Cronaca

Poste, picchetto
a Cremona: e Vicomoscano
svela la “sua” verità

Nella foto un momento del sit in

CREMONA/VICOMOSCANO – Anche Cremona e di riflesso Vicomoscano sono state interessate venerdì mattina dal sit in indetto dai lavoratori delle Poste e organizzato dai sindacati di categoria di Cisl, Cgil, Failp, Confsal e Ugl, a sostegno della vertenza sulla carenza di organico e contro la chiusura dei 61 uffici in Lombardia. Il picchetto è collocato in via Verdi di fronte alla ex Banca d’Italia. Un problema che a Cremona interessa soprattutto i comuni minori e che sta creando parecchi malumori tra i sindaci costretti a far fronte alle lamentele dei residenti.

“Poste – afferma Pietro Triolo, coordinatore Cisl Poste di Cremona – è la più grande azienda del Paese per numero di addetti, circa 145 mila di cui circa 22 mila in Lombardia, circa 600 in provincia di Cremona, un’ occupazione che andrebbes alvaguardata considerate le percentuali di disoccupati e inoccupati, la vera piaga del nostro Paese. I tagli lineari degli uffici e del personale sono interventi che non richiedono grande capacità manageriale. Ci sono spazi per ridurre i costi attraverso riorganizzazioni che incidono sulle “diseconomie”, così come è stato fatto in questi anni. In Lombardia nei primi due mesi 2015 sono stati collocati in esodo circa 50 lavoratori e per fine anno altri 250 circa lasceranno l’azienda senza che vengano sostituiti. La stessa media di esodi è stata registrata negli anni scorsi. Non è questa la strada per fare sviluppo e garantire occupazione”.

“La chiusura e la razionalizzazione degli Uffici Postali in Lombardia ed in provincia di Cremona non è condivisibile in termini sociali, economici e occupazionali. Bene ha fatto la Regione Lombardia a contestare il provvedimento di Poste attraverso la risoluzione approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale il 3 marzo. Bene stanno facendo la Provincia e i Sindaci del territorio Cremonese a fare Rete e rimanere uniti, cosa fortemente emersa nella riunione in Provincia del 4 marzo. Le popolazioni interessate subiranno forti disagi poiché il “Postino Telematico” (nuovo servizio condiviso dal sindacato) tanto decantato da Poste, purtroppo non sostituirà lo sportello postale, dato che non offre tutte le stesse operatività. Se vogliamo restare un paese civile, rispettoso nei confronti dei più deboli, di chi perderà il servizio postale, è doveroso precisare che ci vorrà ancora del tempo prima che i nostri portalettere informatizzati possano operare garantendo una copertura efficiente in tutte le zone del paese. Intanto Poste chiude gli uffici, per le speranze ci sarà tempo. Fa specie riscontrare tanta insensibilità da parte aziendale, quindi del Governo azionista unico di Poste, anche di fronte all’invito del nuovo Presidente della Repubblica che ha raccomandato a tutti i parlamentari di assicurarsi di  “garantire i servizi ai più deboli”. L’operazione intrapresa da Poste con la chiusura degli uffici va in tutt’altra direzione”.

In vista dopo la mobilitazione di oggi anche possibili scioperi. Nel mentre, per quanto concerne il caso specifico di Vicomoscano, emergono dati che fanno indignare ancora di più i cittadini. “Hanno detto che chiuderanno l’Ufficio Postale perché fa solo 30-40 operazioni al giorno” spiega Enrica Campanini, che rappresenta gli oltre 600 firmatari della frazione casalese “ma non è vero: ci sono parecchie aziende che spediscono grazie all’ufficio di via Giovanni XXIII e io stessa mercoledì mattina ero in posta e ho notato, sul mio ticket, che si trattava dell’operazione numero 137. Ed eravamo solo alle 11 di mattina. Quello che chiediamo è più trasparenza anche sui dettagli”. Tornando al picchetto sindacale di venerdì mattina la stessa Campanini ha commentato. “E’ un peccato che mancassero i sindaci dei comuni coinvolti: sarebbe stato più corretto fare sentire la propria presenza”.

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