Cronaca

Colazione in Stazione, una bella esperienza di solidarietà (che verrà ripetuta)

Mattina diversa dal solito quella dei pendolari della Brescia Parma. Il Comitato Treno Ponte Tangenziale ha pensato, con la collaborazione del Circolo Arci Bassa, ad una colazione in stazione

CASALMAGGIORE – Il primo ad arrivare, poco dopo le 5, è Dino Buttarelli. Fa l’operaio a Colorno, tutte le mattine prende il primo treno utile per arrivare a Colorno dove un mezzo finanziato dalla ditta per cui lo lavora lo porta a destinazione. Vive così, da 7 settembre, sempre di corsa. Non può fare altro, quello delle 5.15 è il primo treno utile per il parmense: “In orario? Non ci arriva quasi mai – ci spiega – io inizio presto e finisco alle 14. Il mezzo finanziato a metà dall’azienda poi mi riporta in stazione e torno a casa”.

Mattina diversa dal solito quella dei pendolari della Brescia Parma. Il Comitato Treno Ponte Tangenziale ha pensato, con la preziosa collaborazione del Circolo Arci Bassa di Gussola, ad una colazione in stazione. “Non una manifestazione – racconta il presidente del Comitato Paolo Antonini – più che altro un gesto di presenza. In cinque mesi é cambiato poco”. In sala d’attesa l’impianto di riscaldamento è in funzione: “Non c’è una grande differenza – prosegue l’avvocato – diciamo che più che un impianto di riscaldamento è un impianto di non raffreddamento”. Hanno comunque sistemato l’obliteratrice e riaperto i bagni. “Ma la situazione dei treni è rimasta la stessa di prima. La prossima mossa del Comitato sarà quella di insistere affinché la Regione indica un nuovo bando di gara. Ne avrebbe tutte le possibilità, visto che il contratto con Trenord non è rispettato, vista la qualità del servizio”.

I pendolari vanno e vengono. Sono in tanti quelli che si fermano. Tanti i membri del comitato che si sono dati da fare. C’é Beatrice Gozzi che arriva con le pizze e le paste. E’ lei, l’anima più movimentista del gruppo, ad andare ad invitare direttamente i pendolari a prendere un caffé e a girare con un cabaret di paste da offrire. La gente viene, si ferma, scambia quattro chiacchiere. C’è anche Federica Tortella, 38 di febbre e gli analgesici a portata di mano, che non è voluta mancare. Dietro al tavolo a servire il professor Stefano Prandini insieme ai volontari già rodati e perfettamente a loro agio di Arci Bassa. Poi c’é Raffaella Bonatto, scambia quattro parole con tanta gente. Non fa fatica lei che – non avesse un altro mestiere – avrebbe fatto sicuramente qualcosa a più stretto contatto col pubblico. Poco prima delle 6 arriva anche il presidente Paolo Antonini. Tra le presenze da registrare pure quella di Alessandro Rosa del Listone, Adamo Manfredi, Alessandro Manfredi e Stefano Capaldo del M5S, Calogero Tascarella (Casalmaggiore la Nostra Casa). Nessuno dell’Amministrazione cittadina. E’ forse l’orario che non va. Forse.

Ci sono tutte le testate locali e non. C’è la Gazzetta di Parma, TV Parma. C’è pure una giornalista di Radio Rai che sta facendo un indagine sul pendolarismo. Ha fatto altre linee tristemente note: “La vostra è una delle peggiori” ci dice tra le altre cose. Mai avuto dubbi. C’è anche un giornalista della Radio Svizzera. E’ un’emittente della Svizzera tedesca, ma loro trasmettono in quattro lingue. Il suo è un ottimo italiano dall’inflessione teutonica. Intervista parecchie persone, tra gli altri il campione olimpico Simone Raineri in attesa del treno. Chiede notizie ed impressioni. Dalla Svizzera alla Brescia Parma la distanza – in termini di servizio – gli deve essere parsa come quella tra il Giappone ed il Burundi.

Si fermano due operai ghanesi. Da 30 anni vanno e vengono da Parma, dove abitano, sino a Gussola, dove lavorano. Uno di loro ha quattro figli. Il più grande, nato qui, si è laureato in Italia e lavora per la Gazzetta di Parma. “Vengo con mio cognato – ci racconta – che da quando è chiuso il ponte lascia la macchina qui a Casalmaggiore. Prendiamo il treno tutte le mattine, arriviamo e poi ripartiamo per Gussola. Dove sono i soldi delle tasse che ci trattengono in busta paga? Noi paghiamo quello che non abbiamo. La gente dovrebbe lamentarsi di più, fare manifestazioni perché non è giusto vivere così. Non sappiamo ancora niente del ponte, i treni non si sa mai quando arrivano”. Anche per loro tempo di un caffé ed un biscotto prima di ripartire. Subito dopo loro un operaio. Viene da Colorno, lavora appena fuori Casalmaggiore. “Prima, in dieci minuti ero a lavoro. Adesso arrivo qui, e non so mai l’orario, poi mi faccio due km in bici al buio. Mi ci vogliono almeno 30 minuti, con la speranza che il treno arrivi in tempo”.

Le storie, in fondo, sono tutte uguali. Cambiano solo i particolari. Sono tutte storie di disagio, di impotenza, di rabbia. Tutte storie di disservizi che pagano – e pagano da anni alcuni che il treno lo prendevano già prima dello sciagurato 7 settembre – sulla loro pelle. C’è il decano del pendolarismo Casalese, Alberto Capelli. Anche lui i disservizi li denuncia da tempo immemore, inascoltato.

Tra le gradite presenze – a giudicare dalla gente – c’è quella di Damiano Chiarini. Il gruppo Persona Ambiente e lui stesso in prima persona è in prima linea. Parla di treni, ma pure di PAES, di progetti, di risorse. Parla da politico, da ambientalista convinto e da leader. La proposta, che gli è giunta da molti ambienti, di guidare tra un anno un gruppo che possa ambire a prendere le redini della città non è più un mero ‘divertissement’. Non c’è più un no granitico. L’idea lo sfiora: che non vuol dire nulla, a ben pensarci, ma che significa abbastanza per chi gli chiede o sta lì ad ascoltarlo.

Verso il termine arriva pure Cesare Vacchelli, dei comitati ambientalisti.

La forza del Comitato Treno Ponte Tangenziale è proprio questa, quella di un’anima inquieta e mai doma a servizio della gente. Inquieta sì, ma con grande raziocinio che porta avanti con forza istanze vecchie ma pure porta avanti quelle nuove. C’è tempo per parlare dell’incontro tecnico del 2 febbraio, quello che è saltato a data da destinarsi per l’indisponibilità – momentanea si spera – dei tecnici della provincia a partecipare.

Al termine, poco dopo le 8, si smonta il gazebo ed ognuno va per la sua strada. L’esperienza verrà ripetuta. Non ha cambiato, e non cambierà la realtà dei tantissimi pendolari che si sono fermati a bersi un caffé, nè cambierà le loro storie. Ma è stato – lo si è capito dalle parole degli stessi e lo si è letto negli occhi delle persone – un momento seppur piccolo di leggerezza, di condivisione e di solidarietà. Un momento che – ne va dato merito al Comitato Treno Ponte Tangenziale – ha un suo significato importante. I viaggiatori, gli studenti ed i pendolari non sono soli a combattere.

Questa è già una piccola luce che resterà accesa anche nei giorni a venire. Un piccolo segno di speranza.

Nazzareno Condina

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