Ponte, Orlando Ferroni e il muro di gomma: "La logica interessa poco alla politica"
"E pensare - ha spiegato lo stesso Ferroni - che tra i politici c'è chi parla di incerottarlo e riaprirlo a senso alternato. Il che significa non rendersi conto neppure di quel che si sta dicendo"

CASALMAGGIORE – Mastica amaro Orlando Ferroni. Un misto di delusione e rabbia. Ha conosciuto il significato del ‘muro di gomma’, dello scontrarsi, continuamente e ripetutamente contro l’illogica logicità della politica. Mastica amaro, ma non si arrende nonostante tutto. Potrebbe farlo, potrebbe mandare, dopo due mesi di battaglie condotte in quasi assoluta solitudine, tutti a quel paese. Nei giorni scorsi ha ricevuto un importante incarico dal CNR di Bologna. Il suo lavoro di coordinamento sulle vescicole merita, per il Centro Nazionale di Ricerca, approfondimenti.
Potrebbe andarsene e non lo fa. E’ un testone, per nulla disposto a cedere. Anche se, in questi giorni, l’impressione più forte è che del project financing, dell’interesse degli imprenditori privati che lui stesso ha trovato, della possibilità del ponte provvisorio, al di là dei sorrisi e delle pacche sulle spalle non freghi niente o quasi a nessuno. Nessun pronunciamento su questa strada dei vari rappresentanti, ad ogni livello, del popolo, a parte il vice presidente del consiglio regionale Mario Mantovani, il solo a credere ad una strada diversa ed alternativa. Ci sono gli strali su tutti i rappresentanti eletti a pesare per lui – il meno diplomatico degli uomini prestati alla politica (guai a dargli del politico, non lo è e lo dice lui stesso) a fare da contrappeso notevole alla possibilità che il suo progetto possa avere, quantomeno, un approfondimento serio. Se parli male dei politici, al di là delle bandiere, poi gli stessi in qualche modo se ne ricordano.
Sono passati 100 giorni dal 7 settembre. 100 giorni di incertezze, di decisioni a metà, di sofferenza per la popolazione dei pendolari, dei lavoratori acuita da un sistema viabilistico che tra treni e strade alternative non costituisce una soluzione – neppure temporanea – degna di essere considerata tale, ma parte stessa del problema. Cento giorni in cui non si è potuta avere neppure risposta certa su quale sarà l’intervento previsto, su quando inizierà, su dove sarà – nell’eventualità che la soluzione scelta sia l’incerottamento del ponte vecchio per garantirgli un altro decennio di vita – il nuovo ponte. 100 giorni di inquietudine e poche, o nessuna risposta concreta.
“E pensare – ha spiegato lo stesso Ferroni – che tra i politici c’è chi parla di incerottarlo e riaprirlo a senso alternato. Il che significa non rendersi conto neppure di quel che si sta dicendo perché se solo si conoscesse l’argomento di cui si parla, a nessuno verrebbe in mente il senso alternato visto che sul versante cremonese la gestione delle code è impossibile senza congestionare l’intera viabilità. La mia impressione è quella di parlare al vento e di parlare a gente scarsamente interessata. Ho portato alla politica una soluzione, quella del ponte provvisorio riuscendo a far fare ad una delle migliori ditte mondiali uno studio di fattibilità a gratis, mi sono occupato della possibilità di intercettare fondi europei trovando chi potesse seguire la complessa questione, anche questi tra i migliori in Italia. Ho trovato imprenditori disposti ad investire su una struttura provvisoria privata per consentire di accorciare i tempi, offrendo un’ulteriore soluzione. Neppure questo basta. Qualcuno mi ha detto che ci sono interessi troppo grandi in gioco e quando ci sono interessi troppo grandi la logica passa in secondo piano. Comincio a crederlo anch’io”.
“A me non interessa che mi si riconoscano dei meriti, quello è un interesse che ho nella mia professione, non certo nella politica. Mi sono reso disponibile a farmi da parte affinché siano altri a gestire la cosa. Ma in pochi sembrano crederci sul serio, la strada sembra tracciata e sembra essere quella del sistemare una struttura già andata, prolungandone la vita se andrà tutto bene di un decennio e non sapendo di preciso neppure bene chi potrà passarci sopra e come. A me tutto questo non sembra logico. Per niente”.
Nonostante lo sconforto, Orlando Ferroni ha la testa dura: “Andrò in Regione nei prossimi giorni, ci andrò io stesso perché ho capito che nessuno mi darà una mano in maniera convinta. E guarderò tutti in faccia. L’unica cosa che mi resta da dire è che tra poco ci saranno le elezioni e la gente si ricorderà cosa è stato fatto per questo territorio da chi verrà a chiedere voti. Si ricorderà di chi ha solo fatto promesse. Ormai le parole da sole non ingannano più nessuno. E qui, al momento sono solo le parole che restano”.
Nazzareno Condina