Cultura

Stupor Mundi, in Argentina il pallone è cultura E racconta pagine affascinanti

Un percorso fatto di flash, personaggi e momenti storici narrati da un palco ornato da cimeli originali del San Lorenzo e non solo. Prima di lasciare spazio a domande, pensieri e parole anche del pubblico. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

CASALMAGGIORE – Chi sa solo di calcio, non sa nulla di calcio. La massima di Josè Mourinho dipinge il senso della serata culturale organizzata giovedì sera in Auditorium Santa Croce a Casalmaggiore all’interno della rassegna Stupor Mundi. Quest’anno si parla di Argentina che, a differenza di Giappone e Iran, nazioni e culture celebrate negli anni scorsi, è una nazione che con il pallone ha stretto un rapporto viscerale. Tanto che il calcio non è soltanto uno sport per gli argentini: di questo si è parlato giovedì nell’incontro tenuto, in rigoroso ordine alfabetico, da Lorenzo Galliani, Giovanni Gardani e Mauro Taino, che hanno cercato connessioni non soltanto sportive ma anche legate alla storia e alle tradizioni del paese sudamericano.

Introdotti dall’assessore alla Cultura Pamela Carena, che ha partecipato per il comune assieme al sindaco Filippo Bongiovanni e alla responsabile del settore Cultura Roberta Ronda, i tre relatori sono partiti, con l’ausilio di alcuni filmati e video, oltre che di alcuni passi di letteratura sportiva che in Argentina ha una tradizione davvero ricca (si pensi a Osvaldo Soriano, solo per citare un nome), dal parallelo tra l’Italia e il paese dell’albiceleste, analizzando poi lo sviluppo del gioco, il ruolo del trequartista, invenzione tipicamente argentina, le grandi rivalità sia in patria che tra nazionali e pure figure meno conosciute.

Se infatti un capitolo della serata è stato naturalmente dedicato al grande duello a distanza tra Maradona, passando dal gol del secolo alla mano de Dios, e Messi – parallelo che inevitabilmente ha scaldato la platea – ecco che è stata svelata la storia di Renè Pontoni, il calciatore preferito dall’attuale Papa Bergoglio, tifoso del San Lorenzo, dove Pontoni si affermò. Galliani, giornalista di Bologna, ha peraltro anche un scritto un libro sull’argomento. Senza scordare Juan Roman Riquelme, che poteva sfondare in Europa ma sentì la necessità di tornare in patria.

O Tomàs Carlovich, definito da Maradona come il più forte giocatore argentino, che però preferì la pesca delle trote alla Nazionale. Omar Sivori e Alfredo Di Stefano, poi divenuti oriundi. E ancora i campioni più vicini a noi, partiti dall’Argentina ma affermatisi in Italia con quel cognome che, del resto, contiene già in sé la storia dell’emigrazione dal Belpaese al Sudamerica: Passerella, che prima di arrivare alla Fiorentina alzò al cielo la Coppa del Mundial ’78, quello dei desaparecido e della dittatura di Videla, che gli stessi argentini non ricordano volentieri, Zanetti, Icardi, Crespo, Batistuta e via discorrendo. Un percorso fatto di flash, personaggi e momenti storici narrati da un palco ornato da cimeli originali del San Lorenzo e non solo. Prima di lasciare spazio a domande, pensieri e parole anche del pubblico.

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