Salute

Cgil, Cisl e Uil al fianco di Arsac: 'Servono subito 10mila mascherine'

"Rivolgiamo infine un ulteriore e accorato appello ai Sindaci del territorio, in particolare nei comuni dove risiedono le RSA, affinché si mobilitino per spingere Regione Lombardia e ATS ad intervenire tempestivamente a tutela dei dipendenti e degli ospiti delle Rsa della provincia”.

Le Segreterie Provinciali di CGIL, CISL e UIL sono al fianco della denuncia fatta da Arsac, l’associazione delle case di riposo della provincia, sulla “situazione insostenibile che si è venuta a creare nelle RSA della provincia con l’aggravarsi del contagio da Coronavirus. Da giorni  – si legge in una nota congiunta – sono terminati i dispositivi di protezione individuale primari, in particolar modo le mascherine protettive FFP2-3 (ne  servono almeno 10.000); molte defezioni del personale sanitario stanno compromettendo le normali attività di tutela nei confronti dei 4000 ospiti nelle 30 strutture; i 4300 dipendenti stanno, da settimane, affrontando turnazioni che mettono a dura prova le condizioni di salute degli operatori stessi. La situazione sta diventando insostenibile, è necessario un intervento forte e rapido di ATS e di Regione Lombardia, affinché chi  lavora in Rsa sia garantito e tutelato quotidianamente da questa devastante epidemia. Rivolgiamo infine un ulteriore e accorato appello ai Sindaci del territorio, in particolare nei comuni dove risiedono le RSA, affinché si mobilitino per spingere Regione Lombardia e ATS ad intervenire tempestivamente a tutela dei dipendenti e degli ospiti delle Rsa della provincia”.

Un grido di dolore lanciato anche dal presidente della più grande delle Rsa e Rsd (disabili) della provincia, Giovanni Scotti di Fondazione Sospiro: “Se, come ormai viene definita, si sta combattendo una battaglia, al centro dello schieramento a combattere ci sono certamente gli ospedali, con gli ammirevoli esempi di sacrificio di medici ed infermieri che mai abbastanza potremo ringraziare, ma alle ali dello schieramento ci sono le RSA e le RSD, i cui medici, infermieri, educatori, ausiliari combattono in modo altrettanto sofferto e impegnativo a difesa dei nostri anziani e disabili. Desidero affermarlo fortemente: anche i nostri operatori fanno parte del fronte di resistenza all’epidemia, pur senza essere sotto i riflettori dell’attenzione. Anzi, tanto più essi riusciranno a gestire le situazioni all’interno delle nostre strutture, tanto più sarà alleggerito il compito di quanti operano negli ospedali. Non solo, nei prossimi giorni, probabilmente, alcune RSA e RSD potranno dare sollievo anche ai presidi ospedalieri già allo stremo, dimostrando ancora una volta di essere dei punti di eccellenza della realtà cremonese per la professionalità e la competenza.

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