Economia

20 anni di angurie
quadrate. Feroldi: “Ora
le copiano a Oriente”

Nella foto una delle angurie quadrate nel campo di Camminata di Franco Feroldi

CAMMINATA (CASALMAGGIORE) – Sono passati vent’anni da quando, nell’estate del 1995, a Franco Feroldi, agricoltore di Vicobellignano, originario però di Camminata, tornando a casa passando proprio da una frazione casalese all’altra con le angurie che ballonzolavano nel portabagagli dell’auto, si accese la lampadina. Perché non provare a inventare angurie quadrate? La sfida cominciò lì e si concretizzò, dopo vari tentativi, stampi, procedimenti ed esperimenti, due anni dopo. Nel 1997 l’anguria quadrata aveva preso vita e forma: arrivarono anche le principali tv nazionali, e Feroldi, che uno sperimentatore lo è sempre stato, diede la stessa forma, insolita ma originale e molto comoda per il trasporto, anche a meloni e zucche. “Peraltro cambia anche il sapore, dunque non è soltanto una questione estetica – spiega Feroldi – . L’anguria quadrata, ad esempio, ha un grado zuccherino superiore dunque risulta più dolce”.

La notizia torna d’attualità oggi non solo per l’anniversario da quel 1995 quando tutto cominciò e non solo perché nel mentre Franco Feroldi ha continuato a produrre e ha pure sperimentato qualche altra novità rispetto al panorama agricolo padano tradizionale, come ad esempio la semina delle arachidi, del mais colorato, del melone turco che però, a sentire lui, non è granché, senza scordare l’utilizzo degli scarti del biogas, grazie alla collaborazione con l’azienda casalese di Angelo Azzali Zanola, come nuovo metodo di fertilizzazione perfetto per le campagne, oltre alla produzione di zucchine ornamentali (“ogni anno mi invento qualcosa, perché sono nato nella terra e dunque di terra voglio vivere” precisa Feroldi).

No, la notizia torna alla ribalta perché giusto pochi giorni fa, su Fresh Plaza, una sorta di social network specializzato in agricoltura, è rimbalzata la notizia di una comunità che in Giappone, nella regione del Zentsuji, si è specializzata proprio nella coltivazione di angurie quadrate, divenute addirittura il prodotto agricolo principale della cittadina. Sei coltivatori uniti in consorzio che, grazie anche all’aiuto giunto dai Paesi Bassi (una ditta di esportatori), hanno creato un vero e proprio impero. Una novità che a Feroldi non è piaciuta.

“Era partito tutto da qua e rischiamo di farci fregare – spiega l’agricoltore, che non vuole essere fotografato per confermare quanto il suo progetto sia comunitario e consortile e non solo legato alla figura di un singolo – . Io mi sono battuto per un brevetto ma in due occasioni, nel 1997 e ancora nel 2009, ma non ho ottenuto risposte. Da un processo di riconoscimento di una piccola invenzione si era passati nel campo minato di materia per avvocati, con una trafila burocratica infinita. In America è possibile brevettare l’idea, è tutto molto più semplice e limpido”. La volontà di Feroldi, che prova a tornare alla carica più convinto dopo l’ultima novità arrivata da Oriente, è la creazione di un consorzio di agricoltori che unendosi abbia più forza per richiedere a chi di dovere il riconoscimento della zona d’origine del prodotto, che è nel comune di Casalmaggiore e lì deve restare. “E questo è sempre stato il mio pensiero a riguardo, non ha mai cambiato idea”. Un po’ come la vicina Boretto con le sue cipolle, spiega Feroldi, che per ora ha ottenuto solo un misero diritto di proprietà intellettuale.

Troppo poco, perché l’idea di quel lontano 1995, a quanto pare, è stata copiata anche altrove. Ecco perché Feroldi non s’accontenta più. E ora chiede anche aiuto a Gianni Fava. Lo stesso Fava è di Viadana, dunque conosce il comprensorio e vuole valorizzarlo. Soprattutto è assessore regionale all’Agricoltura. Ecco, appunto: il nuovo appello, vent’anni dopo, è rivolto a lui. Perché possa dare una mano e prendersi a cuore la questione. Per riprendersi il maltolto, o semplicemente per regalare al Casalasco un prodotto tipico che in queste campagne in fondo è nato. “Perché l’inventiva che abbiamo noi italiani non ce l’ha nessuno – chiosa Feroldi – . E i documenti che ho conservato a casa – ne ho parecchi faldoni – testimoniano che la ragione è dalla parte di questa idea di venti anni fa, mai riconosciuta a sufficienza”.

Giovanni Gardani

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