Cronaca

Caso Zani, la difesa di Gianfranco: "Manca la prova regina". Verrà chiesta una nuova autopsia

Stando alla ricostruzione dell’avvocato e dell’investigatore, qualche tassello della ricostruzione del delitto andrebbe rivisto. Marco era seduto sul davanzale e dunque poteva facilmente aprire la finestra, almeno secondo la difesa di Zani.

SABBIONETA – Proseguono le indagini in vista del processo a Gianfranco Zani, il 54 originario di Casalmaggiore accusato di avere dato fuoco alla casa di Ponteterra nel rogo che ha poi portato alla morte per asfissia del figlio di 11 anni Marco. L’avvocato Laura Ferraboschi di Parma, che difende Zani (il processo inizierà il 7 novembre in Corte d’Assise), ha ispezionato i luoghi del delitto, scortata dai Carabinieri di Viadana e Sabbioneta. Con lei, come riporta “La Gazzetta di Mantova”, vi era pure l’investigatore privato Dante Davalli.

Stando alla ricostruzione dell’avvocato e dell’investigatore, qualche tassello della ricostruzione del delitto andrebbe rivisto. Marco era seduto sul davanzale della sua cameretta e dunque poteva facilmente aprire la finestra, almeno secondo la difesa di Zani. Perché dunque non è scappato o non ha cercato un po’ d’aria? Cosa è accaduto in quei frangenti drammatici? Un particolare confermato dai rilievi dei Vigili del Fuoco. Il bambino, sempre secondo la difesa, si stava nascondendo dal padre perché, stando alla ricostruzione dell’avvocato Ferraboschi, il padre di Marco avrebbe potuto denunciare la madre per abbandono di minore, nel caso in cui avesse trovato l’11enne da solo in casa. Al momento dell’incendio, infatti, la madre era andata a prendere l’altro figlio maggiore nel vicino oratorio di Ponteterra. E’ ormai passato quasi un anno dal fatto (accaduto il 22 novembre) e l’avvocato sostiene che manchi ancora la prova regina della colpevolezza di Zani: per questo la difesa avrebbe chiesto anche di rifare l’autopsia sul corpo di Marco, chiedendo nel mentre per Gianfranco Zani gli arresti domiciliari.

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