Accordo su convocazione dei Consigli. Gabriel Formiatti: "Dove sta lo scandalo?"
Un alto tradimento? Un voltagabbana? No, solo un tentativo di accellerare e moltiplicare i momenti di confronto sulle tematiche che interessano la città. La maggioranza, da par suo, ha tutte le possibilità di 'disinnescare' la mina. Convocando i Consigli.

CASALMAGGIORE – Un accordo sulla convocazione dei Consigli? E che c’é di male? “Dov’é la cosa scandalosa” si chiede un giovane Gabriel Formiatti, attualmente al vertice del Listone Casalese? Il male è nell’accordo stesso, probabilmente. Perché rompe le uova nel paniere e perché poi, da che mondo è mondo, dovrebbe essere la maggioranza stessa a dettare tempi ed argomenti della politica nel luogo che più di tutti rappresenta l’azione politica della città, il Consiglio Comunale.
Ma entriamo nel dettaglio. Ne sono stati convocati sette, di consigli comunali, nel corso del 2016 che ormai volge al termine. Il primo – dopo quello del panettone del 28 dicembre 2015 – il 4 marzo 2016. Poi il 31 marzo, il 28 aprile, l’11 luglio, il 29 luglio, il 19 settembre e il 31 ottobre. Pochi, troppo pochi per le minoranze per esercitare il proprio ruolo, che è quello, oltre che propositivo, di controllo e di verifica, oltre che di portare in consiglio quelli che vengono ritenuti i problemi della città. Se poi – prassi in atto nel consiglio cittadino – nelle due ore previste di discussione di mozioni, interrogazioni ed interpellanze si toglie il tempo dedicato alle auto interpellanze (la maggioranza che interpella se stessa, è successo su varie questioni), il tempo della discussione resta davvero poco per la minoranza e per una città che ha superato i 15 mila abitanti e che di problemi qualcuno evidentemente ne ha per gli stessi gruppi d’opposizione.
“Premetto – spiega Alessandro Rosa (Listone) – che non sempre, a livello politico, mi sono trovato in totale accordo con i Consiglieri Pasotto e Tascarella: sempre nel rispetto delle nostre persone. Abbiamo avuto modo di confrontarci e discutere in passato e, assicurato, discuteremo in futuro, perché è questa la funzione del dialogo (dià, “attraverso” e logos “confronto”). Ma una cosa è certa: a livello di buon senso, prima ancora che a livello amministrativo, c’è stata spesso una condivisione dei valori e una convergenza di vedute sulle macro-tematiche che riguardano il futuro di Casalmaggiore e del territorio (l’Ospedale Oglio Po, le strategie territoriali relative alla questione dei GAL, il destino della stazione ferroviaria di Casalmaggiore, battaglia cominciata dal MoVimento 5 Stelle Casalmaggiore, l’avversione al progetto Pioneer… e potremmo andare avanti), nonché la presa di coscienza che proprio quel dialogo non ci viene concesso dalla maggioranza. Capisco che tale approccio strategico, cristallino e logico, risulti per qualcuno della maggioranza un complesso complotto comunista, e per questo motivo non me la prendo nemmeno, dopotutto “non si giudica un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi sugli alberi” dicevano. Quindi “state sereni”, dico invece io. Ma dopo due anni e mezzo di opposizione, è giusto fare qualche considerazione, e il quesito da porsi è, se vogliamo, anche banale: dove sta andando Casalmaggiore? Non nella direzione che vogliamo”.
Un alto tradimento? Un voltagabbana? No, solo un tentativo di accellerare e moltiplicare i momenti di confronto sulle tematiche che interessano la città. La maggioranza, da par suo, ha tutte le possibilità di ‘disinnescare’ la mina. Convocando i Consigli e discutendo delle questioni sul tavolo. Altrimenti saranno le minoranze a convocarli. Nulla di ‘illegale’ o di forzoso. In fondo bastano le firme di quattro consiglieri per chiederlo e l’Amministrazione a quel punto avrebbe 20 giorni di tempo per convocarlo, e senza possibilità di appello. Né di rifiuto perché a quel punto la palla passerebbe al Prefetto.
“E che non mi si venga a portare la scusa dei costi perché altrimenti apriamo un libro che non finisce più!” aggiunge perentorio Pierluigi Pasotto (CNC). Anche Calogero Tascarella (CNC) è dello stesso parere: “Ci sono tanti argomenti da discutere a partire dalla questione dei due GAL. Mirca Papetti era stata profetica. Ci ritroviamo in un territorio con comuni divisi e i GAL non hanno nessuna possibilità di collaborare, rappresentando ambiti territoriali distinti. Siamo in un territorio che dovrebbe essere unito e invece si ritrova spaccato, anche tra comuni limitrofi. Con una città, Casalmaggiore, il terzo comune della provincia, che perde sempre più rappresentanza. E si apre anche la questione dei ricorsi. Insomma, non una bella prospettiva per il futuro”.
Nazzareno Condina