Ferroni emarginato
ma ponte provvisorio
è l'unica soluzione
In qualità di semplice privato cittadino, ho deciso, dopo aver assistito al consiglio comunale aperto al pubblico di giovedì 16 novembre scorso relativo agli aggiornamenti sulla questione del ponte di Casalmaggiore, di scrivere un testo per esprimere il mio parere in merito allo svolgimento di tale incontro e, affinché questo non costituisca una sterile e inutile presa di posizione (come molte altre che abbondano in questo periodo), per fare anche una proposta concreta di azione.
In primo luogo, devo assolutamente sottolineare il mio disappunto per ciò che concerne l’andazzo del suddetto incontro pubblico. A mio parere, infatti, si è trattato prevalentemente di un’occasione per ribadire ciò che tutti già sanno e che ormai si è trasformato in aria fritta (ovvero i disagi), per fare propaganda politica e, spero in maniera non voluta da parte di chi ha parlato, per mostrare quanto il gruppo consiliare del Comune di Casalmaggiore privilegi l’appartenenza politica rispetto alla collaborazione per risolvere un problema comune.
Gli aspetti fondamentali che sono stati rivelati alla cittadinanza sono fondamentalmente tre: non si sa se i soldi destinati a questa emergenza dal decreto fiscale approvato proprio il giorno stesso saranno sufficienti, visto che ora sono stati solo stanziati 35 milioni da suddividere sui settanta ponti sull’asse del Po; bisogna ancora decidere se l’intervento più opportuno sia la riparazione del ponte già esistente o la costruzione appena a valle di esso di un ponte provvisorio, in quest’ultimo caso mentre si avviano le procedure e si completano i lavori per un nuovo ponte definitivo; è stata fatta da parte del Comune di Casalmaggiore una mozione per richiedere lo stato di emergenza, cosa che aiuterebbe a ridurre i tempi relativamente agli appalti e a tutte le azioni necessarie in generale per risolvere il problema.
Ciò che intendo far notare, ribadisco, da semplice privato cittadino, è che la riparazione del ponte è stata non troppo implicitamente presentata come un’opzione più cara alla maggioranza del gruppo consiliare, che era in evidente disappunto (e qui attenzione: non in disaccordo, a dimostrazione della prioritaria importanza data all’appartenenza politica) con il consigliere Orlando Ferroni, principale artefice dello studio per la realizzazione del ponte provvisorio. Ferroni, infatti, ha contattato da sé l’azienda “Janson Bridging” per verificare la fattibilità di questo progetto, e ieri sera erano presenti alcuni tecnici di questa azienda che avevano il compito di spiegarlo, ai quali è stato dato poco spazio, oltretutto praticamente alla fine dell’incontro, ma per questa a parer mio nobilissima seppur solitaria azione è stato quasi emarginato, perlomeno questo era quello che un ascoltatore poteva facilmente notare.
Se non si fosse ancora capito, io sono molto convinto della fattibilità della proposta di costruzione del ponte provvisorio, in quanto, prima di tutto, è stato fatto già notare dai tecnici competenti che “l’incerottamento” del ponte esistente è una grossa incognita sotto tutti i punti di vista (tenuta delle riparazioni, visto che la vita utile del manufatto è già stata dichiarata come “conclusa”, costi e implicazioni sulla viabilità in primis) e inoltre se si decidesse di percorrere questa strada sarebbe necessario istituire una gara d’appalto che richiederebbe da sé almeno il doppio del tempo necessario ad effettuare le riparazioni, ovvero otto mesi, quindi per un totale di un ulteriore anno di chiusura del ponte, almeno. Infatti, un altro problema, che è stato presentato praticamente alla fine ma di cui nessuno secondo me era a conoscenza, è che con il nuovo codice degli appalti, se i lavori superano la cifra di 5 milioni e 225 mila euro, si allungano di molto i tempi perché si passa ad un tipo di appalto di categoria superiore.
Nell’ipotesi che venga realizzato il ponte provvisorio e che passi lo stato di emergenza, invece, con tre mesi di burocrazia (in questo caso non si pone il problema suddetto relativo agli appalti) e solo sei mesi di lavori si potrebbe nuovamente attraversare il grande fiume a Casalmaggiore, quindi magari entro la metà dell’estate prossima, il che non sarebbe male per la campagna dei pomodori, che per quest’anno si è salvata per un pelo ma di cui non ho ancora sentito parlare nessuno. Va ricordato, inoltre, che il ponte provvisorio non necessita di alcuna manutenzione per i primi tre anni di vita e che i tecnici hanno affermato che non ci sono particolari problemi per collegarlo alla viabilità già esistente.
Alla fine dell’incontro, fa sorridere ma va detto, qualcuno è stato capace di controbattere a Ferroni che forse la proposta è impraticabile perché AIPO difficilmente permetterà l’impianto di nuovi impalcati nell’alveo del fiume. Non mi esprimo a riguardo perché non riuscirei mai ad eguagliare quello che possono aver pensato i pendolari e gli imprenditori quando hanno sentito questa cosa. Più che altro, personalmente, mi ha fatto innervosire il tono con cui è stata fatta questa obiezione, come a voler cercare in ogni modo possibile di screditare l’idea.
Desidero sottolineare, prima di concludere questa constatazione e passare quindi alla mia proposta, che Ferroni ha una visione politica praticamente opposta alla mia, dato il suo partito di appartenenza, quindi non sto scrivendo tutto questo per potare l’acqua al mio mulino, bensì semplicemente perché ritengo, sempre da privato cittadino, che la migliore strategia nella risoluzione dei problemi sia la coesione di tutte le forze politiche. Sembra banale, ma solo con tutti i differenti punti di vista si può arrivare ad una soluzione che si possa definire “completa”, sempre (ne è un esempio la nostra Costituzione).
Dunque, ora veniamo alla mia personale proposta di azione. Quest’idea mi è venuta dopo aver incrociato un autoarticolato sul ponte di Viadana una notte mentre tornavo da Parma circa una settimana fa. Il camion viaggiava ad una velocità molto sostenuta (almeno 100 km/h secondo me) ed era carico, visto che tutti e tre gli assi posteriori avevano le gomme che poggiavano sul manto stradale. Ora, non ci vuole un ingegnere civile per capire che un carico pesante più si muove velocemente più esercita una forza verso il basso sul manufatto, sottoponendolo a grandi sollecitazioni. Quindi, visto che adesso sul ponte di Viadana, in aggiunta ai veicoli che già transitavano ogni giorno, ce ne sono anche nove dei tredici mila che prima passavano a Casalmaggiore, non sarebbe meglio fare il possibile per prevenire un possibile disastro, ovvero il deterioramento e la chiusura anche di questo ponte? Questa terribile ipotesi di pericolo, dovuto alla situazione odierna di dirottamento su Viadana, è stata paventata anche all’incontro, peraltro.
Per “fare il possibile” intendo porre in funzione un sistema di controllo della velocità su tutta la lunghezza del ponte di Viadana al più presto (il limite da rispettare anche oggi, in teoria, sarebbe di 50 km/h), così da non permettere ai carichi pesanti, più che al traffico leggero, di deteriorare eccessivamente il manufatto prima che possa essere riaperto in qualche modo il passaggio a Casalmaggiore.
La ciliegina sulla torta sarebbe quella di utilizzare parte del ricavato, se non addirittura il totale, delle contravvenzioni, che si farebbero a centinaia ogni giorno, per andare ad ossigenare le casse destinate alla risoluzione del problema di Casalmaggiore, delle quali per ora non si conosce la disponibilità. In ogni caso, la priorità è la salvaguardia del ponte mantovano-reggiano. Mi rendo conto che questa mia proposta è un po’ azzardata, soprattutto l’ultima parte, visto che prevede l’accordo di due province e due comuni, ma non mi costava nulla farla quindi mi sono permesso di scriverla. Perlomeno, ho cercato di trovare un modo per far sì che dalla preventiva soluzione di un possibile problema futuro traesse giovamento quello che è, purtroppo, soltanto l’abbozzato processo risolutivo di un problema già esistente.
Ringrazio per l’attenzione chi avrà avuto la pazienza di leggere quello che è solo ed unicamente il punto di vista di un semplice privato cittadino, così desideroso di vedere proposte concrete da farle egli stesso, visto che non costa nulla. Sì, proposte concrete, perché con la petizione per chiedere ai conduttori de “Le Iene” di venire a fare un servizio sul disagio dato da questa situazione nel casalasco di sicuro il problema non si risolve…
Ringrazio ovviamente anche la redazione di OglioPoNews per aver pubblicato.