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PUT, Calogero Tascarella: "60 mila euro sono stati risparmiati? Per cosa?"

"Mi fa piacere ci fosse così tanta gente a seguire il consiglio, direttamente nel palazzo comunale o a casa. Anche se non posso non sottolineare che tra tutta quella gente almeno i due terzi hanno votato questa amministrazione. E non posso non ricordarlo".

CASALMAGGIORE – Ne avrà ancora per un po’ di tempo, anche se la voglia di tornare ad occuparsi di politica c’è. Calogero Tascarella (CNC) è ancora in ospedale per i traumi subiti a seguito di una caduta dalla bicicletta. “Mi è sempre andata bene, sono caduto altre volte, questa volta la caduta è un po’ più seria”. Può capitare a chi va in bici e Tascarella lo ha sempre fatto per passione, con gli amici dell’Avis Pedale Casalasco o da solo.

“Mi è dispiaciuto non poter partecipare al Consiglio Comunale in cui si è parlato del PUT. Avrei sicuramente fatto notare al consigliere Francesco Ruberti che quelli che ha letto non sono verbali, ma brogliacci in cui non tutto il dibattito e non tutte le proposte sono state raccolte. I verbali vanno letti e sottoscritti. Io non ho sottoscritto nulla. E’ inutile che si leggano proposte spot senza il necessario approfondimento che c’è stato”. Il discorso è lo stesso fatto da Orlando Ferroni. Anche il consigliere di maggioranza aveva sottolineato che a quei lunghi ‘verbali’ letti in sede di Consiglio, mancavano pezzi.

Anche sulle cifre Calogero Tascarella ha qualcosa da dire: “In consiglio si è sostenuto che si sono risparmiati 60 mila euro. Mi piacerebbe sapere come, a cosa corrisponde quel risparmio e se sia un effettivo risparmio. A me risulta che l’ingegner Favalli debba essere comunque pagato per il lavoro sui flussi che ha fatto. E fosse pure un risparmio, non si può risparmiare su un argomento come questo visto che poi in quanto a consulenze si spendono cifre per altre questioni in cui se ne potrebbe fare a meno. Il mio parere? Chiunque verrà dopo questa amministrazione sarà costretto a rimettervi mano perché é la filosofia di fondo dell’intero piano che è insostenibile. Tanto valeva incaricare un tecnico e pagarlo, magari qualcuno come Matteo Dondé visto che già lo si era coinvolto”.

Lo smarcamento dal PUT prosegue. Tra chi lo mette nel cassetto per le amministrazioni a venire, chi ne contesta la filosofia restano davvero in pochi a difenderlo a spada tratta. Anche perché un PUT resta sempre e comunque un’idea che può essere modificata, e pure stravolta in sede di progetti esecutivi. “Non è la bibbia” ha ripetuto Vanni Leoni, il vicesindaco, in Consiglio. E lo stesso ha ripetuto Francesco Ruberti, spiegando a gran voce che se ci sono proposte serie, e alternative, verranno comunque valutate, e magari l’idea di adesso cambiata: “Intanto però l’idea di città è quella” ripete Calogero Tascarella “Un idea che non condividiamo”.

Un ultimo sassolone dalla scarpa il consigliere di CNC se lo toglie: “Mi fa piacere ci fosse così tanta gente a seguire il consiglio, direttamente nel palazzo comunale o a casa. Anche se non posso non sottolineare che tra tutta quella gente almeno i due terzi hanno votato questa amministrazione. E non posso non ricordarlo”.

Difficile sapere se la considerazione sia azzeccata o meno. Siamo nel campo delle ipotesi. Ma molti ricordano ancora che – nei giorni della sperimentazione – fu il solo Filippo Bongiovanni – tra i due candidati rimasti per affrontarsi nel secondo turno – a fermarsi a colloquiare lungamente con l’architetto Matteo Dondé e con le persone presenti, a mostrare entusiasmo per la sperimentazione slow in via Baldesio, tanto da esprimere nei giorni successivi, poco prima del ballottaggio, tutto il proprio giubilo in una famosa lettera diffusa a mezzo stampa. Meno entusiasmo fu mostrato da Claudio Silla che sempre in tanti ricordano nella via in una fugace apparizione, poco incline a lasciarsi prendere dalle emozioni. Le amministrazioni precedenti all’attuale si guardarono bene da prendere in mano la ‘patata bollente’

Poi le elezioni del 2014 andarono come tutti sanno, con una manciata di voti a separare i due candidati e la vittoria al fotofinish della compagine di Centrodestra. Più che i meriti – ammesso che la teoria del pubblico pentito sia quella esatta – furono le sottovalutazioni e le scelte tattiche a pesare. E su quelle fu la politica ad avere la piena responsabilità.

Nazzareno Condina

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