Ambiente

Calvatone, l'ultimo giorno di Athos. Nessuno deve morire solo

Stamattina la parola fine a questa vita che a volte dà, e più spesso toglie. Una fine leggera, un trapasso che il personale de ‘La Cuccia e il nido’ gli ha fatto fare nel sonno, non lasciandolo solo. Sino all’ultimo respiro.

CALVATONE – E’ morto mentre una mano amica gli teneva la zampa. Addormentato nella clinica che sorge accanto al Canile, dove era stato portato questa mattina per accertamenti ecografici. Accertamenti che avevano mostrato una massa tumorale ormai troppo estesa. Dieci centimetri, dalla milza sino alla vescica. Sarebbe sopravvissuto poco con il rischio di passare attraverso sofferenze atroci.

A volte è difficile prendere una decisione per chi ha responsabilità “Non voglio che muoia tra sofferenze atroci. Ho deciso così. L’aspettativa di vita era di tre mesi al massimo, con un rischio di rottura di quella massa tumorale e conseguente emorragia altissimo”. Nessuna speranza dunque, solo la decisione, durissima se farlo vivere o lasciare che se ne andasse, dal sonno dell’eco alla morte, per sempre.

Non sono scelte facili, soprattutto per chi quei cani li segue e li ama sin dal principio. Athos era arrivato in canile 18 mesi fa, abbandonato dal proprio ‘padrone’, il corpo magrissimo, infestato da zecche e pulci, la carne lacerata dalle mosche. Un pastore tedesco – cane fiero e regale per eccellenza – umiliato sino a quel punto. Athos era risultato positivo anche alla leishmaniosi. Non si erano persi d’animo a Calvatone, lo avevano curato con tanto coraggio ed altrettanta costanza ed amore.

Athos si era ripreso, aveva recuperato le energie ed amava la sua palla. Vani i tentativi di farlo adottare. Un cane anziano non attrae di solito i possibili adottanti e nonostante tutti i tentativi nessuno aveva mai chiesto di quel lupo gigante che a guardarlo incuteva timore, ma che aveva bisogno solo di essere conosciuto ed amato per quello che era. Un cane, con una dignità ed un futuro da dire e da dare.

Qualche tempo fa le sue condizioni si erano aggravate, si era scoperto che qualcosa non andava. Qualche crisi, la consapevolezza di quel male, ma si era sempre ripreso. Qualche giorno fa era nel box, a prendersi il suo biscotto dalle mani di un volontario. Stamattina la parola fine a questa vita che a volte dà, e più spesso toglie. Una fine leggera, un trapasso che il personale de ‘La Cuccia e il nido’ gli ha fatto fare nel sonno, non lasciandolo solo. Sino all’ultimo respiro. Perché nessuno merita di morire solo. Ora Athos è alito di vento. E nel vento corre incontro alla sua palla, senza più dolore.

Nazzareno Condina

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