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Rugby, il ponte ha cambiato la vita a ragazzi e famiglie

“Quasi tutte le nostre trasferte sono in Emilia, tante a Parma e nel parmense. Se prima della chiusura del ponte in mezz’ora eravamo a Parma, ora ci vuole almeno un’ora"

CASALMAGGIORE – Vite che cambiano, anche nello sport. La storia di Antonello Antonio Livrieri è una delle tante. Mental Coach e responsabile dei settori giovanili del rugby Colorno e del rugby Casalmaggiore ha dovuto adattare la sua vita dal 7 settembre in poi. Come l’hanno dovuta adattare altre famiglie che avevano scelto il rugby per i loro figli.

E non è solo questione di allenamenti, è un po’ tutta l’attività che ne ha risentito. 4 ragazzi che dall’area parmense si spostavano a Casalmaggiore. Una decina quelli che effettuavano il tragitto inverso. “Il rugby Casalmaggiore è una società nuova – ci spiega – ed io sono il responsabile dell’attività giovanile”. 36 ragazzi, per i quali anche i tempi dello sport si sono dilatati: “Quasi tutte le nostre trasferte sono in Emilia, tante a Parma e nel parmense. Se prima della chiusura del ponte in mezz’ora eravamo dall’altra parte, ora ci vuole almeno un’ora per arrivare a Parma. E questo significa organizzare diversamente tutto, con maggiori costi anche per far giocare i ragazzi”.

In senso inverso il disagio è ancor più evidente: “Sono una decina, tra ragazzi e ragazze, quelli che dal casalasco venivano a Colorno a fare allenamento. 10 minuti da Casalmaggiore. Oggi ci vuole un’ora ad andare ed una a tornare”.

In tutto questo nessun aiuto, nessuna agevolazione, nessuna presa di coscienza da parte del pubblico a cui lo sport – come del resto il resto – interessa sino lì. E’ grazie ai privati soprattutto che le attività possono proseguire con un po’ di tranquillità: “Dobbiamo ringraziare aziende come l’Azotal, Davighi e la Briantina, che ci sostengono e si sono fatte carico delle difficoltà e delle maggiori spese”.

Comprensibili anche le difficoltà, non solo quelle delle famiglie, ma pure quelle delle società con i mezzi di trasporto costretti a sobbarcarsi molti km in più. Ma anche a livello personale la vita, da quel 7 settembre, non è più stata uguale. “Sono un mental Coach, e seguo 5 ragazzi delle zebre. Se prima riuscivo a seguirli con più assiduità, adesso vado più di rado perché se alle 2 ore tra andata e ritorno ci aggiungo le 3 o 4 ore che dedico loro, non sempre mi è facile farci stare dentro tutto. Io poi sono uno di quelli fortunati, perché parte del lavoro lo posso fare pure da casa, ma tre giorni alla settimana devo andare per gli allenamenti a Colorno. E non posso fidarmi dei treni perché finisco tardi e se sopprimono l’ultimo, che è in genere quello che dovrei prendere per tornare a casa, resterei bloccato dall’altra parte”.

E’, anche in questo caso, l’insicurezza a governare la vita. “Ripeto, sono uno dei fortunati rispetto ad altri, ma anch’io mi sono dovuto adattare”. Ed adattare è la parola che ben descrive la situazione: in tanti hanno dovuto farlo e dovranno continuare, non si sa sino a quando. Tempo portato via al resto, spese in più ed un senso di frustrazione che cresce, di giorno in giorno. E a cui, al momento, nessuno riesce a dare una seppur minima speranza, una risposta chiara.

Nazzareno Condina

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