Gli angeli della sabbia
che hanno salvato
chilometri di golena

Nella foto, sacchetti di sabbia sull’argine comprensoriale di Santa Maria
CASALMAGGIORE – C’è differenza tra angeli del fango e angeli della sabbia. I primi intervengono a danno fatto per dare una mano ai disperati che vedono i loro averi distrutti, i secondi intervengono prima che il danno sia fatto, facendo sì che la speranza abbia il sopravvento sulla disperazione. C’è anche differenza tra eroi e furbi, e stranamente talvolta è una differenza che sembra sottile, dipende se si guarda da un lato o dall’altro. Di un argine, in questo caso. La storia che raccontiamo è quella di 5 uomini che, contro le regole dell’uomo e della natura, hanno salvato chilometri e chilometri di golena, dove si trovano le loro case, le loro famiglie e i loro campi. Per un giorno e una notte, tra lunedì e martedì, hanno lavorato instancabilmente per portare sacchi di sabbia sull’argine di Santa Maria, ed evitare che il fiume tracimasse inondando le loro abitazioni. Perché loro soli e non la protezione civile? E’ presto detto.
Ormai l’Aipo, che sovrintende le infrastrutture sul corso del Po, considera l’intera golena area di sfogo per le piene del Grande Fiume. L’argine comprensoriale che tutela una vasta area che va da Motta Baluffi e Casalmaggiore, dove vivono decine di persone, lunedì era a serio rischio di tenuta. Il livello arginale è costante tranne che all’altezza di Santa Maria, a Vicobellignano. Questo perché, in caso di esondazione, è preferibile che l’acqua faccia il suo ingresso in golena a valle, e non tra Motta e Torricella, in quanto creerebbe un minore pericolo rientrando contro corrente. Lunedì appunto l’acqua ha raggiunto il culmine nel punto più basso dell’argine. La protezione civile ha concentrato i suoi sforzi nel punto in cui l’arginello incontra l’argine maestro (si vede nella foto sopra): non era lì che doveva “rompere”. Poco oltre invece stava il punto critico, ed è qui che i 5 si sono concentrati. Hanno chiesto sacchi di sabbia alla protezione civile e all’Aipo che però, pur a malincuore, non hanno esaudito la loro richiesta. Le regole sono regole. Senza darsi per vinti, sono riusciti a reperire sabbia qua e là, e hanno iniziato a compiere la loro opera.
“Le previsioni – dice uno di loro – erano di una piena che in realtà è stata sovrastimata. Quindi si trattava di arginare in quel momento il pericolo, non credo proprio che abbiamo fatto qualcosa di sbagliato. La notte poi c’è stato un punto in cui l’acqua tracimava pericolosamente, e nel buio siamo riusciti a limitare il fenomeno. Se ne fosse passata di più avrebbe scavato l’argine e non ci sarebbe stato nulla da fare. Ad un certo punto l’acqua continuava a passare e siamo dovuti andare via per evitare guai. Fortunatamente l’argine ha tenuto. E’ stato il pensiero dei nostri cari a darci la forza per non crollare”.
Davvero singolare la situazione sul posto, con tanti volontari che, pur non potendo intervenire, di fatto facevano il tifo per loro, che alla fine sono stati portati idealmente in trionfo dalle persone che vivono in golena e che gli hanno manifestato tutta la loro riconoscenza. Questi 5 angeli della sabbia hanno rischiato l’incolumità riuscendo a preservare case e campi: un esempio da non imitare, ma il fatto di non aver ricevuto l’aiuto delle istituzioni non li fa passare automaticamente dalla parte del torto.
Anche per un altro fattore: “E’ vero che in quel tratto – prosegue il nostro interlocutore l’argine deve essere più basso, i livelli li decide l’Aipo. Ma il punto è che per la scarsa manutenzione il livello lì era più basso di quanto previsto. Ora di quegli argini se ne occupa il Consorzio d Bonifica del Navarolo, e nei prossimi mesi insisterò affinché siano fatti controlli precisi perché si ripristini la quota fissata. E’ vero che è golena, ma è golena anche quella di Sommo e di Stagno Lombardo, dove invece si interviene in modo diverso”.
Vanni Raineri
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