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CNC e Listone no al regolamento d'accesso agli atti. Disposti al ricorso al TAR

Le minoranze hanno chiesto all’amministrazione che torni a più miti consigli prima che il nuovo regolamento venga inviato al prefetto - primo passo - o impugnato di fronte al TAR - secondo passo -.

CASALMAGGIORE – Hanno scelto la sala del Consiglio Comunale come gesto simbolico di una protesta relativa ad un atto – l’approvazione del nuovo regolamento d’accesso agli atti che riguarda i cittadini e i consiglieri comunali – che mina alla radice la libertà di poter esercitare appieno la propria funzione. Per dire no ad un regolamento che – a detta dei consiglieri di minoranza – va contro al diritto riducendo la possibilità delle minoranze di esercitare la propria funzione, che è quella del controllo dell’attività di chi guida il paese.

Ieri mattina conferenza stampa congiunta di CNC (presente con i consiglieri Pierluigi Pasotto e Calogero Tascarella) e Listone (Alessandro Rosa, Gabriel Fomiatti, Alberto Fazzi e Maurizio Toscani).

“Questa – ha spiegato Pierluigi Pasotto – è una tematica che interessa le minoranze che esercitano una funzione di controllo. Non ci è piaciuto il modo in cui è stato affrontato il tema. C’è da specificare che l’accesso agli atti per i cittadini e per i consiglieri viaggiano su piani distinti. Perché questa fretta di approvare un regolamento? Vengono introdotti criteri di discrezionalità di accesso agli atti. A memoria non ricordo mai problemi per l’accesso agli atti da parte delle amministrazioni precedenti, Araldi, Toscani e Silla”.

Nessuna necessità di normare ulteriormente la possibilità di accesso dei rappresentanti dei cittadini nell’amministrazione, già normata: “L’accesso agli atti è già regolato dal TUEL, all’articolo 43, che dice che i consiglieri comunali e provinciali hanno diritto di iniziativa su ogni questione sottoposta alla deliberazione del consiglio. Hanno inoltre il diritto di chiedere la convocazione del consiglio secondo le modalità dettate dall’articolo 39, comma 2, e di presentare interrogazioni e mozioni. I consiglieri comunali e provinciali hanno diritto di ottenere dagli uffici, rispettivamente, del comune e della provincia, nonchè dalle loro aziende ed enti dipendenti, tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all’espletamento del proprio mandato. Essi sono tenuti al segreto nei casi specificamente determinati dalla legge. Il sindaco o il presidente della provincia o gli assessori da essi delegati rispondono, entro 30 giorni, alle interrogazioni e ad ogni altra istanza di sindacato ispettivo presentata dai consiglieri. Le modalità della presentazione di tali atti e delle relative risposte sono disciplinate dallo statuto e dal regolamento consiliare”. Incomprensibile la funzione del responsabile di procedimento, che si assumerà l’onere del dire sì o no alle richieste e su cui ricadrà l’eventuale ricorso. “La domanda la si continuerà a fare al sindaco, e dovrebbe essere lui stesso a rispondere. Invece la delega a valutare l’ammissibilità viene data ad un dipendente comunale. Chi decide sulla ragionevolezza della richiesta? E’ ingiusto attribuire ad un dipendente pubblico la funzione di dire no o si ad una richiesta. In caso di ricorsi al TAR ne risponde? La legge (TUEL e 241 del 1990) già norma la questione. Le cause di negazione degli atti ai consiglieri comunali andate in tribunale, hanno dato ragione agli stessi consiglieri. Che la legge dica altro lo dimostra il fatto che dopo aver letto l’articolo 43 del TUEL, si era deciso di sostituire l’articolo 5 del regolamento comunale proprio con quella norma già scritta. Se alla fine abbiamo deciso di non dare seguito all’emendamento è proprio perché quel regolamento andrebbe riscritto. Dovrebbe essere una cosa non in discussione. Chi amministra cerca di farlo al meglio, chi è in opposizione dovrebbe svolgere il proprio ruolo di controllo”.

Dopo il consigliere Pasotto è intervenuto Alessandro Rosa per il Listone: “Non è la prima conferenza stampa in materia. Messo che il sottoscritto tra la discrezionalità e l’applicazione in senso restrittivo delle norme è per la seconda delle ipotesi, avevamo chiesto ragionevolezza. Se la risposta di questa amministrazione è emanare un regolamento ancora più stringente, vuol dire che quella richiesta di ragionevolezza non è stata colta”. Poi Rosa ha portato all’attenzione dei giornalisti i due diversi moduli pre e post regolamento. Nel primo la richiesta era indirizzata al sindaco che si prendeva la responsabilità di dire si o no, nel secondo caso la richiesta è indirizzata genericamente al comune. “Vi faccio l’esempio su una questione di cui mi occupo. L’accesso alle informazioni ambientali è negato se la richiesta è manifestatamente irragionevole. Ma chi decide questo? Il funzionario? La richiesta peraltro è negata anche nell’ipotesi che la stessa sia fatta in termini generici. Anche in questo caso chi decide?”.

Altra questione il silenzio rifiuto: “Viene introdotto il silenzio rifiuto. Ma sarebbe buona cosa che il sindaco spiegasse il perché si rifiuta l’accesso ad un determinato atto”.

Molto duro l’intervento di Maurizio Toscani: “La logica del produrre meno documenti cartacei era quella del risparmiare. Se in alcuni casi l’esigenza poteva esserci, in questo caso no. Se si trovano 8000 euro per progetti folli sulla scuola (Pioneer) non dovrebbe essere un problema trovarne 1000 all’anno per la stampa. Tutto questo è fatto per sfavorire il lavoro dei consiglieri, l’impressione è che si siano voluti mettere dei paletti all’attività delle minoranze. Se poi è proprio una questione economica, basterebbe investire lo stipendio del presidente del Consiglio Comunale che prende anche nei mesi in cui non ci sono consigli e non lavora”.

Poi Gabriel Formiatti, che ha spiegato che il ruolo del Listone è sempre stato quello di un’opposizione propositiva. A chiudere ancora Pierluigi Pasotto: “E’ la prima volta nella storia del comune di Casalmaggiore che la maggioranza fa ostruzionismo all’opposizione”.

Le minoranze hanno chiesto all’amministrazione che torni a più miti consigli prima che il nuovo regolamento venga inviato al prefetto – primo passo – o impugnato di fronte al TAR – secondo passo -. Una promessa delle opposizioni perché la questione non si esaurisce qui. Ne va – secondo le CNC e Listone – della libertà per un consigliere di svolgere appieno la propria funzione.

Nazzareno Condina

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