Punto nascite Oglio Po, la deroga è una corsa contro il tempo
Non riporteremo tutte le due ore di discussione e di interventi in consiglio. C'è lo streaming per i tanti - forse troppi - che se lo sono persi, lo faremo in maniera sommaria.

CASALMAGGIORE – Un territorio unito a difesa del proprio presidio, e a difesa del punto nascite? Forse, con qualche dubbio che resta. In un consiglio comunale che ha visto la presenza del senatore Simone Bossi, del consigliere Regionale Matteo Piloni e del deputato in quota alla Lega Andrea Dara, (numerosi i parlamentari e gli invitati politici che per un motivo o per l’altro non sono venuti nonostante l’invito) solo quattro sindaci in croce (Bozzolo, Gussola, Torricella e Sabbioneta), un discreto numero di persone (più del solito, certo, visto l’argomento ma al netto dei sindacalisti, del personale di Oglio Po comunque non un numero altissimo) e in cui, al di là delle divisioni politiche e qualche scaramuccia alla fine ci si è ritrovati tutti daccordo su un unico ordine del giorno da far pervenire all’assessore regionale Giulio Gallera.
La regione intanto ha già deciso che il 28 giugno prossimo, giovedì, si voterà la probabile chiusura del punto nascite dell’Oglio Po. Il che potrebbe rendere pure quasi inutile la trasferta del 9 luglio di sindaci e Comitato per la difesa dell’Ospedale in audizione alla III commissione sanità del consiglio regionale. Gallera fa orecchie da mercante. Filippo Bongiovanni, il sindaco, gli aveva chiesto un incontro urgente per discutere della questione e portare le istanze del territorio alla sua attenzione. Del territorio e della questione però all’assessore importa poco, o nulla. Una decisione l’ha già presa. L’appuntamento col sindaco Bongiovanni? Non prima del 20 luglio. Almeno al momento. Sembra una farsa, una presa per i fondelli: è la realtà.
C’è poco tempo, e forse pochissimo spazio per un ripensamento nonostante tutto. Il punto nascite dell’Oglio Po (bacino potenziale 800 parti, a fine anno si arriverà a toccare i 400) è sotto il parametro numerico. Una questione di ‘lana caprina’ se vogliamo. Perché il criterio delle 500 nascite era stato fissato 8 anni fa, quando il tasso di natalità in Italia era sicuramente diverso dall’attuale. Non risponde più ai dati attuali delle statistiche che confermano un calo delle nascite. E – come parametro – dovrebbe essere quello meno importante. Ma così non è, soprattutto per chi vuol chiudere in fretta la questione. Asola, che di parti ne fa 520, non ha la terapia intensiva neonatale, non ha tutti i parametri di sicurezza richiesti. Casalmaggiore – fatto salvo il numero – ha tutto quel che serve. E forse non basterà. Mentre basta per Asola.
Non riporteremo tutte le due ore di discussione e di interventi in consiglio. C’è lo streaming per i tanti – forse troppi – che se lo sono persi, lo faremo in maniera sommaria.
Partiamo però dall’Ordine del Giorno, dapprima letto, poi emendato con tutte le richieste delle minoranze accolte dalla maggioranza.
IL DOCUMENTO – “Secondo prescrizione dell’OSM in Italia vanno chiusi i punti nascita che non raggiungono i volumi di attività previsti dai parametri di sicurezza per la tutela delle puerpere e dei neonati; la sicurezza delle cure per la gestante è garantita dal buon funzionamento della struttura che la ospita e dalla disponibilità dei servizi (rianimazione, laboratorio, neonatologia) qualificanti la prestazione sanitaria; l’accordo Stato Regioni del 16 dicembre 2010 e il decreto ministeriale dell’11 novembre 2015, articolo 1, disciplinano anche il percorso per eventuali deroghe alla norma, sulla base del ‘Protocollo metodologico per la valutazione delle richieste per mantenere in attività i punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti annui e in condizioni orogeografiche difficili; ognuno dei 6 ambiti dell’ATS Valpadana è dotato di un ospedale per acuti con punto nascite.
Considerato che il punto nascite dell’ospedale Oglio Po di Casalmaggiore da alcuni anni non totalizza i 500 parti l’anno e che da settembre 2017 il ponte sul fiume Po che collega Casalmaggiore alla provincia di Parma è stato chiuso al traffico, di fatto provocando un ulteriore calo di gestanti provenienti dai comuni della bassa parmense; il punto nascite è oggetto di deroga, concessa a suo tempo in seguito all’accordo fra il Presidente di Regione Lombardia e il Ministero della salute, visto il progetto di sicurezza e di standard operativi e tecnologici proposti e garantiti dall’ASST di Cremona; il punto nascite è un servizio irrinunciabile per i cittadini che vivono in una zona rurale e periferica rispetto ai capoluoghi e in zona di confine con altra Regione; la struttura del punto nascite nell’ospedale Oglio Po ha i requisiti necessari alla resa di questo servizio fondamentale per la popolazione del territorio, vale a dire che sono garantiti h24 la presenza del ginecologo, del pediatra, dell’ostetrica e, a distanza ragionevole, è funzionante un servizio di terapia intensiva neonatale e subintensiva per le madri.
Preso atto che dai numeri forniti dall’ANAAO Assomed, in uno studio pubblicato il 16 marzo scorso da Adkronos Salute, vi sarà in futuro una carenza di medici specialistici: più in dettaglio tra il 2014 e il 2023 raggiungeranno i requisiti per andare in pensione 5189 pediatri, si faranno contratti di formazione per 2900 specialisti per cui ne mancheranno all’appello circa 2289. Altro dato allarmante quello di ginecologia: tra addii (3674 e ingressi (2160) il saldo negativo è pari a 1514.
Preso atto che sono andati deserti in oltre un anno 6 diversi concorsi indetti dall’ASST di Cremona per l’assunzione a tempo determinato o indeterminato di nuovi ginecologi; che in caso di chiusura del punto nascite di Casalmaggiore l’ospedale Lombardo più vicino è a circa 40 km e che quindi il territorio è in condizioni geografiche difficili; che da anni il tasso di natalità nel nostro paese è sempre più in calo e che le nascite diminuiscono di circa 10 mila unità all’anno; che potrebbero a causa dei succitati motivi chiudere prossimamente diversi punti nascita in Lombardia e in tutta Italia.
Tutto ciò premesso il Consiglio Comunale impegna il sindaco a inviare questo Ordine del Giorno a Regione Lombardia chiedendo di sostenere il rinnovo della richiesta di deroga di tutti i punti nascita Lombardi, concordando immediatamente col Ministero della Salute le modalità che possano consentire la continuazione dell’attività, in particolare del punto nascite di Vicomoscano, in modo da garantire il territorio di un servizio necessario e strategico.
Che qualora non possa essere concessa la deroga a tutti i punti nascita Lombardi, sia salvaguardato il punto nascite dell’ospedale Oglio Po perché si trova in condizioni geografiche difficili e perché garantisce standard qualitativi di sicurezza più alti rispetto ad altri punti nascite, anche a prescindere dal numero di parti annuo. Di inviare il presente ordine del giorno a tutti i sindaci dell’ambito sperimentale casalasco-viadanese affinché possano discuterlo ed approvarlo nelle loro sedi comunali”.
Questo il testo originale, che è stato poi emendato, tra l’altro, con la richiesta di una moratoria di almeno due anni (CNC) per la contingente chiusura del ponte che ha portato ad un calo (tra il 15 e il 20%) dell’utenza di area parmense, e con la ridefinizione dei tempi di percorrenza dal casalasco all’ospedale di Cremona ritenuti poco congrui con i documenti regionali (Cingia-ospedale di Cremona in 12 minuti forse in elicottero). CNC ha chiesto anche che venisse inserito il progetto di integrazione con interscambio di personale tra Cremona, Oglio Po, Mantova ed Asola. Tutte richieste accolte.
LA DISCUSSIONE – “Il Punto nascite è un servizio irrinunciabile per i cittadini che vivono in un’area periferica rispetto ai capoluoghi e in area di confine con un’altra Regione. L’Oglio Po ha tutti i requisiti di sicurezza necessari per restare aperto dal punto di vista della sicurezza e sono garantite la presenza per 24 ore di ginecologo, anestesista, pediatra, ostetrica, rianimatore e della terapia intensiva”. Il sindaco Filippo Bongiovanni ha chiarito che si impegnerà al massimo a tutela del nosocomio Casalasco. Il primo cittadino ha elogiato il lavoro dell’ASST di Cremona degli ultimi anni.
Orlando Ferroni ha invece parlato di potenziamento del punto nascite introducendo l’idea del centro di fecondazione assistita e si è poi interrogato sul perché il punto nascite dell’Oglio Po non attragga ginecologi. “Noi abbiamo la massima sicurezza, anche se siamo al di sotto dei 500. Se i ginecologi non partecipano ai bandi uno si deve porre delle domande. Mi viene da pensare che bisogna offrire qualcosa per migliorare le nascite”.
Poi è stato il turno di Giuseppina Mussetola. Mussetola ha parlato dell’introduzione di incentivi che possano permettere alle mamme di ‘mettere al mondo’ figli con una certa sicurezza. “Il problema maggiore sembra essere quello del calo demografico, che è un problema di tutta Italia. Approfitto della presenza dei senatori perché vadano in commissione perché espongano il problema del calo non solo dal punto di vista medico, ma introducendo la problematica del fattore socio economico. Sono mamma e sono donna. Non è che rifiutiamo la maternità, ma oggi per poter avere figli dobbiamo avere il tempo ed i servizi per averli. Se una mamma deve lavorare dieci ore al giorno per mantenere una vita decorosa, non ha il tempo poi per pensare ai figli. Non possiamo pensare di partorire degli orfani”. Anche Mussetola ha sostenuto l’importanza di mantenere il punto nascite.
Massimo Mori ha parlato della chiusura del punto nascite come di un tassello per il depotenziamento e la chiusura dell’ospedale: “Io rimango un po’ basito. Non vorrei che tra un po’ perché manca una figura, ne manca un altra, ci ritroviamo un giorno con solo il pronto soccorso. Non vorrei che fosse l’inizio di un problema. Per questo il punto nascita va difeso. Togli un tassello e togli l’altro alla fine non resta più niente. Siamo snobbati: abbiamo un piccolo gioiello in cui è importante il rapporto umano. Per questo dobbiamo combattere”.
Alessandro Rosa ha ringraziato della presenza dei politici e dei cittadini. Ed ha parlato anche dei problemi a livello territoriale. “La situazione è grave e l’assenza di qualunque segnale della politica lascia presagire che la strada sia stata segnata”. Il consigliere del Listone ha anche ricordato che l’Oglio Po, oltre ad avere tutti i parametri di sicurezza necessari per il mantenimento del presidio: “E’ l’unico ospedale Lombardo ad aver ottenuto il riconoscimento della qualità del servizio offerto dalla Joint Commission International, passando parametri molto rigidi. Se il bacino potenziale è di 844 parti annui è evidente che qualche errore in passato è stato commesso”. Gli errori sono stati quelli di aver depotenziato a poco a poco il servizio. E la mancata ritrutturazione del reparto maternità.
Pierluigi Pasotto ha contestato il sindaco sul reale interesse dell’ASST di Cremona per il nosocomio casalasco, citando dati sui tempi d’attesa (biblici a Casalmaggiore, molto rapidi a Cremona) e sugli investimenti (quasi tutti i soldi vanno a Cremona, a differenza di Mantova che invece ne tiene una metà per il Carlo Poma e l’altra la suddivide tra i sei presidi territoriali dell’area di propria competenza. “Il nostro territorio è un territorio che per scelte politiche è stato all’avanguardia. Da noi la spending rewiev non è avvenuta per decreto. C’è stata in ambito sanitario decidendo di chiudere tre ospedali per darne vita ad uno. Dubito che l’assessore Gallera si prenda mai la briga di capire la nostra situazione perchè un assessore che si rifiuta di stare a sentire un comitato che raccoglie 15 mila firme non ha il minimo rispetto per i cittadini. I territori di confine non possono essere penalizzati”. Pasotto ha parlato di organici depotenziati, gli investimenti sono solo di cremona, l’ASST sopprime tutto quel che può e destina quasi tutti i fondi del proprio bilancio sull’ospedale maggiore. Altra prova è quella sui tempi di attesa. Da potenziare anche i consultori. Il vantaggio attuale, secondo Pasotto, è la stessa governance tra regione e stato. “Perché non si rivedono i criteri di questo decreto?”.
Pierfrancesco Ruberti: “I problemi sono tre, quello politico, un problema tecnico-sanitario. Ho provato a sentire diverse campane, ed ognuna aveva le sue ragioni. Ho ascoltato il dottor Toscani. La questione non è l’arrivo dei 400, è la partenza per cui ogni ginecologo può avere solo un tot di pazienti da seguire, e non si può arrivare a 500. Se abbiamo una potenzialità di 800 parti dobbiamo capire il perché ne arrivano solo 400. Poi c’è il problema campanilistico, di pancia. E’ il nostro ospedale, perché dobbiamo andare da un’altra parte. Perché dobbiamo andare a nascere da un’altra parte?”. Poi il problema della notizia, uscita prima sui giornali (l’abbiamo data in anteprima su OglioPoNews) e poi in versione ufficiale. “Dobbiamo unirci con forza e picchiare forte sul tavolo. Spero che una volta tanto tra le istituzioni e nella burocrazia prevalga il buon senso”.
Polemico il consigliere Calogero Tascarella, col sindaco e con l’ex assessore Gianni Fava: “Volevo ricordare al sindaco che è vero che si era parlato di ospedale nel 2016, ma quel consiglio fu convocato dalle minoranze, e non è un fatto da poco. Non volevamo avere la sfera di cristallo su questo punto. Un conto sono gli atti amministrativi, un conto gli atti di interesse generale. La cosa più grave non è che tanto noi avessimo convocato il consiglio. Stasera ci vogliamo tutti bene, però qualche giorno prima di quel consiglio comunale, un ex assessore regionale definiva il comitato per la difesa dell’Oglio Po, ‘ridicoli’ ed oltretutto diceva che qualcuno stava guardando alla carriera professionale. Per screditare un comitato che stava raccogliendo firme, 15 mila su un territorio, quelle parole non furono una bella cosa, tanto più che quella stessa persona adesso presenta una mozione in consiglio comunale per il mantenimento del punto nascite. Io non capisco perché nel 2016 eravamo ridicoli ed adesso c’è la necessità di mantenere vivo il territorio. Abbiamo avuto diverse catastrofi sul territorio, ma io non minimizzo sui tempi di attesa. L’ASST ha lavorato benissimo per Cremona. L’operazione che ha fatto il comitato era e continua ad essere meritevole. Signor sindaco non mi pare di aver letto la sua firma tra quelle 15 mila, e neppure le firme di altri consiglieri. In quella divisione c’è la fragilità di tutta una comunità. Stasera stiamo celebrando un funerale. Io ringrazio tutti quelli che ci sono perché stanno esprimendo un interesse”. Tascarella ha anche citato l’esperienza cremasca come esperienza pilota, laddove tutti erano uniti a portare avanti la battaglia.
OSPITI ILLUSTRI – Al termine, e dopo aver ascoltato quasi due ore di interventi, hanno preso la parola i parlamentari ed il consigliere regionale. Il primo a parlare è stato Matteo Piloni.
Piloni ha aggiunto un elemento di ricostruzione delle vicende. “Nel 2015 quando la ministra Lorenzin portò avanti la questione dei punti nascita portò avanti questioni già affrontate nel governo precedente, già presenti nel famoso piano Fazio. Uno dei punti che prevedeva era la nascita del percorso nascita nazionale che prevedeva analoga struttura a livello regionale che portasse avanti uno dei nove punti previsti in quel piano. Questa cosa viene da lontano, e fu fatta per ragioni di sicurezza e sulla sicurezza non si scherza. Io quello che credo e spero di portare a casa stasera è una proposta condivisa da tutto il consiglio comunale di Casalmaggiore e che già nelle prossime ore possa essere sottoscritta e che all’inizio della settimana possa essere sottoposta all’assessore Gallera, e per conoscenza a tutti i consiglieri regionali e ai parlamentari del territorio. E che la Regione riceva non solo una difesa, ma anche una proposta perché è giusto che un territorio esprima una proposta. Ma nelle prossime ore perché giovedì 28 la Regione si pronuncerà sulla chiusura del punto nascite. Non tra un mese. La metto giù dura: da questo territorio deve uscire una proposta unitaria e condivisa. Il 28 la Regione delibererà: è necessario che a Gallera arrivi una presa di posizione forte, una proposta di un territorio unito”. Piloni ha ribadito l’importanza dell’incontro del 9 luglio, ottenuta grazie all’interessamento dei consiglieri regionali. “Il comitato potrà illustrare la situazione. E’ un punto importante, faremo una richiesta di buon senso che il 28 si soprassieda alla votazione in attesa dell’audizione, visto che non c’è fretta. Sarà importante che il 9 luglio partecipino tutti i sindaci insieme al comitato”. I sindaci devono essere presenti: “In regione Lombardia quando ci si sente con il fiato sul collo si è più propensi a prendere alcune decisioni al posto di altre. E’ stato il caso ad esempio di Crema e della battaglia vinta sul mantenimento dell’ospedale. Allora tutti si recavano in massa in Regione”. Piloni ha sottolineato l’importanza del lavoro in rete possibile sul territorio. “Se vogliamo provare in questi ultimi 6 giorni dobbiamo puntare molto su una proposta, che è quella che voi fate del rafforzamento della rete ospedaliera. Questa non è una battaglia di bandiera”.
Simone Bossi: “E’ un problema che stavamo seguendo con Filippo da tempo ed è un problema serio. Giovedì si chiude la partita, a meno che non si riesca a uscirne. La mia paura è che si inizia col punto nascite e si finisce con l’ospedale. Noi non possiamo permetterci errori di questo genere. Noi siamo al governo da 15 giorni, la modifica di una legge richiede tempo. Noi prima ci siamo guardati in faccia: le bandiere politiche stanno fuori dalla porta, dobbiamo responsabilizzarci per il nostro territorio. Parliamo di come dobbiamo salvare il presidio. Ci guardiamo in faccia e cerchiamo di darci dentro. Tempo da perdere non ce n’è più, ne è stato perso troppo in passato. Da parte nostra c’è l’impegno domani di muovere tutto quello che c’è in regione, per fare incontrare l’assessore con Filippo. Da ex segretario provinciale conosco molto bene il territorio cremonese, so a differenza dell’assessore che il territorio cremonese è stretto e lungo ed ha tre punti nascita fondamentali. Depotenziando o togliendo uno dei tre bisogna prendere la macchina e fare chilometri. Il discorso di territorio va affrontato. Stiamo cercando a Roma di trovare una soluzione veloce a problematiche che oggi toccano Casalmaggiore e domani toccheranno altri”.
Andrea Dara: “Vengo da Castiglione e sono venuto ad ascoltare. So cosa vuol dire e lo dico da padre, capisco la sensibilità delle persone. Vi chiedo se sia opportuno o meno, di inserire nell’ODG di sensibilizzare la giunta a rimandare la decisione. Vi invito, col cuore in mano, a restare uniti. Ho visto la politica dividersi su tante questioni e poi a rimetterci sono stati i cittadini.Su questa triste vicenda le responsabilità potrebbero essere suddivise tra i vari cittadini”.
CONCLUSIONI – Al netto di qualche sipario finale (la discussione tra Ferroni e i sindacati con la difesa dell’ex assessore alla Sanità Mantovani, che fu l’artefice secondo Ferroni del salvataggio del laboratorio analisi dell’Oglio Po) e qualche screzio sui tempi di attesa tra l’Assessore Poli e il consigliere Pasotto (che i dati li aveva estrapolati dalla fonte ufficiale) il consiglio ha votato all’unanimità l’ordine del Giorno. Resta comunque una corsa contro il tempo: il 28 si vota, a meno di scossoni e di rinvii, restano da raccogliere tutte le firme dei primi cittadini che ieri non c’erano e di fare in modo che l’incontro del 9 in Regione veda una partecipazione schiacciante, oltre che del comitato, dei primi cittadini. Solo così si può sperare di avere una qualche possibilità, se ancora c’è, di salvare il punto nascite del presidio cittadino.
Nazzareno Condina