Cronaca

Ponte Po, sparita la tomba arriva la protesta dei lumi. La lotta continua

"Un'ironia minimalista e drammatica che ha del fantastico, vi voglio bene...", uno dei commenti apparsi sul web. Sino ad ora i commenti sono tutti positivi, di incitazione ad andare avanti

CASALMAGGIORE – Lumini a colorare la notte, a prescindere dalla luna, di rosso. Neppure il tempo – per gli addetti all’ordine costituito – di ‘godere’ della rimozione della tomba che gli anonimi della protesta si fanno rivedere. “Un’ironia minimalista e drammatica che ha del fantastico, vi voglio bene…”, uno dei commenti apparsi sul web. Sino ad ora i commenti sono tutti positivi, di incitazione ad andare avanti e di adesione di nuovi proseliti.

Ieri, dopo il durissimo comunicato del Comitato Treno Ponte Tangenziale che attaccava chi aveva dato l’ordine solerte di rimozione del manufatto funebre ai piedi di ponte Po, avevamo il sentore che qualcosa sarebbe ancora successo. E la protesta va avanti. Prima la bara, poi la tomba, adesso i lumini. Non abbiamo avuto la fortuna di conoscere chi c’è dietro a tutto questo. Ma poi, che ci sia Carlo, la signora Maria o Franco poco conta. La protesta c’è: questo il dato di fatto.

Ironia minimalista, ma pure tanta rabbia, espressa in maniera civile e garbata, espressa con le armi più ‘fini’ dell’intelligenza umana: la capacità di indignarsi con raziocinio e l’ironia. Hanno sacrificato, e forse per sempre, il punto nascite, non hanno fatto nulla per la Brescia Parma e il ponte è ancora lì, in attesa di essere incerottato per durare non più di due lustri, nelle previsioni più rosee e un ponte nuovo – per costruirlo, tra burocrazia, gare d’appalto e cantiere ci vorranno almeno una decina d’anni – per il quale ancora non si è avviato nessun iter.

Fa tutto parte dell’entropia delle cose. Dell’entropia dell’organizzazione statale e regionale. Le province dovrebbero cedere le strade che dovrebbero divenire – anche se non tutte, ma certamente la 343 – proprietà di ANAS. Sulle tempistiche è mistero. La Regione prima annuncia la società Lombardia Mobilità con Maroni poi la cancella con Fontana, senza far sapere, almeno al momento, che vi sarà di alternativo. Lo Stato – col governo precedente – mette mano alla riforma delle province ma poi le lascia, senza grosse disponibilità economiche, in profondo rosso o quasi a dipendere comunque da qualcun altro. I rappresentanti del governo – quello attuale – prima vengono sul ponte (o sotto, a seconda dei casi) ove promettono mari e monti (sarebbe bastato un ponte e qualche incentivo economico per un’area depressa) poi si felicitano d’aver ‘sbloccato’ fondi già messi a disposizione da altri, parlano di infrastrutture pesanti da fermare a favore delle opere ‘leggere’ e poi a procedere sono e quasi solo gli iter di quelle infrastrutture che avrebbero dovuto cedere il passo. Il punto nascite diventa solo una questione numerica: la Regione dà la colpa allo Stato, lo Stato nicchia nonostante l’evidente difficoltà di raggiungere altri presidi. Sulla ferrovia già si è detto tutto: fatto poco, o nulla.

In mezzo a tutto questo una protesta. Fatta di stomaco, di testa e di cuore. La protesta di un’avanguardia che ancora lotta – in parte, con i Comitati, scegliendo canali istituzionali ed in altra parte con l’ironia ed il sarcasmo di questi giorni di anonimi cittadini. Ancora pochi, ma in continua crescita. Sul web qualche richiamo a proseguire con i lumini, anche nelle prossime serate.

Ieri sera la luna rossa ha attratto tanta gente sul ponte chiuso. E mentre c’era chi guardava con stupore il cielo c’era chi, in silenzio accendeva lumi per richiamare l’attenzione. L’attenzione su una terra dimenticata – o quasi – dagli uomini tutti. Su una terra che continua a lottare con i deboli strumenti che ha e che nessuno – o quasi – ascolta.

Nazzareno Condina

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