Cronaca

MIPAAF taglia il sostegno agli allevatori. Fava: "Indignato, zootecnia condannata"

“Passare da 22 milioni a 7, in questa situazione di forte disagio del sistema nel suo complesso – sostiene Fava - significa condannare le Apa superstiti a portare i libri in tribunale”.

MILANO – “Lo stato ha scelto, di fatto, di lasciare morire il sistema allevatoriale di questo paese. Con una certa sorpresa ho letto la nota del ministero, con la quale viene comunicato alle Regioni che, in un’ottica di razionalizzazione della spesa pubblica, le già insufficienti risorse previste dal Piano di ripartizione vengono sostanzialmente quasi azzerate: dei 22 milioni di euro da ripartire con criteri che abbiamo sempre giudicato iniqui, e pertanto condannato, diventano, con un gioco di prestigio, sette”.

A lanciare l’allarme per la dismissione arbitraria della rete di aiuti destinati alla tutela della biodiversità e al sostegno al sistema delle associazioni degli allevatori è l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava. La Lombardia è la più importante regione per la zootecnia, producendo il 45% del latte nazionale, il 40% della carne suina, il 30% di quella bovina e il 34% di carni avicole e uova.

“Passare da 22 milioni a 7, in questa situazione di forte disagio del sistema nel suo complesso – prosegue Fava – significa condannare le Apa superstiti a portare i libri in tribunale”.

Nessuna speranza. “Fino ad oggi abbiamo ragionato per cercare nelle pieghe del bilancio delle Regioni qualche risorsa che potesse (integrando il contributo dello stato) riuscire a far parzialmente quadrare i conti delle organizzazioni allevatoriali, ma con questo colpo mortale abbiamo la certezza di non essere più nelle condizioni di poter contribuire in alcun modo al salvataggio del sistema, della tenuta dei registri e dei controlli funzionali”.

“In questo modo – accusa l’assessore Fava – a Roma hanno deciso di buttare al vento decenni di investimenti, prevalentemente pubblici, per un comparto, quello zootecnico appunto, che ha sempre rappresentato il fiore all’occhiello dell’agricoltura di questo paese. A questo punto, qualsiasi sforzo di integrazione da parte nostra sarebbe vano. Sono curioso di vedere quale sarà la mobilitazione del mondo sindacale su questo tema, visto che, una volta tanto, non potranno prendersela con Regione Lombardia, che al contrario come avevo garantito tempo fa, stava cercando di trovare una soluzione al problema locale”.

Rimangono amarezza e incredulità, soprattutto per le modalità con cui la vicenda è stata gestita a livello romano. “La cosa che più mi indigna come amministratore pubblico – confessa Fava – è che giusto ieri il ministro Maurizio Martina e il suo uomo di fiducia Leonardo Di Gioia ci hanno convocati al ministero, col pretesto della riorganizzazione di quel catafalco di Agea, ma nessuno dei due ha avvertito la necessità di informarci su quanto stava accadendo, consegnando ad una laconica missiva dei funzionari l’informazione, inviata sempre nei confronti di altri funzionari, e continuando così a svilire il ruolo politico di chi sui territori ci mette la faccia e tanto impegno. Ma si sa, per di Gioia le priorità sono altre. Tutte, tranne l’interesse delle Regioni”.

Quale futuro per il sistema allevatoriale? Se lo chiede l’assessore lombardo Fava. “Con questa scelta si chiude definitivamente un capitolo – commenta – e sono curioso di capire se se ne aprirà un altro. Con buona pace di tutti coloro che in questi mesi hanno versato fiumi di inchiostro per criticare l’atteggiamento di regione Lombardia, chiamandola ad integrare le già scarse risorse dello stato”.

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