Cronaca

Torre d’Oglio, ripescato
il pontile. Ora al lavoro
per le due barche

Nella fotogallery, le immagini dell’intervento di lunedì

TORRE D’OGLIO (MARCARIA) – Il pontile del ponte di Torre d’Oglio, che collega le frazioni di Cesole (comune di Marcaria) e di San Matteo delle Chiaviche (Viadana) è riemerso dopo essere affondato, a causa della piena del Po, lo scorso 28 dicembre. Come noto, i lavori dei sommozzatori chiamati a verificare le condizioni del pontile stesso e delle due barche a supporto finite sott’acqua avevano subìto rallentamenti a causa del fango, ma nel primo pomeriggio di lunedì è stato possibile completare almeno la prima parte dell’operazione.

Sul posto, oltre agli operai della Provincia di Mantova, sulla sponda di Cesole è stata installata anche una gru della Danese, che ha aiutato a vincere la resistenza del fango, per recuperare il pesante pontile, realizzato sì in legno ma con una parte sottostante in ferro, dunque difficilissima da sollevare. A osservare i lavori era presente anche l’assessore ai Lavori Pubblici del comune di Viadana Adriano Saccani, che si era speso in prima persona nei giorni scorsi per chiedere una deroga al Patto di Stabilità, in modo da poter sistemare completamente il ponte, senza accontentarsi di lavori di manutenzione straordinaria.

Restano da recuperare le due barche, sulle quali il pontile poggiava (il ponte di Torre d’Oglio è noto proprio per essere uno dei pochi ponti di barche rimasto in zona Oglio-Po), e questa operazione, dato che l’installazione non è stata smantellata, potrebbe (anzi dovrebbe, stando a quanto riferito dagli operai della Provincia) essere compiuta nella mattinata di martedì, salvo problemi legati al maltempo.

Nel mentre infuria la polemica: un cittadino di Marcaria, in particolare, ha ricordato come quel ponte, prima dei lavori voluti dalla Provincia di Mantova e delle nuova inaugurazione di appena quattro anni fa, riuscisse a sostenere anche pullman o furgoncini, per un peso massimo anche di 15 tonnellate. Oggi, come indica il cartello, al massimo la struttura può sostenere un peso di 1,5 tonnellate. “A questo punto diventa un’opera inutile, costata 2 milioni di euro e per la quale servono migliorie e manutenzione da 30omila euro circa all’anno: 1,5 tonnellate è davvero pochissimo”.

Insomma, il ponte riemerge, ma con esso tornano a galla anche le polemiche: anche perché, secondo alcuni cittadini, il ponte stesso, definito “della vergogna”, è molto più spesso chiuso per lavori e disagi vari che aperto. Ciò non toglie, comunque, che il recupero della parte affondata va portato a termine. E in tal senso si è finalmente a metà dell’opera dopo tanti problemi.

Giovanni Gardani

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