Politica

Conviviale Terre di Lombardia, Maroni all'attacco tra Rito Romano e autonomia

"Il nuovo Rito Romano 4.0 è impersonato dai Cinque Stelle, per i quali tutto si basa su questa novità della teoria del complotto. Non sono io ad essere incapace, ma è una manina truffaldina che mi frega". GUARDA IL SERVIZIO DEL TG DI CREMONA 1

ASOLA – Roberto Maroni ad Asola, al Gran Cafè Liberty per una conviviale in cui ha parlato a ruota libera, oltre che del suo libro “Il rito ambrosiano” edito da Rizzoli, del momento attuale della politica italiana. Un libro, presentato alla conviviale Terre di Lombardia assieme all’ex assessore regionale Gianni Fava, che non è un’autobiografia. L’idea di scriverlo è partita da una riflessione su quanto fatto insieme al sindaco Beppe Sala, pur distante politicamente… “Si parlava di Expo e ci chiedevano come fosse stata possibile questa unione di intenti tra uno della Lega e uno del Pd e soprattutto tra un milanista e un interista – ha scherzato Maroni – . Io risposi: è il Rito Ambrosiano, e da lì un emissario di Rizzoli mi chiese di sviluppare un libro, che in un mese e mezzo è stato poi scritto”.

Ma cos’è il Rito Ambrosiano? “Si riassume con quattro “c”: coraggio, concretezza, condivisione e carità. E per queste quattro caratteristiche individuo quattro personaggi milanesi, o comunque lombardi: il Coraggio è Alberto da Giussano, la Condivisione è quella del popolo milanese nelle Cinque Giornate, la Concretezza è l’imprenditore tessile bustocco Benigno Crespi a fine ‘800 che creò il Villaggio Crespi d’Adda, divenuto poi patrimonio Unesco, la Carità è invece San Carlo Borromeo”.

E il rito Romano invece? Secondo Maroni, sta vivendo ora una nuova fase. “Quando io ero a Roma, il rito romano era lentezza, burocrazia, autoreferenzialità e complicare le cose semplici, perché una legge troppo semplice non può essere aggirata. Adesso il nuovo Rito Romano 4.0 è impersonato dai Cinque Stelle, per i quali tutto si basa su questa novità della teoria del complotto. Non sono io ad essere incapace, ma è una manina truffaldina che mi frega e che ce l’ha con me, oppure è un dirigente del Mef che è un traditore. Con questa strana alleanza tra Lega e Cinque Stelle abbiamo un matrimonio singolare proprio tra Rito Ambrosiano e Rito Romano”.

Anche sulle minoranze Maroni non risparmia critiche. “Il Pd ora potrebbe puntare su Minniti, che però fa politica da 40 anni e non può essere il cambiamento, pur essendo una buona figura. O il Pd si inventa qualcosa, oppure è destinato a calare ancora alle prossime Europee. Dall’altra parte non abbiamo, con Berlusconi, l’usato sicuro ma il trapassato remoto. Silvio è un amico, ma quando ha comprato il Monza mi ha fatto tenerezza. Sembrava il giocattolino consegnato al nonno affinché restasse occupato. Del resto, quando anni fa gli presentavano l’eventuale erede, lui si ritraeva: avere un erede significa lasciare la scena e per lui è tremendamente difficile. Con queste minoranze, giocoforza, il consenso del Governo è più forte”.

Maroni ricorda le parole del cremasco Carlo Bonomi, presidente di AssoLombarda, fortemente contrario alla manovra economica che non aiuta la crescita, poi sintetizza tutto con una frase di Mao Zedong. “Grande confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente. Sì, i tempi sono simili a quelli degli anni ’90 quando Bossi fece la rivoluzione. Del resto, Renzi ha dimostrato che in poco tempo si può passare dal più ampio consenso alla più forte crisi. E anche Salvini, al di là delle smentite, potrebbe essere costretto a fare una Patrimoniale, specie se l’Europa dovesse bocciare la manovra, costringendo dunque a recuperare risorse. Una Patrimoniale prima delle elezioni Europee farebbe perdere subito tantissimo consenso”.

Durante l’intervista di Fava, alla presenza di tanti sindaci e amministratori comprensoriali, si passa all’autonomia, alla questione settentrionale, all’accordo firmato col Governo assieme a Veneto ed Emilia Romagna, che dice che le competenze saranno finanziate entro cinque anni in questo modo: invarianza di bilancio, costi standard e – “particolare più interessante” ha evidenziato Maroni – compartecipazione della Regione al gettito di uno o più tributi erariali in una percentuale da definire.

Per questo il Ministro Erika Stefani, contrariamente a quanto ha annunciato, difficilmente potrà cambiare le carte in tavola, secondo Maroni. “Basti pensare al reddito di cittadinanza: a Bolzano ne beneficerebbe una famiglia di 40, in Calabria, ad esempio, 20 su 30. Questo per evidenziare che esiste eccome una questione settentrionale. Ma quello che dice Stefani, ossia la revisione dell’accordo, che verrebbe stracciato pur essendo stato firmato soltanto il 28 agosto, non ha futuro, non può verificarsi. La vedo molto dura, perché un accordo non si cambia in modo unilaterale, e in ogni caso con che faccia Luca Zaja, che quell’accordo lo ha firmato in prima persona assieme a me e Bonacini per l’Emilia Romagna, potrebbe accettare e spiegare un cambiamento in corsa così svantaggioso per la Regione Veneto per volere del proprio partito e peraltro di un Ministro veneto?”.

Giovanni Gardani

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