Ambiente

La battaglia alle nutrie
Fava: “Ora non sono
più specie protetta”

Nella foto un momento della riunione di mercoledì

SPINEDA – Gli agricoltori non sono più soli nella lotta contro questo autentico flagello che sono le nutrie. Questo almeno è ciò che è emerso principalmente dalla riunione di mercoledì pomeriggio a Spineda. Al loro fianco ci sono le Associazioni di categoria, la Regione e anche finalmente il Governo che nei giorni scorsi ha emanato un decreto attraverso il quale questi  prolifici roditori non dovrebbero più essere considerati specie protetta.

C’è voluta l’assemblea organizzata un paio di mesi fa da un centinaio di agricoltori del territorio per smuovere le acque . La loro minaccia di dissociarsi dai vari sindacati sentendosi abbandonati ha dato la sveglia a tutti e in particolare al sindaco di Spineda  Davide Caleffi, che poco tempo è riuscito a far arrivare l’assessore regionale dell’Agricoltura Gianni Fava in Municipio, atteso dai rappresentanti di tutte e tre le categorie, ossia Libera, Coldiretti, Confagricoltura sia di Cremona che Mantova. Naturalmente nessuno di loro ha ammesso di aver trascurato la questione, sostenendo al contrario di essersi resi conto che si trattava di una vera e propria calamità naturale, contro cui da anni si tenevano congressi e dibattiti. Ma c’è stato anche chi ha ammesso di aver iniziato a percepire il problema leggendo i giornali, dove si riportavano testimonianze di mamme preoccupate per essersi imbattuti nelle nutrie presenti nei parchi gioco dei loro bambini.

Un motivo in più per cominciare a considerare la situazione di vera e propria emergenza sociale e sanitaria, il cui epicentro è a Cremona e Mantova. L’assessore Gianni Fava, parlando di una presenza spaventosa sul territorio di un milione di nutrie, di cui solo 47mila finora catturate, ha spiegato che il costo economico per contenere un simile fenomeno era arrivato a sfiorare i cinque milioni di euro, sia per i molteplici risarcimenti richiesti sia per il ripristino di argini e canali. A cui aggiungere l’altro rischio di tipo sanitario anche se l’Asl nega che urina, feci e saliva possano diventare motivo di contagio per l’essere umano.

Che fare a questo punto, anche per evitare che il numero possa crescere ancora di più? Concrete le proposte di Fava a cui ha fornito appoggio il consigliere regionale Carlo Malvezzi, pure presente alla riunione. Si tratta di procedere ad una vera e propria “eradicalizzazione” di questi animali esercitata in collaborazione con tutte le provincie confinanti. Una forza congiunta per debellare una volta per tutte questo flagello attraverso appositi decreti sollecitati tra l’altro anche dai vari servizi veterinari. “Prepariamoci ad una forte battaglia giudiziaria con gli ambientalisti, a cui dobbiamo far capire che questi non sono animali da  salotto” ha dichiarato l’assessore Fava che ha terminato dicendo che secondo il suo parere andavano chiusi anche i ventiquattro Parchi, ritenendoli altrettanti serbatoi di nutrie distruttrici. Al termine dell’incontro anche il sindaco di Casalmaggiore Filippo Bongiovanni è intervenuto, spiegando di appoggiare pienamente la battaglia degli agricoltori e di impegnarsi in questa direzione.

Rosario Pisani

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...