Cultura

Sara Bencharif, araba di seconda generazione "Rispettiamoci, lo insegna Dio"

Naima Boubnam: "A mio parere un ruolo importante dovrebbe svolgerlo proprio la scuola diventando il luogo di prima accoglienza non solo per l’insegnamento della lingua ma delle abitudini del paese in cui viviamo".

CASALMAGGIORE – “Lasciateci il nostro Corano e noi non avremo mai nulla da dire sui crocefissi nei vostri ambienti pubblici”. Evidente il messaggio di Naima Boubnam mediatrice culturale che si fa interprete del pensiero di cinquemila donne tutte di lingua araba che come lei vivono a Casalmaggiore.

Incontriamo Naima appena tornata da Mantova dove viene chiamata più volte la settimana per fare servizio in Carcere e in Tribunale. “Anche i mass media non facilitano l’integrazione scambiando tutti i fedeli di religione musulmana per terroristi. Senza comprendere che spesso quella è gente uscita dalle banlieu parigine e cerca di vendicare la propria emarginazione”.

La popolazione araba presente a Casalmaggiore ha iniziato ad arrivare attorno agli anni 90 creando attualmente una seconda generazione fatta da giovani che frequentano l’università o hanno trovato una occupazione fissa. Eppure le donne che ancora oggi arrivano da Marocco, Tunisia, Egitto Algeria non si trovano bene e faticano ad ambientarsi.

“Questo perchè nessuno tende loro una mano – spiega la mediatrice culturale – e quando arrivano a Casalmaggiore non trovano un appoggio nemmeno dal marito il quale esce, va a lavorare e le lascia sole in casa. Cosi isolate, quasi emarginate, non portano nemmeno i loro piccoli a scuola ed è questo un particolare davvero molto grave. A mio parere un ruolo importante dovrebbe svolgerlo proprio la scuola diventando il luogo di prima accoglienza non solo per l’insegnamento della lingua ma delle abitudini del paese in cui viviamo. Invece sa cosa succede? Ci fanno vedere delle slides dove si insegna la costituzione italiana. Nella lingua che ancora non tutti comprendono”.

Ciò che va auspicato è il cambio di mentalità e di pregiudizi che le donne straniere sentono su di se solo perchè hanno un colore diverso sulla pelle. “Si girano a guardarci perchè copriamo i capelli col velo. Ma anche la Madonna lo portava cosi come le Suore cattoliche e nessuno se ne fa meraviglia. Una delle giovani arabe che studia all’Università di Reggio si chiama Sara Bencharif. Lei non porta il velo e indossa i mini short come le sue coetanee.

“Però io non rinnego la mia originaria religione cosi come rispetto quella delle mie amiche. Vorrei tanto che si facessero degli sforzi, ambo le parti, per condivere le idee, i principi le abitudini rispettandosi l’un l’altro e amandosi come il vostro e il nostro Dio ci hanno insegnato”.

Rosario Pisani

 

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