Chiude 'La Tavernetta'. Un'altra vittima della burocrazia e della fiscalità di stato
La famiglia Castoldi aveva rilevato il locale nel 1983, 37 anni fa. Da qualche anno il locale era passato alla gestione dei figli, Raphael e Sylvia, che avevano affrontato quel passaggio con ottimismo, convinti di potercela fare
CASALBELLOTTO – Grandi quadri, con cornici importanti e paesaggi dall’infinita poesia, e fascino. Sono stati realizzati tutti da Gianni Castoldi nel corso degli anni. Gianni è un’artista eclettico, oltre a dipingere le tele ha lavorato con maestria anche alle cornici, completamente autoprodotte. Quei ‘limiti’ in legno che circondano le tele sono opere d’arte nell’opera d’arte. Gianni è un’artista vero anche se nessuno – a livello ufficiale – glielo ha mai riconosciuto. E’ un po’ il destino di questa terra irriconoscente, Casalmaggiore non ha quasi mai avuto a genio i suoi artisti, autoctoni o importati, soprattutto se legati alla tradizione e soprattutto se non avezzi alla promozione di se stessi e – salvo rare eccezioni – soprattutto se in vita. Si meriterebbe davvero un’esposizione di quelle importanti, in città, come l’avrebbe meritata Zangiacomi, o come l’avrebbe meritata Morvay. Gianni è un poeta, anche se dal luglio di quest’anno, è poeta con gli occhi e la voce che non nascondono un’emozione pesante da portarsi addosso. Si percepisce la profonda tristezza che gli bagna gli occhi, quando ricorda la moglie, Cristiana Rangoni, morta in seguito ad un malore il 12 luglio di quest’anno.
Era lei, lo si capisce dagli sguardi e dalle parole, il motore delle cose. Dell’arte, di quell’arte così personale che ricorda, in certi passaggi il paesaggismo dei geni della pittura italiana e dell’attività di un locale, La Tavernetta, che nella notte tra il 31 dicembre e il 1° gennaio prossimo chiuderà definitivamente i battenti. La storia e la poesia di un locale in cui sono passati in tanti si fermerà, il prossimo primo gennaio. Dopo l’ultima festa, quella della notte di San Silvestro, da trascorrere insieme a chi ‘La Tavernetta’ di Casalbellotto ha avuto modo di amarla davvero.
La famiglia Castoldi aveva rilevato il locale nel 1983, 37 anni fa. Da qualche anno il locale era passato alla gestione dei figli, Raphael e Sylvia, che avevano affrontato quel passaggio con ottimismo, convinti di potercela fare. Non avevano fatto i conti però col Leviatano, con la burocrazia, con quel sottobosco putrescente di norme fiscali, di regole che variano di anno in anno, di controlli e multe per inezie. Un gigante – lo stato – che ha divorato il loro entusiasmo e la voglia di andare avanti.
“A fine mese – spiega Raphael – chiuderemo definitivamente. Tra tasse, leggi che variano, fatturazione elettronica è impossibile pensare di andare avanti. Ti accorgi che continui a lavorare e alla fine non riesci a mettere da parte nulla, perché buona parte del tuo guadagno se lo prende lo stato e non riesci a stare dietro a tutto perché orientarsi nelle normative è diventato difficilissimo”. L’ultima mazzata alle speranze l’ha data la fatturazione elettronica. “Io ho fatto studi informatici, per cui un po’ ne capisco, ma la gestione è diventata impossibile. Appena hai appreso ad utilizzare un programma, cambiano le regole e con l’anno nuovo cambieranno ancora. Devo perdere – per me che mi occupo della ristorazione – un sacco di tempo davanti ad un computer. O a studiarmi norme che poi, per bene che possa applicarle, trovano sempre qualcuno che le contesti. E succede che lo stato non ti dica ‘questa cosa qui deve essere fatta in questa maniera’. Arrivano, ti controllano, ti multano per delle cose minimali e poi ti obbligano ad una ulteriore spesa per stare nei parametri che però di tanto in tanto variano”.
Un sistema pazzesco che spegne ogni tipo di entusiasmo. “Non so che ne sarà di tutto questo – prosegue Raphael – forse diverrà in parte una galleria d’arte dove conserverò le opere di mio padre e dove mi piacerebbe far esporre altri artisti o magari, se qualcuno se la sentirà, la prima parte del locale potrebbe restare bar, o qualcosa di simile. Non so, so solo che chiuderemo”. E’ appena finito il servizio del mezzogiorno. Uno degli ultimi mezzogiorni de ‘La Tavernetta’.
“Volevo ringraziare i tanti clienti che in questi anni sono venuti qui da noi, i tanti che ancora ci sono vicini. Colgo l’occasione per farlo con un articolo. Abbiamo sempre avuto con i clienti un ottimo rapporto, chi è venuto qui si è affezionato alla cucina”. E si è affezionato alle persone, all’atmosfera legata così intimamente al passato a quell’aria da ‘900 che il locale ancora conserva. Un vero peccato. Un’altra – ta le tante ormai – vittima della fiscalità e della burocrazia. Dell’impossibilità di una piccola impresa ‘storica’, in uno stato che poco crea ed enormi risorse sa distruggere, di guardare con fiducia al futuro.
Nazzareno Condina