Cronaca

Slow Street a favore
dei disabili: testimonial
è Andrea Devicenzi

Nella foto la visita di Devicenzi alla Slow Town con Dondè e Simoni

CASALMAGGIORE – Anche Andrea Devicenzi, lo stimato campione paraolimpico di ciclismo, ci mette la faccia e interviene a favore della “Slow Town” di via Baldesio. Una passeggiata di una mezzoretta circa, quasi improvvisata, al fianco di Giancarlo Simoni e dell’architetto Matteo Dondè. Un modo per rispondere alle critiche, prendendole in esame e, anziché respingerle al mittente, provando a trovare soluzioni alternative. Soluzioni che, peraltro, sono state trattate anche nel tavolo di lavoro con il vicesindaco del comune di Casalmaggiore Giovanni Leoni, il quale ha spiegato come “il vero obiettivo sarà riuscire a fare sintesi tra le esigenze opposte, ascoltando i favorevoli e i contrari. Chi amministra deve fare delle scelte, che possono piacere o anche no: noi proveremo a prendere la strada migliore”.

Tornando alla visita di Devicenzi, la sua presenza come testimonial non è stata casuale: da sempre impegnato per favorire una migliore integrazione anche dei disabili e dunque, a livello urbanistico, per arrivare all’abbattimento delle barriere architettoniche, l’atleta di Martignana è stato scelto per due motivi, che lui stesso ha elencato. “Da un lato sono un disabile e peraltro ho perso la gamba proprio in un incidente stradale, dunque credo di essere la persona adatta per sostenere questa campagna, perché a 17 anni ho vissuto sulla mia pelle cosa significa sicurezza in strada; dall’altro sono padre di due bambine (che peraltro hanno raggiunto e salutato Andrea assieme alla moglie Jessica durante la visita, ndr) e quindi a maggior ragione mi preoccupo per la salute dei più piccoli e per la loro salvaguardia in strada”.

Chiaramente un testimonial serve a lanciare qualcosa: e questo “qualcosa” è una raccolta fondi per poter costruire una piccola rampa all’altezza della Cassa di Risparmio di Rivarolo Mantovano (di fatto all’inizio della zona 30), dove i gradini sono troppo alti e non rendono facile l’accesso. Un’idea lanciata proprio dal comitato zona 30. Un modo per favorire anche il Piedibus, che ogni giorno durante le lezioni scolastiche passa da via Baldesio con il carrellino che trasporta gli zaini dei bambini, e ovviamente i disabili. Per capirsi: chi viaggia in carrozzina può scendere dalla rampa, poi virare su via Chiozzi (ormai chiusa al traffico, o meglio aperta solo ai mezzi autorizzati) e da lì accedere alla piazza, evitando peraltro di andare contromano in via Baldesio. “Perché” hanno precisato Simoni e Dondè “una delle polemiche più accese è proprio questa: in realtà dobbiamo precisare che le barriere architettoniche esistono da prima che fosse creata la zona 30 e che, peraltro, sono più pericolose dove la zona 30 non esiste (il riferimento è al tratto iniziale di via Baldesio, quello in uscita da piazza Garibaldi, ndr). Inoltre non abbiamo mai toccato i marciapiede con l’arredo urbano che è stato aggiunto. Con questa raccolta fondi intendiamo lanciare un messaggio: la zona 30 non è contro i disabili, anzi è a favore degli utenti deboli e di questa categoria fanno parte anche bambini, pedoni e ciclisti. Questo è un messaggio che lanciamo e un impegno che ci prendiamo”.

Durante il “tour” in via Baldesio, Simoni e Dondè hanno difeso la loro scelta, spiegando che in alcuni passaggi, la presenza di parcheggi posticci a 45° ha accorciato il percorso di attraversamento, rendendolo dunque più sicuro perché meno esposto a possibili incidenti o investimenti e che, in qualche caso, il marciapiede è molto pericoloso perché ristretto, ma non certo per colpa della zona 30. Un altro cavallo di battaglia è stato citato subito dopo. “I dati sono allarmanti” ha spiegato Dondè “non possiamo fare finta di nulla dinnanzi a 26 bambini morti sulle strade, a 5mila morti in generale, a 20mila disabili per incidenti stradali e 300mila feriti. Tutto questo ogni anno. La Slow Street rallenta l’auto di 10-15 secondi: credo siano un’inezia, anche perché non è ammissibile che in una via residenziale un’auto passi agli 80 all’ora davanti alla porta di un’abitazione che si trova affacciata a via Baldesio, con il rischio che un bambino possa uscire di casa senza essere sicuro. Il rischio c’è sempre, per carità, perché basta una distrazione, ma se si viaggia ai 30 all’ora lo spazio di frenata riduce di molto il pericolo”.

A margine della visita e rimarcando il lancio della raccolta fondi per la rampa (che potrebbe anche coinvolgere la stessa banca e il comune, oltre che i singoli cittadini), Simoni e Dondè hanno consegnato un comunicato nel quale si precisano i vantaggi, oltre a quello della sicurezza stradale, di Slow Town. “Stando a studi specifici, il rumore nelle zone 30 si riduce del 40% creando maggiore vivibilità. Non solo, si riducono i costi sanitari, tenendo conto che il 2% del Pil italiano se ne va a causa di incidenti stradali; si riducono l’inquinamento fino al 30% e anche l’utilizzo del carburante fino al 12%, con benefici anche economici”.

“E’ chiaro che i cambi culturali sono sempre duri da digerire” ha chiosato Devicenzi “ma ora che sono genitore mi metto nei panni di mio padre e mia madre che, quando avevo 17 anni, hanno rischiato di perdermi e hanno vissuto il mio dramma assieme a me. Ecco, credo che dinnanzi a questi episodi valga la pena fermarsi a riflettere e fermarsi anche nel senso vero e proprio del termine, o per lo meno rallentare al volante”.

Giovanni Gardani

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