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Pomì, con Scandicci l'inizio della risalita? Ecco perché è lecito credere che sarà così...

Per salvare la stagione la Pomì avrà bisogno di vincere spesso, “di vincerle tutte” per riprendere la frase pronunciata nel dopo gara da coach Lucchi. E avrà bisogno dunque di prendere punti anche contro le grandi, se non con le grandissime. Possibile? Forse sì, e proviamo a spiegarvi perché. Senza perdere di vista l'equilibrio.

Foto Sessa

CASALMAGGIORE – Parola d’ordine: equilibrio. La Pomì Casalmaggiore non era scarsa prima e non è squadra già completa e del tutto guarita adesso. Certo però il successo contro Scandicci traccia una rotta nuova e diversa: col cambio dell’anno solare si è girato pagina. Questo voleva la società, questo ha dimostrato la squadra alla prima chiamata ufficiale del 2018. Non è solo uno dei tre successi conquistati in regular season da Casalmaggiore (quattro con la vittoria di Coppa Cev in Olanda), ma è “la” vittoria, la più significativa sin qui. Perché dimostra che la Pomì può giocarsela anche contro le big del girone: magari Conegliano e Novara sono ancora distanti (anche se il match di ritorno in Veneto per almeno un paio di set e quello di andata in Piemonte raccontano di un gap non così siderale), ma Scandicci, terza in classifica, è stata superata nettamente e con pieno merito.

Per salvare la stagione la Pomì avrà bisogno di vincere spesso, “di vincerle tutte” per riprendere la frase pronunciata nel dopo gara da coach Lucchi. E avrà bisogno dunque di prendere punti anche contro le grandi, se non con le grandissime. C’è più ottimismo, indubbiamente, ma questo banalmente deriva dai 3 punti che rilanciano le rosa, allontanano la zona retrocessione (vincere con Bergamo in casa domenica prossima potrebbe scacciare in via pressoché definitiva i fantasmi) e schiodano la sensazione di incompiutezza che tante partite giocate a metà (e tanti tie break persi in extremis) avevano lasciato.

REGINA LEO – Perché però, a livello tecnico, la rimonta di posizioni su posizioni in classifica può davvero essere possibile? Anzitutto perché la “signora del volley” Leo Lo Bianco (copyright di Carlo Gobbi, uno dei grandissimi che ha decantato questo sport sulla Gazzetta dello Sport) è tornata e la differenza s’è vista: regia illuminata, grande distribuzione del gioco, soluzioni offensive rese più semplici da giocate geometriche e precise. La semplicità è l’arma dei forti e Leo lo ha dimostrato. Ha spedito a quota 15 Martinez e Zago, ha aiutato Guiggi, ha consegnato cioccolatini anche a Starcevic. E ha aiutato anche Rondon, parsa più lucida e continua quando è stata chiamata in causa.

COMPRIMARIE PROTAGONISTE – L’altro dato è la forza della panchina, che pure sabato al PalaRadi era quasi azzerata: sì, ma con la rosa ridotta all’osso, la Pomì ha saputo sfruttare quelle giocatrici che, sulla carta, senza la rivoluzione occorsa sul mercato, avrebbero forse trovato poco spazio. La fame di Zago, della stessa Starcevic (che pure sta giocando con continuità, anche se nelle gerarchie iniziali non appariva come una titolarissima), la crescita di Martinez, in attesa di ritrovare la miglior Anastasia Guerra sono tutti dettagli che hanno fatto la differenza. E Napodano, come già si era intravista, ha dimostrato di essere molto più di un secondo libero, piazzando battute ficcanti e insidiose alla bisogna: una sorta di Cambi-bis, per chi se la ricorda… Armi diversificate, in assenza di una bocca da fuoco come Fabris l’anno scorso: ognuno ha il suo arsenale, l’importante è saperlo usare. E soprattutto metterci testa e anima: cosa che la Pomì non ha fatto per tante gare all’andata e ha ritrovato nel momento del bisogno, quando le alternative erano pochissime e l’avversario oggettivamente più forte e completo sulla carta.

RIALZATO IL MURO – E poi c’è un fondamentale che, assieme alla ricezione (ancora migliorabile, ma Grothues, schierabile dopo che il suo tesseramento verrà perfezionato lunedì, è arrivata per questo…), ha fatto la differenza: il muro. E non con le solite note Guiggi e Stevanovic (la prima in grande spolvero, la seconda in crescita anche se non ancora al top), ma anche con altre atlete, come la stessa Zago ad esempio. Avere rispolverato il muro contro la regina di questo fondamentale, ossia Adenizia di Scandicci, è particolarmente significativo.

MERCATO E CALENDARIO – A questi dati tecnici, si aggiungano le novità attese dal mercato (un nuovo opposto, Drews, Mingardi o chissà, e soprattutto Grothues, senza scordare la possibilità di un ulteriore innesto a febbraio), che potrebbero dare vita a un roster un po’ più corto rispetto a inizio torneo ma forse più compatto. Avere le idee chiare e avere in testa un sestetto base – senza un eccesso di camaleontismo che spesso tracima nella confusione tattica – potrebbe essere la risposta che alla Pomì serviva. Il calendario, poi, non dice così male: Cev a parte (nei primi due turni si tratta di sfide alla stregua di amichevoli), la Pomì sfiderà Bergamo in casa, Monza e Pesaro fuori, Firenze al PalaRadi e Filottrano tra in trasferta. Se Casalmaggiore fa il filotto (giocando come sabato è tutto alla portata), allora le prospettive si ribaltano completamente. Inutile ora fare pronostici, ma dal decimo al quinto posto (più su è dura guardare, considerando la distanza da Busto quarta, 14 punti) il passo potrebbe non essere così grande. Anche perché, togliendo la trasferta di Busto Arsizio, la Pomì giocherà i match più duri (con Novara e Modena) al PalaRadi, palazzetto che è tornato ad essere un fattore, prendendo per mano le rosa e a sua volta facendosi prendere per mano dalla squadra. Ricordiamolo, a scanso di equivoci: negli ultimi tre tornei lo Scudetto, se proprio si vuole sognare, solo una volta è andato a chi aveva vinto la regular season (Conegliano nel 2016). Negli altri casi lo vinse chi arrivò meglio all’appuntamento playoff. E la Pomì non può che crescere, avendo già toccato il fondo. Meglio non andare oltre con le supposizioni, però mai dire mai…

Giovanni Gardani

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