Don Tonghini, ora
la missione in Congo
ha i suoi step precisi

“Un ulteriore incontro di approfondimento è avvenuto a Roma nella giornata di martedì presso il Pontificio Consiglio degli Operatori Sanitari per dare inizio al cammino di cooperazione per progettare nuovi modelli di case da realizzare nella diocesi di Butembu – Beni nel Nord Kiwu, regione della Repubblica Democratica del Congo (Rdc)”. Ad annunciarlo è il sacerdote casalasco don Paolo Tonghini, che come noto guida la missione di New Tabor e da mesi sta lavorando a questo progetto in Congo, dopo avere portato aiuto, per anni, nelle favelas del Brasile.
“Questo ulteriore progetto di cooperazione internazionale” si legge nel comunicato “rientra nel più ampio lavoro di collaborazione e di interazione con il Dicastero Vaticano suddetto, sotto la presidenza dell’arcivescovo Zygmunt Zimowski. Il segretario del Pontificio Consiglio, Monsignor Jean-Marie Musivi Mupendawatu ha convocato presso la Città del Vaticano i viadanesi don Paolo Tonghini, presidente dell’Associazione Internazionale NewTabor Onlus attiva con i suoi progetti anche in Africa, precisamente in Congo e in Uganda, Roger Pedrazzini, Christian Manfredi, Paolo Rossin, Rosario Villirillo, Roberto Flisi per fissare i punti, i tempi e i metodi organizzativi”.
Il comunicato precisa poi i vari step da effettuare. “Il primo passo prevede l’ospitalità di un ingegnere del luogo, leader nel settore dell’edilizia e sociale, per studiare insieme ai tecnici e ai costruttori italiani un “concetto di casa” che prevede l’uso del legno presente in Congo. Questo per dare dignità umana e migliorare le condizioni di igiene e di salute degli abitanti del luogo. Successivamente, si procederà alla realizzazione del nuovo prototipo nel territorio africano per poi procedere alla commercializzazione del prodotto. Un impegno economico e sociale che la Chiesa desidera proporre al popolo congolose per dare dignità alla persona e alla famiglia. Gli interessati al progetto si ritengono fortunati e soddisfatti di poter partecipare all’impegno progettuale anche perchè i processi di cooperazione e di internazionalizzazione sono passaggi fondamentali per estendere i confini europei e per uscire da questa stagnazione culturale”.
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