Cronaca

Il cippo del soldato di Torre, caduto in prigionia nel 1918 e che riposa a Breslavia

Carlo (di Antonio) Bardelli era nato, come si legge, il 12 agosto 1886. Una ricerca storica ha poi consentito di scoprire che la sua provenienza era proprio Torre dè Picenardi.

TORRE DE’ PICENARDI – Da un lato una lettera, dall’altro un cippo commemorativo. In mezzo, avvinte dal minimo comune denominatore della Prima Guerra Mondiale, due storie che portano entrambe a Torre dè Picenardi. Nel comune casalasco venne ritrovata, lo scorso ottobre, la lettera del soldato Paolo Caraffini; nello stesso paese viveva invece Carlo Bardelli, soldato dell’89° Reggimento Fanteria, morto il 20 novembre 1918, a guerra praticamente finita ma in prigionia per malattia.

A ritrovare la lapide, o il cippo commemorativo che dir si voglia, un cittadino di Torre che ha poi ricostruito la storia di Carlo Bardelli, correggendo anche l’errore ortografico contenuto nella stele: sta scritto Carlo Barnelli, infatti, tutto a causa della nazionalità e dunque della diversa lingua del seppellitori, che erano tedeschi. La lapide si trova nel Cimitero Italiano dedicato ai Caduti della Prima Guerra Mondiale a Breslavia, in Polonia. Meno conosciuto di quello di Varsavia, ma comunque uno dei Sacrari riservati proprio alla memoria e ai resti dei militari italiani caduti al fronte. Carlo (di Antonio) Bardelli era nato, come si legge, il 12 agosto 1886. Una ricerca storica ha poi consentito di scoprire che la sua provenienza era proprio Torre dè Picenardi.

La richiesta giunta ora ai media è di divulgare la fotografia del cippo commemorativo all’interno del Cimitero Italiano di Breslavia per mettere a conoscenza eventuali parenti e discendenti, qualora gli stessi non sappiano dell’esistenza della tomba del caduto. Lo stesso, infatti, laddove venisse riconosciuto un legame di parentela stretto con qualche torrigiano (e non solo) vivente, potrebbe essere celebrato e commemorato con tutti gli onori proprio a Torre dè Picenardi. Un’altra storia di guerra, di giovani morti al fronte, in questo caso in prigionia, per un calderone che, anche ora che il Centenario dalla fine del conflitto bellico è passato, continua a riservare storie, sorprese e memorie.

G.G.

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