Gussola, va a caccia con i suoi tre cani: uno di loro viene ucciso da un cinghiale
"Io credo – prosegue il dottor Bergamaschi - che si debba contrastare l’incremento incontrollato di una specie, non autoctona, che danneggia colture e che rappresenta un pericolo specialmente per la sicurezza della persona".

GUSSOLA – Un nuovo episodio che alimenta la paura per la presenza di cinghiali si è verificato domenica scorsa nel Casalasco. Vittima degli ungulati è stata un cane che accompagnava a caccia Giuseppe Bergamaschi, noto chirurgo odontoiatra di Gussola. E’ lui stesso che ci racconta la disavventura: «Ero a caccia con tre miei cani, quando, nella golena tra Gussola e Torricella, ho notato impronte fresche di una femmina di cinghiale coi suoi piccoli. Ad un certo punti i tre cani sono entrati in un campo, e Lisa, la mia cucciolina di drahthaar di un anno e mezzo, è arrivata barcollando e ansimando». Bergamaschi, nella sua qualità di medico, ha cercato di soccorrerla ma inutilmente: «Le ho praticato un’iniezione ma purtroppo è morta per un’emorragia interna. Le ero molto affezionato. Non pensavo che i cani entrassero in quel campo».
I casi di incidenti stradali provocati da questi mammiferi sono sempre più frequenti, e testimoniano la loro presenza sempre più incisiva nel nostro territorio. Da segnalare che solo la scorsa settimana, alle 5 di mattina, un’auto condotta da stranieri che stavano andando al lavoro ha travolto e ucciso un cinghiale, con auto distrutta, sulla Stradella che da Gussola conduce a Solarolo Rainerio. Ma, come detto, i casi accaduti sono davvero tanti. Il fatto di domenica ha visto protagonista un cacciatore, ma la stessa situazione avrebbe potuto accadere ad una delle tante persone che passeggiano col proprio cane.
«Io credo – prosegue il dottor Bergamaschi – che si debba contrastare l’incremento incontrollato di una specie, non autoctona, che danneggia colture e che rappresenta un pericolo specialmente per la sicurezza della persona. Il fungaiolo che passeggia solo o col proprio cane da affezione è a rischio. Se si incontra una femmina con i piccoli, è molto pericolosa, e a me è già successo». Quando? «L’anno scorso, sulla via alzaia, in pieno giorno fui attaccato da una femmina coi piccoli. Uscì e mi vide, bloccandosi. I cuccioli vennero verso di me, e a quel punto lei rizzò il pelo e iniziò a correre con un grugnito molto acuto. Ho avuto una gran paura, mi sono riparato dietro a una pianta, poi per fortuna i cuccioli se ne sono andati e lei li ha seguiti. Garantisco che non è un’esperienza da augurare ad alcuno».
Cosa crede che si possa fare per arginare il fenomeno? «Intanto si dovrebbe volerlo fare. A quel punto sarebbe utile, anche se non risolutivo, prendere esempio dall’esperienza di regioni limitrofe, che effettuano la tecnica della “braccata” o della “girata” per permettere un sistema di contenimento più incisivo. Non è successo solo ora che a cacciatori cremonesi e ai loro cani siano capitati incidenti. Molti cacciatori casalaschi evitano di portare i cani in golena e sulle isole. Durante l’attività venatoria ci si può difendere usando il fucile, ma il fungaiolo o il cittadino comune cosa possono fare se incontrano una femmina con i piccoli? E’ inutile l’attuale contenimento effettuato dai selecontrollori che, da volontari, cercano di arginare il fenomeno cinghiale. Ci stiamo comportando come per le nutrie che sono diventate un flagello. L’unica soluzione è cercare il sistema per eradicare il cinghiale (ripeto, specie non autoctona) ma, anche se con tutta la buona volontà e le differenti strategie, sarà ormai impossibile ottenerla. C’è chi crede nell’aiuto dei nuovi arrivati, i lupi… poi chi arriverà? Sembra che per il triennio 2017/19 siano previsti 300mila euro all’anno per i risarcimenti e i danni denunciati, sicuramente non sufficienti per il danno prodotto».
V.R.