Casalmaggiore: Guareschi, verso il secolo di storia. Paolo Bocchi racconta, da nonno Ciro a Cristina
“Nel negozio Guareschi, fondato da nonno Ciro, ci andavo da bambino ed è diventato il mio lavoro, un lavoro che ho amato subito, quasi per osmosi, un lavoro che mi ha fatto crescere come uomo e professionalmente. Mi piace il contatto con le persone"

CASALMAGGIORE – Guareschi, lo storico negozio di abbigliamento, sito in piazza Garibaldi al civico 19, ha un iter lungo alle spalle, un percorso che iniziò 94 anni fa, quando Ciro Guareschi, a soli 15 anni, aprì sotto il comune la sua bottega di stoffe e tessuti, era il 1925.
La famiglia aveva già una attività simile a Sissa e Ciro, ogni giorno, si recava a Casalmaggiore in bicicletta, per strade sterrate, ad aprire la sua bottega, alla quale dedicò tutta la vita; poiché spesso per il ciclo-pendolare Ciro era piuttosto dura rientrare a casa la sera stanco e in bicicletta, dopo alcuni anni, decise di fermarsi in città presso l’albergo Colombina. Gli affari andavano molto bene, qualità, giusto prezzo, cura e cortesia portarono sempre più clienti ad acquistare tessuti, biancheria per la casa e la famigerata dote che tutte le spose dovevano avere al momento del matrimonio.
La famiglia decise così di aprire un terzo negozio in Piazza Garibaldi a Parma. Nel ‘35 Ciro sposa Egle che lavorerà con lui per molti anni, e vengono assunti due commessi, Tino Fadani e Cesare Carboni, che a parte una pausa durante la guerra, rimasero per ben 40 anni. Mentre questi ultimi erano a combattere e in attesa che tornassero, fu assunto, a soli 10 anni, Angiolino Fochi, oggi commerciante ambulante di Sabbioneta, che ancora ricorda quegli anni con nostalgia.
Il negozio Guareschi sopravvisse, non senza difficoltà, alla guerra e negli anni ‘50 fu aperto un quarto negozio, anche questo a Parma in via Mazzini, chiamato “Parma Elegante” che trattava tessuti di alta qualità per abiti da uomo. Ciro si occupò sempre del negozio di Casalamaggiore, da lui si servivano le sarte e i sarti più prestigiosi del periodo quali Longatti, Zanetti, Romanetti, Sottili, per citarne alcuni, fino a quando, nel ’57 fu acquistato palazzo Somenzi, in piazza dove tutt’ora si trova il negozio.
Gli anni passavano e la moda, le abitudini e i gusti cambiavano. Ciro, attento e scrupoloso, si adeguò ai tempi ed inserì, accanto ai tessuti, le confezioni portando sulla nostra piazza brands come Facis, Lebole, Cori, Vestebene. Il boom economico degli anni ’60 rese necessario inserire altri collaboratori e così fu assunto Ivan Goi, che rimase per 40 anni, e la moglie Ileana Azzoni che vi prestò servizio per 20 anni.
Ciro viene descritto dai famigliari, come un uomo, abitudinario, preciso, metodico, instancabile, onesto e di buon cuore, tanto è vero che era sempre pronto a chiudere un occhio quando un cliente aveva bisogno di dilazionare il pagamento concedendo spesso anche tempi lunghi per estinguere la somma. Anno dopo anno fanno capolino gli anni ’60/’70, la moda subisce un forte cambiamento, soprattutto per i giovani: arrivano i jeans, le minigonne, i cappotti over, i pantaloni a zampa e Guareschi era l’unico in città ad avere, per i ragazzi, i mitici Wrangler e Levi’s che allora spopolavano, ma non mancanvano Max Mara e Jenni per le signore che all’eleganza non volevano rinunciare.
Gli anni ’80 portano una ulteriore svolta e vedono l’ingresso in negozio del nipote di Ciro, Paolo Bocchi, che a tutt’oggi ne è il gestore. Paolo si dimostra da subito attento alle esigenze di mercato così come all’immagine, compra una parte adiacente ed attua un restyling generale rendendo l’ambiente ancor più bello, accogliente e di classe.
“Per me, dopo il liceo, subentrare nell’attività fu del tutto naturale in quanto praticamente ci sono nato. Mi piace il mio lavoro, credo di avere ereditato la passione e la mission del nonno; prestiamo molta attenzione alle tendenze del momento, al rapporto qualità/prezzo, cerchiamo di consigliare il cliente, di servirlo con cura, cortesia ed attenzione. Non mi sono mai imbarcato nelle grandi firme perché c’è troppa sproporzione tra l’effettivo valore del capo e il prezzo di vendita, a noi interessa solo che il cliente porti a casa un abito, una camicia, un pantalone ovviamente di qualità ma pagato il giusto, ci preme che sia soddisfatto. Cerchiamo di fornire più servizi possibile, abbiamo inserito le calzature e forniamo possibilità di realizzare capi personalizzati e su misura”
Paolo spesso parla in prima persona plurale e quando gli chiedo perché risponde con naturalezza: “Perché io qui non sono solo, come non lo fu il nonno, abbiamo avuto collaboratori bravi e devoti a cui dobbiamo molto, alcuni dei quali sono rimasti con noi per ben 40 anni. Abbiamo sempre creduto nel lavoro di squadra, e anche io considero preziosa la loro collaborazione.”
Che la collaborazione per Paolo sia importante, lo dimostra anche la recente scelta di riaprire, dopo qualche anno che non veniva più trattata, la sezione donna, avvalendosi di Cristina Copelli a cui ha dato in gestione questo nuovo angolo del negozio. Con Cristina in realtà non lavora da oggi, si sono sempre aiutati, quando anche lei aveva il negozio con collezioni donna dall’altra parte della piazza, nell’organizzare eventi e sfilate ingaggiando modelli/e di casa nostra. Nonno Ciro e Paolo fanno in tempo a lavorare insieme qualche anno anche se le condizioni di salute di Ciro non sono più delle migliori, ed è evidente che, dello storico rigore ed innata serietà del nonno, Paolo ne assorbe assai.
“Nel negozio Guareschi, fondato da nonno Ciro, ci andavo da bambino ed è diventato il mio lavoro, un lavoro che ho amato subito, quasi per osmosi, un lavoro che mi ha fatto crescere come uomo e professionalmente. Mi piace il contatto con le persone, non solo quelle che vengono in negozio, ma anche quelle che, grazie alla strategica posizione, vedo passare, o con le quali mi fermo davanti al listone a fare due chiacchiere. Questo mi permette anche di cogliere i malumori, di apprendere di cosa la gente non è contenta. Sono tempi duri questi ed è assolutamente necessario reinventarsi ed escogitare cose non solo utili alla vendita, ma utili al paese. Credo fortemente che le botteghe, i negozi siano un valore unico perché danno vita ai rioni, alle vie, perché lì la gente si incontra, chiacchiera e trova un ambiente caldo e familiare contrapposto a quello freddo e anonimo dei centri commerciali. Il bottegaio, come lo si definiva una volta, era ed è tutt’ora il cuore pulsante attorno a cui gravita un paese. Per questa ragione mi sto occupando della riqualificazione del mercato che negli ultimi anni ha subito un pauroso calo, perché se attorno alle attività commerciali c’è degrado tutto ne risente, persino l’aria che si respira. Ecco cosa vuol dire per me reinventarsi: buoni prodotti, giusti prezzi, cortesia e ambiente circostante bello ed accogliente affinché il cittadino non venga nella tal via o nella tal piazza, di corsa, solo per acquistare una maglia o un pantalone, ma anche per sostare, passeggiare, trovarsi dopo lo shopping. Se i commercianti offrono un buon servizio e le vie, le piazze, le case, i mercati rionali tornano ad essere oltre che belli, piacevoli luoghi d’incontro … penso gliela si possa fare”.
Giovanna Anversa