Gori, intensa serata in Auditorium: "Lombardia aspiri al top e non scordi le periferie"
Gori ha ascoltato le relazioni di Antonini (Infrastrutture), Borghesi (Sanità), Avanzini (Sociale) e Adami (Commercio). Ha parlato di Lombardia a due marce: “Milano cresce in modo strepitoso anche del 4-5 per cento l’anno, ma abbiamo scordato tutto il resto: noi siamo per ricucire un territorio anche lontano".
CASALMAGGIORE – Un Auditorium Santa Croce gremito lunedì alle 21 ha concluso la visita di Giorgio Gori, candidato alla presidenza di Regione Lombardia per centrosinistra e civismo, lunedì a Bozzolo, Rivarolo del Re e Casalmaggiore. Un paio d’ore di dati, analisi del territorio e soprattutto ascolto, con il sindaco di Bergamo che ha preso molti appunti. Unica pecca, probabilmente, la mancata investitura ufficiale di Alessandro Rosa, che rappresenta il territorio casalasco (unico candidato per la compagine di Gori) e per il quale forse era il caso di spendere almeno qualche parola. Presenti in sala cittadini e anche tanti sindaci dei comuni casalaschi, il presidente della Provincia di Cremona Davide Viola, oltre alla rappresentanza Pd di Viadana.
In ogni caso Gori ha dapprima riassunto la propria carriera, dal giornalismo alla tv alla politica, con la discesa in campo in Regione Lombardia che ha un “colpevole”: Emilio Del Bono, sindaco di Brescia. “Ho accettato il suo invito dopo la sberla che il centrosinistra prese a giugno alle ultime amministrative. Volevo dare un segnale di coraggio e così ho accettato di correre per sfilare al centrodestra la Regione dopo 23 anni”. Perché partire dalla periferia? “Perché la Lombardia è bella tutta, con le sue differenze e le sue caratteristiche – ha detto Gori – . E perché questo tour mi ha consentito di dire che la gestione Maroni non è stata fallimentare, ma troppo Milano-centrica, dimenticando i territori più lontani, come questo. Io non posso dire che in Lombardia si viva male, ma tutto sta nel rapporto e nel confronto che vogliamo fare: con tutto il rispetto, se ci paragoniamo alla Calabria, sicuramente stiamo meglio, ma il nostro paradigma devono essere le grandi regioni europee. Dobbiamo aspirare al meglio. Pure la stessa Emilia Romagna, vicina di casa, ha percentuali di sviluppo superiori alle nostre. Per questo la nostra campagna elettorale parte dallo slogan “Fare, meglio”, perché si può andare oltre l’ordinaria amministrazione”.
Alcuni dati snocciolati da Gori sulla Lombardia: 6.4 per cento di cittadini sotto la soglia di povertà, 17 per cento a rischio povertà; la Lombardia è la regione più inquinata d’Europa e ha subito un consumo di suolo agricolo enorme; il dato dell’accesso al libero mercato delle donne è inferiore di 10 punti rispetto alle grandi regioni europee; tanti ragazzi mollano troppo preso la scuola dell’obbligo (da qui il diritto allo studio, per non abbandonare ragazzi le cui famiglie vivono magari povertà e disagio). “Poi, oltre la statistica, ci sono le persone, le loro storie, che io sono venuto qui ad ascoltare” ha detto Gori. Parlando della Sanità, il sindaco di Bergamo ha sottolineato come “l’unica grande vera riforma di Maroni, quella della Sanità di territorio non stia ancora dando risultati concreti”. Poi la sottolineatura sulla generosità della Lombardia. “Abbiamo vissuto campagne elettorali in cui noi lombardi siamo stati sollecitati ad essere egoisti, a tenerci tutto in casa: il 75% delle tasse doveva essere trattenuto, promise Maroni, e così ovviamente non è stato, così come non accadrà per il 50% del residuo fiscale. L’egoismo è in conflitto con la dimensione solidaristica e mutualistica che corrisponde alla nostra storia rurale, quella delle campagne e delle cascina, che voi ben conoscete”.
Da qui una Lombardia a due marce: “Milano cresce in modo strepitoso anche del 4-5 per cento l’anno, ma abbiamo scordato tutto il resto: noi siamo per uno sviluppo inclusivo, noi siamo per ricucire un territorio anche lontano. E per farlo abbiamo l’appoggio del centrosinistra e del civismo: quest’ultima corrente, a Bergamo nel 2014, mi portò il 20% al primo turno su un 46% totale. E’ un mix che ha funzionato bene, e che credo potrà funzionare anche in questa sfida al piano di sopra”. Subito dopo hanno preso la parola quattro diversi interlocutori, ciascuno per un settore specifico. Riportiamo, divisi in paragrafi, i loro interventi e le risposte di Gori, il quale in merito alla rinuncia di Maroni ha ammesso: “E’ stato un po’ uno choc anche per me, ma aspettiamo di capire chi sarà il competitor: la nostra strada comunque è tracciata, non cambiamo la nostra campagna elettorale”.
INFRASTRUTTURE – Paolo Antonini, presidente del Comitato Trenopontetangenziale, inizialmente anche con sferzante ironia ha attaccato duramente l’assessore alle Infrastrutture Sorte: “Lei è fortunato, caro candidato, ad essere di Bergamo, provincia di residenza di Sorte, dove sicuramente vi avrà ricoperto di infrastrutture”. Battute a parte (Gori ha detto che la provenienza di Sorte non ha fatto altro che alimentare lo spettro delle promesse non mantenute sulla provincia di Bergamo), Antonini ha ricordato come la chiusura del ponte inchiodi anche il benessere economico, riportando il focus su cosa sarà del ponte nuovo dopo l’incerottamento del vecchio. “A San Benedetto Po hanno impiegato quasi sette anni – ha ricordato Antonini – per costruire un ponte nuovo. Non possiamo permetterci questi tempi, ma nessuno sembra curarsene”. I riferimenti a stazione ferroviaria e tangenziale sono stati definiti “paradigma di un territorio dimenticato”.
Gori ha ricordato come si sia investito molto sull’alta velocità, per poi salire sui treni locali e riscoprire quasi le carrozze a vapore. “Eppure Parma e Brescia sono due città importanti, belle e produttive, che meritano collegamenti migliori. Va diviso il tema – ha detto Gori – . Da un lato il conflitto di interessi di Regione Lombardia con Trenord vi spiega perché non viene fatta programmazione e perché poi dalla Regione alzano le mani sui disservizi, dicendo che non possono fare nulla. Se a Casalmaggiore in cinque anni è scomparso tutto in stazione è perché alla Regione, che si siede ogni anno al tavolo con Trenord, evidentemente non interessa investire qui. Dall’altro lato va riallacciato un dialogo con Rfi, e con Ferrovie dello Stato, per quanto concerne le infrastrutture. La soluzione e la strada da percorrere è quella delle gare, che devono essere vinte dal migliore offerente: il contratto con Trenord scade nel 2020? Bene, da allora si farà un nuovo bando di gara e vedremo chi vincerà l’appalto. Potrebbero anche vincere imprese straniere, purché garantiscano un servizio migliore. L’Emilia Romagna è andata a gara e viaggerà dal 2019 a ritmo di 15 treni nuovi al mese. Gli investimenti in Lombardia sono spalmati da qui al 2032, ecco quando vedremo i treni nuovi e solo in alcune zone della regione, non qui… Mobilità sostenibile è anche valorizzazione delle bellezze naturale, nell’ottica di una promozione integrata della bellezza storica, paesaggistica, culturale e artistica”.
SANITA’ – Luigi Borghesi, in rappresentanza del Comitato per la difesa dell’ospedale Oglio Po, ha ricordato la storia della sanità locale: dalla riforma Formigoni “che ruppe i nostri equilibri” alla legge 23/2015 “che ci ha ridato speranza con il passaggio ad un’unica Ats” e ancora alla creazione di un ambito distrettuale sperimentale. “Si è pensato ad un passo avanti – ha detto Borghesi – ma non è così. Manca un disegno che individui compiti specifici per ciascun ospedale, manca la volontà di fare rete. L’Oglio Po è l’unico presidio per acuti, poi a Bozzolo dovremmo avere il polo riabilitativo ma già si parla di Pot da anni, senza che gli investimenti si vedano, e a Viadana, dove c’era la Lungodegenza, si prevede un nuovo Pot. Vediamo molta confusione. E le liste di attesa sono lunghe, perché i professionisti non sono garantiti e dunque si assiste ad un fuggi fuggi figlio anche di questa spaccatura. Manca inoltre un piano di zona, e questa è una mancanza grave”. Borghesi ha pure chiesto, come provvedimento abbastanza urgente, la reintroduzione dei due primariati di Antestesia-Rianimazione e Ortopedia-Traumatologia.
Sulla Sanità Gori è partito da un concetto semplice: “Dobbiamo mettere la Regione a fare il suo lavoro, ossia a programmare, perché la Regione è ente di programmazione e solo la Regione ha una visione su ampia scala. Emblematico il caso del punto nascite, so che qui ci sono 800 parti, ma all’Oglio Po si fatica ad arrivare a 500: perché questo accade? Perché si emigra e si nasce in altri ospedali? Occorre creare una rete interna tra specialisti, ginecologi in questo caso, e ospedale. Occorre coordinamento. Un altro errore della Regione è che ha sempre scisso il tema della Salute e dalla Sanità, che si è tenuta in seno, rispetto ai problemi legati al Sociale, di cui si occupano i comuni. A mio avviso sono due temi indistricabili”.
SOCIALE – Katja Avanzini del Consorzio Casalasco dei Servizi Sociali ha sottolineato come le politiche sociali debbano fare da collante. “In questa Regione abbiamo notato la mancanza di una programmazione a lungo termine, con linee di indirizzo deboli, che si richiamano alla riforma sulla Sanità ma pongono poi come premialità 30mila euro una tantum, che non coprono nemmeno il costo di un operatore sociale a tempo pieno. Può anche essere giusto che le politiche sociali, che possono fare da collante tra territori distinti, siano appannaggio dei comuni, ma questi devono essere messi nelle condizioni di operare”. Gori ha ringraziato Avanzini della competenza “che già avevo notato nella mia visita a Piadena di un paio di mesi fa”.
“Si assiste in effetti – ha detto Gori – a una frammentazione netta: i comuni faticano a capire la direzione di marcia e questo genera anche forme di ingiustizia. Capita infatti che chi è più abile a comprendere i bandi, percepisca di più, anche al di là del bisogno. Dunque il tecnicismo supera la reale necessità di aiuti. Quello che vogliamo fare è semplificare, fare pulizia su misure frammentate e portare il reddito di inclusione a un livello superiore: oggi copre solo un terzo della domanda, ossia solo 3-4 famiglie su 10 che hanno bisogno riescono ad attingervi, ma dobbiamo sapere allagare i confini di questa coperta, trovando risorse ad hoc e arrivando ad aiutare, con bandi di più semplice decifrazione, più famiglie possibili”.
COMMERCIO – Infine è toccato a Giulio Adami, referente casalasco di Confcommercio. “Grazie per la scelta di fare iniziare il suo 2018 proprio qui da Casalmaggiore. La nostra ricetta tocca vari punti: in primis, i distretti del commercio che sono stati un successo ma possono essere migliorati, anche perché spesso risorse e bandi transitano davanti a noi senza che riusciamo a coglierli a pieno. In questo la Regione dovrebbe avere la cabina di regia. Poi va rimarcato il discorso del Gal – e qui viviamo l’anomalia di avere due Gal in un territorio non così vasto – per il quale la Regione non fa chiarezza: così il tempo passa e rischiamo di buttare fior di quattrini con fondi che ci aspettano lì fermi e che noi non riusciamo a sfruttare. E ancora autonomia e pressione fiscale: nessuno vuole trattenere il 75 per cento come diceva Maroni, ma una vera solidarietà fiscale deve comunque premiare chi lavora, e non scordiamoci che la Lombardia resta il motore dell’Italia, inutile negarlo. Deve esserci un ritorno per chi lavora. Infine la sicurezza”. Su questo punto Adami ha ricordato l’episodio, definito assurdo, di Cremona, con due agenti della polizia locale accusati di appropriazione indebita per avere sequestrato la merce a un venditore abusivo.
Gori ha parlato di un progetto che sta prendendo piede a Bergamo. “Su superfici commerciali più grandi stiamo ospitando grandi marchi, che fungono da attrattori ma aiutano per questo a tenere il commercio dentro le città, e lontano dai centri commerciali. Dobbiamo costruire alleanze tra i piccoli esercizi e le polarità commerciali più di dimensione industriale. Per quanto concerne la sicurezza, è un tema che va trattato fuori dalla propaganda e con onestà intellettuale, andando oltre lo slogan: quello che Regione può fare – fermo restando che i reati sono in calo, ma cresce la percezione di insicurezza – è ad esempio consentire l’assunzione di agenti a tempo su progetti speciali, penso ad esempio ai pattugliamenti in stazione. E ancora, si può lavorare di più e meglio sulla videosorveglianza e sui corsi di formazione congiunta della polizia locale assieme alle altre forze dell’ordine”.
Giovanni Gardani