più di Ingroia – magistrato di lotta e di vacanze – che di questioni economiche. O della promessa equità: in sei anni si è dimezzato il potere di acquisto dei salari, la metà della ricchezza è concentrata nelle mani del 10% delle famiglie. Il divario tra top manager e dipendenti è inaccettabile: i primi guadagnano 163 volte di più. Lo ha certificato uno studio della Fisac-Cgil.
Ci si aspettava dunque che alla vigilia di queste amministrative 2013 la campagna elettorale ci aiutasse a capire il “momentaccio”. E come uscirne. Niente, solo bla bla dei soliti narcisi che bazzicano la Lilli,Ballarò e dintorni. Buio pesto.
Lorsignori evidentemente temono la mazzata del 26 e 27 maggio (si voterà pure in 21 capoluoghi di provincia) e minimizzano l’appuntamento ai seggi. Ma il test , attenzione, è serio, è importante. E ci riguarda da vicino. Il sud Lombardia mobilita 21 comuni: tre nel cremonese, tre nel lodigiano (tra cui Lodi con i suoi 43.332 abitanti),sei nel mantovano, nove nel pavese.
Grillo insiste col suo “tutti a casa”. E poi:”Loro non girano, se ne stanno chiusi nei palazzi. Io giro, sono in piazza, sono tra le persone in strada. Mi vuoi contestare? Bene, ti do il microfono. Loro non possono manco scendere per strada, non sanno cosa c’è fuori”. Lo sanno ,invece, benissimo. Sanno che stiamo rischiando il collasso e che il vero spread è sociale. Per questo volano basso. Dicono gli economisti:per rilanciare i consumi non serve l’Imu, serve uno choc”. Uscirà dalla prossime urne?
Enrico Pirondini
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