Punto Nascite, si attende il Tar Richiesti tre incontri tra Roma e Milano. Ma l'Auditorium è semivuoto
Sono queste le novità, per la verità relative, emerse dal convegno organizzato giovedì nel tardo pomeriggio dagli Amici dell’Ospedale Oglio Po all’Auditorio Gardinazzi di Viadana. Scarsa la partecipazione del pubblico.
VIADANA – La possibilità di accodarsi ai sindaci e al Comitato di Piario nel ricorso al Tar con sospensiva della delibera per tenere in vita il Punto Nascite, ma anche due appuntamenti a Roma, sia per il ponte che per l’ospedale, con i Ministri Toninelli e Grillo, e uno a Milano, dal governatore Fontana, per cercare di andare dritti al nocciolo della questione nelle sedi opportune. Sono queste le novità, per la verità relative, emerse dal convegno organizzato giovedì nel tardo pomeriggio dagli Amici dell’Ospedale Oglio Po all’Auditorio Gardinazzi di Viadana.
Con Claudio Toscani, presidente dell’Associazione, e Luigi Borghesi, presidente del Comitato a difesa dell’ospedale Oglio Po, al tavolo anche il giornalista Nicola Barili. In sala invece, oltre a medici e infermieri, con i due primari di Chirurgia Guglielmo Giannotti e di Chirurgia Massimo Carini, anche diversi politici: i sindaci di Casalmaggiore Filippo Bongiovanni, di Gussola Stefano Belli Franzini, di Pomponesco Giuseppe Baruffaldi, di Commessaggio Alessandro Sarasini, di Dosolo Vincenzo Madeo, di Bozzolo Giuseppe Torchio, i consiglieri comunali 5 Stelle di Viadana Alessandro Teveri e Susy Foti, il consigliere comunale di Viadana Pd Nicola Federici, i consiglieri regionali del Pd Matteo Piloni e Antonella Forattini, il consigliere regionale 5 Stelle Andrea Fiasconaro e il consigliere comunale di Viadana della Lega, ma ex assessore regionale, Gianni Fava. Tra il pubblico anche il direttore generale dell’Asst di Cremona Camillo Rossi e il direttore sanitario Rosario Canino.
La cronistoria iniziale di Toscani e Borghesi è servita per entrare in medias res nella questione, con focalizzazione sui Punti Nascite, per il quale la Regione Veneto ha mantenuto la deroga, in tre casi, mentre Regione Lombardia non ha accettato di ripresentare la richiesta. “Evitiamo di fissare la professionalità del reparto solo su numeri” l’appello di Borghesi. Forattini ha rimarcato come la Regione abbia fatto troppo poco, Torchio ha invece evidenziato, “in una politica che prende a calci in culo i più deboli”, l’unione di intenti del territorio, “un bel segnale finalmente, del quale ringrazio i colleghi di diversa parte politica dalla mia”. “Non possiamo accettare – ha aggiunto Torchio – la semplice regola della compensazione: non possiamo aspettare che ci tolgano tanto per darci qualcosa in cambio”.
Da Bongiovanni le novità legate agli ultimi sviluppi, emersi da un incontro dei sindaci a Sabbioneta mercoledì sera. “L’intenzione comune è di chiedere alla Regione di riformulare la richiesta di deroga in modo corretto: la Regione non ha ancora risposto alla nostra diffida, sono passati già undici giorni, ma noi vogliamo andare avanti e il nostro avvocato è pronto a muoversi. Per quanto concerne il ricorso, il 3 ottobre attendiamo novità su quello di Piario e potremo poi accodarci: va detto che se il Tar concederà la sospensiva, la Regione potrebbe già in autonomia rivedere le varie delibere di chiusura su tutto il territorio, dunque anche la nostra. Siamo vigili. Inoltre, col tramite dei parlamentari 5 Stelle e dei rappresentanti sul territorio, abbiamo chiesto due incontri al Ministro della Salute Giulia Grillo, al Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli e, per la Regione, al governatore Attilio Fontana, che rappresenta Cremona e Mantova in giunta regionale”.
Fiasconaro si è preso l’impegno, nell’incontro dell’8 ottobre con l’assessore al Bilancio di Regione Lombardia Davide Carlo Caparini, “di chiedere chiarezza e risorse per capire dove si interverrà nel 2019: ricordo peraltro che presto verranno nominati nuovi direttori generali delle Asst e pure questa è una partita importante”. Da Piloni il plauso per l’unità del Casalasco e l’invito a fare pesare nella nuova richiesta di deroga pure i problemi legati a infrastrutture e trasporti. “Serve comunque – ha detto Piloni – un’agenda in Regione per il Casalasco-Viadanese, altrimenti qui arriveranno sempre e solo pezze”.
Dopo di che ha preso la parola Camillo Rossi, in qualche caso interrotto da Borghesi e Toscani in un dibattito comunque sempre nei limiti del fair play. “Quando l’Oglio Po è partito avevamo uno sbilanciamento di posti letti: addirittura a Cremona ve ne erano 1000. Oggi la situazione è cambiata ed è un po’ più equilibrata”. Toscani ha ricordato però, facendolo pesare sulla bilancia, il sacrificio del territorio con le chiusure di Casalmaggiore, Viadana e Bozzolo per arrivare ad un unico nosocomio, spiegando anche come non tutti i progetti e i lotti previsti siano poi stati conclusi (“si pensi al progetto Oxford” ha ricordato Toscani). Rossi ha evidenziato come tutto derivi dal DM70 nel quale lo Stato centrale ha imposto una razionalizzazione. “Tutto il Paese, peraltro, non sta rispettando gli standard previsti e dettati da quel decreto che porta il nome di Balduzzi. Per quanto concerne i parti – ha detto Rossi – addirittura si era fissata la quota iniziale a mille unità, perché a quella soglia è prevista la Terapia Intensiva neonatale di alto livello. Ora è scesa a 500. Noi comunque dobbiamo parlare di prevenzione del rischio, non possiamo pensare di agire poi nell’emergenza. E tutto questo parte da standard che sono anche numerici: si parla di sicurezza e di leggi da rispettare, non di colore politico”.
“Un evento sfavorevole – ha aggiunto Rossi – ossia un parto mal gestito ucciderebbe l’Oglio Po: un conto è se dovesse avvenire al Mangiagalli a Milano, un conto a Cremona, un conto a Brescia e un conto a Vicomoscano: se si parla di sicurezza, non possiamo nemmeno pensare di tenere aperto un Punto Nascite per un cavillo giuridico o una richiesta di deroga fatta male. La sicurezza, nei suoi standard minimi, non aumenta e non viene raggiunta solo grazie a quel cavillo o a quella deroga”. Rossi ha poi ricordato una decisione presa in passato, quando si decise, per l’intervento emergenziale sugli infarti, di evitare il “pit stop” in Oglio Po e di passare il paziente direttamente ai laboratori di Emodinamica a Cremona. “Perché non abbiamo fatto quel laboratorio a Vicomoscano? Perché servivano standard e specialisti con determinati numeri: dunque la centralizzazione va fatta per forza. Ma lì nessuno protestò, perché si comprese come la sicurezza veniva prima del campanile”.
Due situazioni non paragonabili secondo Borghesi, dopo di che Toscani ha aggiunto che “il territorio non è stato controllato. Molte donne andavano a partorire lontano da Oglio Po: i consultori che cosa facevano?”. Rossi ha comunque rimarcato che il piano di potenziamento è stato presentato ai sindaci e che la chiusura del Punto Nascite non porterà comunque altrove Ginecologia, che resterà a Vicomoscano. “E abbiamo un potenziamento in settori specifici che nessuno in zona può vantare, come la chirurgia bariatrica: le proposte fatte – ha detto Rossi – sono figlie di uno studio, di una indagine di mercato, per capire le esigenze e i nervi scoperti”. Toscani ha ribattuto: “Vedremo i numeri: quel che è certo è che perderemo più di 400 parti, e questo è un dato sicuro”.
Borghesi ha invitato a potenziare l’Oglio Po, senza per questo dover chiudere il Punto Nascite, “perché vi sono tutti gli strumenti per fare fronte all’emergenza e perché la collaborazione tra Asst può valere anche su vari reparti come Ginecologia e Pediatria. E questa è la proposta di integrazione fatta dai sindacati, ma che non è stata presa in considerazione”. Rossi ha riportato l’esempio di Lodi. “A Codogno è stato chiuso un Punto Nascite da 600 posti perché il mio collega direttore generale ha ammesso di non riuscire più a integrare Codogno con Lodi: non è scontato riuscire a farlo”. Accorato l’appello del chirurgo Giannotti: “Gli attori non sono soltanto i primari o i direttori generali, ma sono la popolazione e i medici di medicina generale: io sono qui da un anno e mezzo e ho cercato di incontrarli, per parlare loro e presentarmi. Nessuno di loro mi ha mai risposto: e loro sono il primo contatto con il territorio. Anche i cittadini presenti qui questa sera sono pochi (dato incontrovertibile visto l’Auditorium semivuoto, ndr). Quello che stiamo cercando di fare è investire su un settore scoperto, come la cura dell’obesità e tutto questo è stato scoperto dopo avere fatto indagini con realtà scientifiche, non ci siamo inventati nulla”.
Infine è intervenuto Rino Frizzelli, primario di Medicina Generale al Poma di Mantova e residente proprio a Viadana. “Dobbiamo ormai porci non come primari di un reparto, bensì di un’azienda. Non dobbiamo più parlare di mio reparto o del mio posto, ma rapportare il tutto all’ospedale, anzi alla Asst. Se hai un’eccellenza, non è detto che tu debba svilupparla su Oglio Po, ma puoi esercitarla dove si trova la sede dell’azienda. I confini esistono ancora, ma dobbiamo andare oltre e qualche considerazione va fatta non solo sui medici di base ma anche su noi ospedalieri”.
Giovanni Gardani