Carlo Zini al Museo del Bijou: "Quei gioielli che, indossati, ti fanno sentire meglio"
Trecento circa i pezzi esposti. Due invece i cardini dell’opera di Carlo Zini. "Da un lato la capacità di arrangiarsi, e di farlo in fretta, dato che se sei rapido poi arrivi a realizzare il gioiello proprio come lo avevi pensato, senza ripensamenti. Dall’altro il rapporto con il cliente, la capacità di dialogare con esso".

CASALMAGGIORE – Un altro gigante della bigiotteria italiana al Museo del Bijou di Casalmaggiore: si è aperta sabato scorso e durerà fino al prossimo 4 giugno la mostra monografica dedicata a Carlo Zini. Iniziò a creare a 13 anni, con la fortuna di poter apprendere presso un laboratorio di medio alta qualità, dopo di che Zini è divenuto, in una carriera più che onorata lunga oltre 50 anni, uno dei marchi più famosi al mondo. Scultore di luce, è stato definito da Bianca Cappello, curatrice della mostra, accompagnata dalla responsabile del Museo Letizia Frigerio e dal presidente Paolo Zani, capace di unire qualità e quantità, con una produzione che, in alcune annate, ha raggiunto una cifra compresa tra 2500 e 4500 pezzi di campionario. Difficile, in questo senso, poter archiviare tutto.
Anche perché ogni creazione di Zini passa da un processo di rielaborazione e personalizzazione finissimo. “Spesso anche dalle pietre rovinate – ha spiegato Zini – togliendo il talco si possono ottenere meravigliose pietre naturali. Io non ne ho mai presa una e riproposta allo stesso modo, ma ho sempre voluto cambiare. Siamo arrivati anche al punto di riprendere gli Swarovski e, per avere colori subito a disposizione, creare noi stessi le diverse cromature mediante l’utilizzo di smalti a forno”.
Trecento circa i pezzi esposti. Due invece i cardini dell’opera di Carlo Zini. “Da un lato la capacità di arrangiarsi, e di farlo in fretta, dato che se sei rapido poi arrivi a realizzare il gioiello proprio come lo avevi pensato, senza ripensamenti. Dall’altro il rapporto con il cliente, la capacità di dialogare con esso, una dote che, in particolare negli ultimi anni, ho potuto affinare”. Zini, i cui bijou sono finiti su tutte le principali riviste di moda italiane e non solo, ha creato anche per Mina, come ricorda una copertina di un suo cd, e addirittura per il Primo Ministro inglese più famoso di sempre, Margaret Tatcher.
Eppure, rivedendosi, ha ancora la stessa capacità di emozionarsi. “E’ stata una sorpresa inaspettata, anche perché la mostra è molto ben strutturata e qui rivedo molto la mia vita. Ma non chiedetemi quale vetrina io preferisca: mi emozionano tutte, sarebbe come chiedere a un padre a quale figlio voglia più bene”. Cos’è un braccialetto, un collare, un copricapo, un anello o una borsetta, se non un oggetto inanimato? Beh, questa definizione è un po’ riduttiva. Anche perché, parola di Zini, “quando indossano i miei gioielli, i clienti mi dicono di sentirsi molto meglio”. Eccolo lì, il segreto del successo.
Giovanni Gardani