Il paziente Luca Riva: dalla diagnosi della positività all'ottimo lavoro al Poma
Molte sono le parole che ruotano attorno al Coronavirus. Politici, giornalisti, esperti o pseudo tali ed ovviamente le chiacchiere da bar… No quelle no, perché si sta tutti a casa ed o bar sono chiusi! La testimonianza di chi sta vivendo sulla propria pelle questa esperienza rimane quanto di più attendibile ci possa essere per capire a pieno l’entità del virus.

Molte sono le parole che ruotano attorno al Coronavirus. Politici, giornalisti, esperti o pseudo tali ed ovviamente le chiacchiere da bar… No quelle no, perché si sta tutti a casa ed o bar sono chiusi! La testimonianza di chi sta vivendo sulla propria pelle questa esperienza rimane quanto di più attendibile ci possa essere per capire a pieno l’entità del virus.
Residente nel comune di Marcaria, 43 anni ed una giornata tipo fatta di automobili da vendere, Luca Riva il 27 febbraio entra all’ospedale Carlo Poma di Mantova dove gli viene riscontrata la positività a Covid-19.
“Ho passato 15 giorni nella struttura mantovana in cui ci sono stati momenti difficili ed il futuro appariva davvero incerto, ma per fortuna – continua – il primario di Pneumatologia, il dottor Giuseppe De Donno ed il suo staff mi hanno trattato con grande professionalità, ma soprattutto a livello umano mi hanno seguito come non avrei mai potuto immaginare. Il primario ogni sera passava per accertarsi delle mie condizioni ed è venuto a crearsi un rapporto amichevole che mi ha stupito in modo positivo”.
Oggi il paziente marcariese si trova presso l’ospedale di Asola. Giunto nella struttura dopo aver passato due settimane a Mantova, potrebbe essere dimesso tra circa una settimana, ma la particolarità del suo caso ha colpito l’attenzione.
“Sono sicuro che il momento del contagio sia da fare risalire allo scorso 8 febbraio perché andai a Codogno in una discoteca di balli latinoamericani e solo successivamente arrivarono i primi sintomi. Febbre alta (38,5° 39°, n.d.r) per circa una settimana, ma niente tosse o difficoltà respiratorie – aggiunge Riva -, in realtà sentivo un certo bruciore alle narici. Dopo due test negativi – e qui sta la particolarità – il primario di Pneumologia volle farmi una broncoscopia che risultò decisiva per capire la situazione”.
Il paziente oggi è praticamente pronto per fare rientro a casa, ma la vicenda rimarrà per molto tempo nella sua mente: “Passerò un periodo a casa sotto controllo per completare la guarigione – afferma -, ma oggi mi rendo conto che si stia ancora sottovalutando questo virus. Il messaggio che viene dato di rimanere a casa e le direttive che arrivano con le regole da seguire, vanno rispettate perché a 43 anni sono stato colpito e in alcuni momenti è stato difficile mantenere l’ottimismo”.
Alessandro Soragna