Enduring Freedom, così Imre Thormann ha scioccato il Comunale di Casalmaggiore
Inserito nel calendario della stagione teatrale come appuntamento collegato a Stupor Mundi, che in questo 2016 celebra le connessioni culturali tra Italia e Giappone, Enduring Freedom è essenzialmente, come il titolo inglese stesso suggerisce, libera espressione del corpo.

CASALMAGGIORE – Può essere criticato o apprezzato, definito sconvolgente in senso positivo e pornografico, può attrarre o magari anche annoiare, ma di certo Enduring Freedom di Imre Thormann ha colpito nel segno nel momento in cui ha regalato, ai 40 spettatori del Teatro Comunale di Casalmaggiore, giovedì sera una performance impossibile da ritrovare altrove o in altri artisti.
Inserito nel calendario della stagione teatrale come appuntamento collegato a Stupor Mundi, che in questo 2016 celebra le connessioni culturali tra Italia e Giappone, Enduring Freedom è essenzialmente, come il titolo inglese stesso suggerisce, libera espressione del corpo, che diventa nello stesso tempo specchio dell’anima e delle sue convulse inquietudini, rese alla perfezione, muscolo per muscolo, dall’artista svizzero, oltre che strumento di percussione e dunque atto a creare musica e rappresentazione del tempo e delle epoche.
Lo spettacolo è però soprattutto un sentitissimo, viscerale omaggio alla danza Butoh, arte giapponese originalissima che prevede anche questi estremi: Imre Thormann si spinge infatti al limite quando, completamente nudo, non utilizza nemmeno la musica come accompagnamento, entrando quasi in trance, come le sue espressioni facciali dal forte impatto dimostrano, e ritmando ogni passaggio col proprio corpo. Uno sforzo fisico notevole, testimoniato dal sudore del corpo e dalla tensione dello show. Particolare anche nella disposizione del pubblico: che non sta in platea, ma sale sul palcoscenico, diviso anzi dal resto dal teatro grazie al sipario. Sì, Enduring Freedom stravolge le convenzioni, perché banalmente inizia proprio quando il telo scende e si chiude, quando solitamente avviene l’esatto contrario.
Thormann si dimena per quasi un’ora in uno sforzo fisico che, idealmente, sembra rappresentare la crescita dell’uomo, che cerca di alzarsi in piedi, cadendo mille volte al suolo, prima di crescere e raggiungere l’obiettivo. Ma i simbolismi e i rimandi sono diversi, così come gli applausi del pubblico nel finale, con gli sguardi un po’ scioccati ma anche consapevoli di avere assistito a uno spettacolo unico e irripetibile.
Giovanni Gardani