Cronaca

La comunione? A Sabbioneta non per conviventi e chi vive altre "situazioni discutibili"

"Prima di accostarsi alla Comunione bisogna chiedersi se si è nelle condizioni per poterlo fare per non commettere un sacrilegio: per non lasciare comunque nessuno denutrito dell’amore di Dio, si potrà accostarsi all’altare e ricevere la benedizione".

SABBIONETA – La comunione durante la Messa? Non per i conviventi non ancora uniti dal matrimonio. E’ questa la decisione, destinata a fare discutere, presa dal parroco di Sabbioneta don Samuele Riva, sacerdote noto nel comprensorio anche per la profonda cultura e non nuovo, al contempo, a queste decisioni che spesso hanno diviso la comunità di Sabbioneta.

In buona sostanza, durante le messe domenicali a partire dal prossimo 10 marzo, a Sabbioneta, chi si accosterà alla comunione al momento della somministrazione dell’Eucarestia, qualora sia convivente e non sposato, sarà chiamato a incrociare le mani sul petto, con un codice che il parroco subito comprenderà. Al posto della comunione, ecco a quel punto una benedizione particolare. Ma il nuovo codice introdotto a Sabbioneta, per il quale vi è stata la condivisone di don Riva con tutti i sacerdoti della comunità pastorale – che comprende Sabbioneta e le sue frazioni di Breda Cisoni, Ponteterra, Vigoreto e Villa Pasquali – riguarda anche la possibilità di ricevere il solo corpo di Cristo, ossia l’ostia consacrata, oppure il corpo e sangue di Cristo, ossia l’ostia intinta nel vino.

La notizia, riportata dalla Gazzetta di Mantova, viene ripresa direttamente dal giornalino parrocchiale, che è entrato nelle case della Piccola Atene in questi giorni di avvicinamento alla Quaresima – che inizia ufficialmente oggi, Mercoledì delle Ceneri – e che precisa queste disposizioni da parte del parroco. Nello stesso scritto di parla “di persone che mancano regolarmente alla messa festiva per lunghi o brevi periodi e che si accostano alla comunione senza confessarsi commettendo un grave peccato, di persone in palese rottura di comunione con gli altri e che stanno vivendo gravi conflitti con altre persone, di persone che vivono situazioni morali discutibili come la convivenza o che vivono difficoltà familiari e che si accostano con naturalezza all’Eucarestia”.

Sì, anche la convivenza rientra dunque in questa particolare condizione di “corruzione dell’anima”, che vieterebbe appunto di poter ricevere l’Eucarestia. Una scelta che fa discutere in sé, come visto, ma anche per il fatto di dover rivelare, mediante le braccia incrociate, la propria condizione pubblicamente. “Prima di accostarsi alla Comunione bisogna chiedersi se si è nelle condizioni per poterlo fare per non commettere un sacrilegio: per non lasciare comunque nessuno denutrito dell’amore di Dio, si potrà accostarsi all’altare e ricevere la benedizione. Non si deve fare nulla né dire nulla: basta incrociare le braccia. Nessuno deve permettersi di giudicare e tantomeno di commentare” commenta sempre don Riva nel giornalino parrocchiale. Una visione criticata dai progressisti, perché sarebbe peraltro in contrasto con le apertura dell’Amoris Laetitia, l’esortazione apostolica di Papa Francesco legata proprio all’amore nella famiglia.

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