Lettere

Oglio Po, grazie
alla Cardiologia,
reparto di eccellenza

da Davide Cerina (Casalmaggiore)

Caro direttore,

Mio padre Emanuele oggi sta viaggiando verso una meta che è struttura riabilitativa d’eccellenza e questo mi permette di guardare al futuro con il sorriso di chi sa di avere il proprio padre in buone mani.

Lo dico all’indomani di una serie di esperienze fatte all’interno dell’ OglioPo iniziate molto male, tanto da farmi pensare che un posto così andrebbe chiuso, ma per fortuna concluse in maniera opposta e assolutamente positiva.

Oggi non voglio sottolineare quanto di brutto ho vissuto ed aspramente criticato, perché l’ho già fatto direttamente ed a suo tempo e per me è una questione chiusa, oggi desidero invece evidenziare come ci siano anche dei reparti di sicura eccellenza all’interno del Presidio Ospedaliero in questione.

Sto parlando di Cardiologia, dove ho trovato alta competenza di diagnosi e cura, ma anche delicatezza ed attenzione e soprattutto dedizione fuori del comune.

Parlo di reparto ma in realtà il reparto lo fanno le persone che ci lavorano, dal Luminare alla Oss passando per Medici ed Infermieri, senza distinzione o graduatoria, i quali, nonostante la precarietà del “sistema lavoro”, nonostante le necessità di bilancio impongano delle quadrature economiche anche in un ambito dove la priorità prevederebbe sostegno sociale infinito, nonostante tagli e logistica incomprensibili, trovano il tempo e la voglia di donare un sorriso al paziente e comprensione ai familiari preoccupandosene in maniera attiva.

Pongo l’accento su questi aspetti in un momento in cui questo Ospedale di prossimità è al centro di un dibattito sul “lo chiudiamo, lo trasformiamo, lo diamo a un privato”, dibattito che crea nervosismo tra gli operatori e sconcerto tra gli utenti del territorio.

Certo, la logistica delle specializzazioni prevede una sintesi dei reparti con identica vocazione su aree più ampie; il ridimensionamento in negativo del personale obbliga in maniera più o meno indiretta a lavorare singolarmente di più (ma con meno attenzione); più attesa riduce gli accessi al servizio pubblico e obbliga, facendo leva sull’amor proprio e dei propri cari, a ricorrere a servizi privati a pagamento, ma non dimentichiamo che stiamo parlando di vite umane, persone in carne ed ossa, dei loro familiari e non di merci, soggetti ai quali per decenni è stato venduto il concetto di sociale, previdenziale come migliore antitesi ai sistemi capitalisti e privati tipici americani, e per questo hanno pagato.

Stiamo parlando di persone e situazioni che i progetti fatti a tavolino con penna e calcolatrice da qualche amministratore “so tutto io” obbligheranno forse a fare cose mai fatte, e viaggi impossibili in giro per due province (se va bene) mandando di certo in tilt la logistica e gli equilibri familiari.

Concludo dicendo che è necessario “salvare il salvabile” perché ritengo che non si possa buttare il bambino e l’acqua sporca, perdendo quel poco di buono che ancora rimane, dobbiamo aiutare a crescere chi è indietro e non omologarci ai peggiori, riferendomi alla qualità ed al lavoro di quelle persone che fanno il Medico, l’infermiere, la Oss, per spirito di servizio, che si mettono a disposizione senza fare secondi calcoli, senza sapere cosa costerà loro e mantenendo altissimo il livello sia umano che professionale.

Come si fa a trovare questi angeli nel mucchio del pressappochismo generale ? Basta guardare i loro occhi nel momento in cui ti dicono che si è finalmente liberato un posto in quel centro riabilitativo dove potrai ritrovare quello che hai perso. I loro occhi brillano di gioia per te e per loro stessi che hanno potuto darti una buona notizia, cosa che nella nostra nuova sanità pubblica sembra sempre più impossibile.

Oggi, un plauso ed un grandissimo grazie a tutta Cardiologia di OglioPo.

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