Cronaca

Giuseppe Gulotta "come un granello di sabbia": "Innocenza mi ha reso più forte del carcere"

Messa in scena in un lungo monologo da Salvatore Arena, attore finalista al Premio Ubu, una sorta di Oscar per il teatro, la vicenda incredibile di Gulotta è giunta al Comunale come un pugno nello stomaco, reso ancora più potente dalla presenza a teatro dello stesso protagonista.

CASALMAGGIORE – “Come un granello di sabbia”. Quando è di grande livello, il teatro può essere evocativo sin dal suo titolo: e in effetti la storia di Giuseppe Gulotta, 22 anni di carcere duro e 36 passati da colpevole, quando in realtà non commise mai il tremendo reato per il quale venne additato come assassino, è quella di un granello di sabbia stritolato dai meccanismi della giustizia italiana.

Messa in scena in un lungo monologo da Salvatore Arena, attore finalista al Premio Ubu, una sorta di Oscar per il teatro, la vicenda incredibile di Gulotta è giunta al Comunale, seguita anche dal sindaco Filippo Bongiovanni e dall’assessore Pamela Carena, come un pugno nello stomaco, reso ancora più potente dalla presenza a teatro dello stesso protagonista, condannato all’età di 18 anni per la strage di Alcamo Marina costata la vita il 27 gennaio 1976 a due carabinieri, Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta, e assolto soltanto a 54 anni. “La rabbia ormai è passata – ha spiegato Gulotta – e ho affrontato questa situazione grazie alla grande fede che ho da sempre dentro di me, ma anche grazie all’aiuto della famiglia e al lavoro (nella fase della libertà provvisoria, ndr), che è stato molto importante”.

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Una vicenda che non ha ancora trovato un colpevole. E un’incarcerazione dovuta a false testimonianze e a una confessione estorta con la tortura e con metodi terribili. Quando Gulotta confessò, come lo spettacolo ha spiegato, era in un lago di sangue, con il volto tumefatto e dopo una serie di pestaggi che lo portarono ad arrendersi, pur senza colpa. “Quello che spero è che portare la mia storia in giro per l’Italia – ha detto Gulotta – possa ricordare ai magistrati, attivi oggi e a quelli che verranno, di essere più attenti alle varie prove portate dagli inquirenti e che li spinga a non voler trovare un colpevole a tutti i costi e a non avere fretta, evitando processi sommari”. Su tutto, durante quei lunghissimi 36 anni, hanno prevalso orgoglio e voglia di andare avanti… “Nei primi 4-5 anni è stata durissima e diverse volte ho pensato di farla finita (come accaduto a Giovanni Mandalà, un altro dei condannati per la strage, che si uccise in carcere, ndr). Poi però la consapevolezza della mia innocenza è stata più forte del carcere”.

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L’ottimo e ispirato Salvatore Arena ha dato dunque vita ad un dramma dei giorni nostri, dopo di che dalla “fiction” (ma ispirata a fatti realmente accaduti) si è passati al reale. Il vero Gulotta cioè, accompagnato dalla moglie Michela, è salito sul palco a fine spettacolo e ha risposto, assieme al giornalista Nicola Biondo che ha scritto la sua biografia dopo l’assoluzione, e al regista dello spettacolo Massimo Barilla, alle domande del pubblico e del direttore artistico Giuseppe Romanetti. Rimarcando la figura chiave del carabinieri Renato Olino che, anche se molto tardi, ha avuto un ruolo chiave per riaprire il caso e dunque per portare alla successiva l’assoluzione. Un pubblico indignato e quasi sollevato, come lo stesso Gulotta, al momento della lettura, mandata mediante altoparlante all’interno dello spettacolo, della definitiva e originale sentenza di assoluzione.

Giovanni Gardani

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