Piadena, Drizzona e la fusione I due sindaci: "Siamo per un progetto partecipato"
Se ne parla da anni senza arrivare a nulla. Per far sì che sia la volta buona i due Comuni cercano di rendere più possibile la cittadinanza partecipe del progetto di fattibilità invitandola a dare suggerimenti. Anche sull'eventuale nome, che già fa discutere, sul nuovo ente.

PIADENA/DRIZZONA – Se ne parla da anni, ma non se ne è mai fatto nulla. I campanilismi fino ad ora sono sempre stati più forti di ogni argomento portato a sostegno della fusione tra i Comuni di Piadena e Drizzona che ormai da un ventennio condividono diversi organismi e servizi attraverso l’Unione istituita nel 1998. Proprio l’istituto dell’Unione però, secondo i due sindaci Ivana Cavazzini per Piadena e Nicola Ricci per Drizzona, “ha esaurito tutto il proprio potenziale in termini di economizzazione e vantaggi vari. E’ necessario andare oltre, per il bene di tutti”. Così le amministrazioni, dopo quanto deciso a dicembre in Consiglio, sono tornate a spingere per la fusione e per provare a vincere la partita giocano la carta della partecipazione popolare. In vista dell’eventuale referendum che, se tutti i passaggi burocratici previsti andranno in porto, si dovrebbe tenere l’autunno prossimo, si prova a coinvolgere attivamente la cittadinanza nello studio di fattibilità che dovrà essere approvato intorno a maggio in Consiglio. Il senso è “condividerlo prima, piuttosto che discuterlo poi”, in modo che le osservazioni delle popolazioni dei due paesi coinvolti, possano orientare anticipatamente il progetto e far sì che questo sia il più aderente possibile alle istanze e ai sentimenti dei cittadini. “Per agevolare la partecipazione a questo progetto ci affideremo a diversi strumenti – spiegano Cavazzini e Ricci – : assemblee pubbliche, incontri con sindaci che hanno già sperimentato la fusione, forum sui nostri siti internet istituzionali, cassette in cui chi preferisce il cartaceo al web, possa imbucare le proprie osservazioni su cartaceo. Siamo aperti alle proposte che perverranno e ciò che ci sta a cuore in questo momento, è far capire ai nostri concittadini che la fusione non comporta alcun costo. La nostra linea è quella della fusione (“Drizzona non accetterebbe mai di essere frazione” ha precisato il sindaco Ricci), ma nello studio è previsto anche un focus sull’ipotesi dell’incorporazione. Smentiamo categoricamente alcune voci circolate in questi giorni: nè i singoli né le aziende avranno costi o adempimenti da compiere per documenti e quant’altro”. Dopo l’ok all’unanimità dato nel consiglio comunale di dicembre all’atto di indirizzo all’Unione dei Comuni Piadena Drizzona, per procedere alla redazione di uno studio di pre-fattibilità per il progetto di fusione, il suddetto studio è stato realizzato dalla società di consulenze Teca di Franco Albertoni. Il documento è consultabile anche sui siti dei due Comuni. Sulla base di questo, le linee guida per la realizzazione dello studio di fattibilità vero e proprio (che sarà eseguito sempre da Teca) saranno presentate alla cittadinanza lunedì sera a Drizzona alle 21 in sala consigliare e martedì sera alla stessa ora al centro civico di Piadena. Una volta che anche lo studio di fattibilità sarà redatto (sempre da Teca), tenendo appunto conto anche di quanto espresso in questa fase preparatoria dai cittadini, a maggio il consiglio sarà tenuto a esprimersi. In caso di esito positivo partirà la richiesta in merito alla Regione Lombardia. Se da Milano arriverà l’ok il successivo step sarà il referendum in autunno. Se le popolazioni si saranno espresse per la fusione, a fine 2018 i due comuni saranno sciolti. Dal primo gennaio 2019 il nuovo comune eventualmente nato dalla fusione sarà operativo con un commissario che predisporrà bilancio e statuto in attesa delle elezioni. All’interno dell’ente nato dalla fusione le due comunità di Piadena e Drizzona continueranno ad essere comunque rappresentate da due organismi che saranno successivamente eletti, denominati “Municipi” che, a costo zero per la cittadinanza, avranno il compito di portare le istanze dei propri cittadini all’attenzione degli amministratori del nuovo comune unico. (In sostanza nel giro di un anno i cittadini potrebbero essere chiamati a votare tre volte: referendum per la fusione, elezioni politiche per il nuovo comune, elezioni per i rappresentanti dei municipi). Nel momento in cui dovesse scattare la fusione, ci sono cinque anni di tempo per armonizzare tra di loro tutte le realtà e gli aspetti che hanno caratterizzato i due comuni che si sono fusi. “I vantaggi della fusione sono diversi – spiegano i due sindaci nella conferenza tenutasi questa mattina in Comune a Piadena cui hanno partecipato anche gli assessori di Piadena e dell’Unione Fulvio Notari e Marica Dall’Asta, e i consiglieri Andrea Cantoni e Vincenzo Di Fonzo. “Innanzitutto la fusione porta ad una forma di democrazia decisamente più diretta: l’Unione è un’istituzione di secondo livello a cui il cittadino non riesce ad accedere. Poi c’è un importante potenziamento dei servizi che si esplica sia per una semplificazione drastica delle procedure burocratiche, (da tre enti Unione, Comune di Piadena, Comune di Drizzona) si passa ad uno solo, sia perché si verranno a liberare in termini di risorse umane tempo ed energie. Inoltre per i comuni nati da fusioni sono previsti contributi ed incentivi che ormai non sono più disponibili per le Unioni. Lo stesso per i vantaggi previsti in tema di Bandi. Inoltre gli enti creati da fusioni non devono sottostare a molti vincoli ed adempimenti che attualmente sono previsti per le Unioni”. Uno degli scogli potrebbe essere il nuovo del nuovo Comune, su cui in rete molto si dibatte: “Si accettano suggerimenti anche su quello – ribadisce Ivana Cavazzini – . Il messaggio che vorremmo lanciare è che Piadena e Drizzona, insieme, grazie all’Unione in questi anni hanno già fatto tanto. Ora più che mai – – continua con Nicola Ricci – per potere crescere ancora la fusione è un passaggio necessario. E’ il futuro verso cui molte realtà già si sono proiettate con soddisfazione. L’amministrazione di Piadena ha proposto a Drizzona la fusione. L’amministrazione di Drizzona, che ha sempre pagato profumatamente i servizi che Piadena ha avuto così la possibilità di venderle, ha aderito. Fondersi significherebbe poter fare insieme qualcosa di ancora più grande, ciò richiede maturità, consapevolezza e forse anche un pizzico di umiltà. I vantaggi sarebbero non dell’uno piuttosto che dell’altro, ma di tutti”.
Lunedì e martedì nelle prime assemblee pubbliche in programma nei due paesi si tasterà il polso dei cittadini, che sui social stanno discutendo in merito ormai da settimane. Si comincerà quindi a capire se, dopo un’era in cui l’argomento fusione è rimasto “tabù”, l’epoca della svolta sia davvero vicina oppure no.
Maria Luisa Rancati