Cronaca

"Ciao campione", San Giovanni saluta Roberto Vergine: amico di tutti, follemente innamorato del ciclismo

Nel 2004, tornando (in bicicletta) da una gara ciclistica a Cremona, si era rotto le anche e aveva dovuto definitivamente smettere di pensare alle corse. Non aveva però mai smesso di amare e pensare al ciclismo. E non era mai stato solo.

SAN GIOVANNI IN CROCE – Roberto Luigi Vergine è tornato a pedalare, su strade diverse, parallele a quelle che da giovane lo avevano visto promessa del ciclismo e – più avanti con gli anni – appassionato della due ruote. Si è spento all’età di 71 anni (ne avrebbe compiuti 72 ad agosto) uno degli storici personaggi che San Giovanni in Croce aveva adottato sin dal maggio del 1972, quando era arrivato ad occupare una stanza della struttura della Fondazione Aragona, ad appena 25 anni.

Roberto Luigi Vergine era nato a Cassano Magnago (Varese) il 3 agosto del 1947. Aveva abitato con la famiglia ad Oggiona, il papà Dante Edmondo Vergine operaio alla Isotta Fraschini (che produceva armi durante la guerra) e la mamma Anna Coerezza, anche lei operaia presso un calzificio. Carattere ribelle, era stato il papà a farlo appassionare alla bicicletta. Aveva corso negli esordienti, negli allievi e nei dilettanti con il Gruppo Ciclistico Cavariese ma poi – causa malattia – aveva dovuto interrompere temporaneamente l’attività “Sono sicuro – si legge nella autobiografia narrativa a cura di Maria Ceciclia Biacchi – che sarei potuto diventare un campione, almeno così diceva mio padre. La cosa più bella era che lui mi stesse a guardare quando andavo sul palco a ritirare i premi. Perciò il mio unico pensiero era vincere”.

Nel 1959 – quando aveva solo 12 anni – aveva perso la mamma per un tumore. “Il giorno che mia mamma è morta eravamo dalla zia, l’ospedale ha telefonato e ci ha dato la brutta notizia. Ero disperato, continuavo a piangere… il giorno prima mia mamma mi aveva salutato raccomandandomi di fare il bravo, di voler bene a papà e di occuparmi di lui. E così ho fatto”. Da lì il trasferimento a Milano. A 15 anni, visto che il padre era spesso assente per lavoro, era entrato in collegio. Marchirolo, Cesano Boscone, Cocchio Sant’Andrea e Gallarate, Gavirate. Fu un periodo difficile per lui. Poco dopo che il padre poté riprenderlo con se si ammalò e fu costretto ad entrare in sanatorio. Roberto Luigi Vergine lo seguiva in ogni istituto. Nel 1967 padre e figlio arrivarono a Cingia De Botti, dove furono ricoverati presso Villa Serena. Roberto aveva 20 anni, il padre 60.

Dante Edmondo Vergine, il fisico debilitato dalla malattia, morì l’anno dopo, nel 1968. “Era morto una mattina all’alba, mi sentivo perso, non avevo più nessuno”. Fu lo zio Bruno – che aveva un ristorante a Tradate – a prendersi cura di lui, ma quando morì Roberto Luigi tornò a Cingia De Botti. Poco più che ventenne, in mezzo a tanti anziani ed ammalati. Qualche anno a Cingia e poi il definitivo trasferimento all’Aragona a San Giovanni in Croce.

Qui ha vissuto sino al giorno della morte. Grazie a Don Mauro Felizzietti che lo aveva coinvolto nelle attività, aveva riabbracciato la passione per la bicicletta. Era stato proprio don Mauro a farlo organizzatore di eventi ciclistici. Era giudice, dirigente di corsa ed organizzatore, recuperava i premi gara nelle ditte locali. Sempre grazie a don Mauro aveva ripreso a studiare nella scuola di San Giovanni in Croce. Lo steso parroco lo aiutava nei compiti al pomeriggio. Poi don Mauro fu trasferito. Roberto Luigi aveva ripreso anche ad andare in bicicletta. Con l’arrivo di don Natalino a San Giovanni divenne chirichetto. “Per molti anni ho aiutato don Natalino a celebrare i funerali dei pazienti… il più delle volte si trattava di persone sole. Quando morivano al funerale non partecipava nessuno e così io mi aggregavo al don per seguire il feretro che dalla chiesa andava al cimitero. Eravamo solo io e lui. Mi capitava di pensare che era proprio triste morire senza nessun amico vicino”.

Nel 2004, tornando (in bicicletta) da una gara ciclistica a Cremona, si era rotto le anche e aveva dovuto definitivamente smettere di pensare alle corse. Non aveva però mai smesso di amare e pensare al ciclismo. E non era mai stato solo: a San Giovanni sono stati davvero tanti a volergli bene. Lo ricorda tra gli altri anche la società di calcio Fc Psg, con un post su Facebook: “Il Presidente unitamente al consiglio, ai dirigenti, ai tecnici, agli atleti, ai genitori e tutti i tifosi del PSG partecipa al dolore dell’intera comunità di San Giovanni in Croce per la perdita del caro Roberto Luigi Vergine, amico del Sport, conoscitore profondo del ciclismo, vicino al calcio locale. Possa trovare la pace nel riposo eterno”. “Ciao Campione”, lo saluta invece Vittorio Ceresini, ex sindaco di San Giovanni in Croce e anche presidente della Fondazione Aragona, dunque doppiamente legato a Roberto Luigi.

N.C. & G.G.

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